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Servo di Dio mons Pietro Margini: i santi come luci di speranza

Don Andrea Pattuelli, Postulatore nel processo di beatificazione e canonizzazione di don Pietro Margini, ci parla del suo rapporto con il servo di Dio

 

I santi luci di speranza

L’8 gennaio scorso ho condiviso alcuni momenti con le classi III, IV, V superiore del Liceo San Gregorio magno, alternandomi con altri ospiti. Mi sono presentato come Postulatore nel processo di beatificazione e canonizzazione di don Pietro Margini, ovvero colui che, con l’aiuto di molti, ha il compito di proporre alla Chiesa le prove della santità del Servo di Dio, affinché tale santità sia riconosciuta dal Papa.

Abbiamo cercato di capire insieme che cosa rende santo un Santo e scoperto come questo possa avvenire grazie all’eroicità delle virtù (specialmente di fede, speranza e carità). Dal pensiero di S. Tommaso d’Aquino, abbiamo ricavato che la virtù cristiana per dirsi eroica “deve essere compiuta speditamente, prontamente e piacevolmente sopra il comune modo”, pertanto, “non nella cose straordinarie consiste la santità, ma nelle cose comuni non comunemente adempite” (Bendetto XV). In pratica, si tratta di compiere il proprio ordinario straordinariamente.

Ho raccontato del mio rapporto con il Servo di Dio, senza averlo conosciuto; di come dalle testimonianze, dalle foto e dal suono della sua stessa voce, degli audio registrati, sia stato fin da subito colpito come il tratto umano del sacerdote fosse davvero bello, potrei dire luminoso; e come questo si riflettesse su tutta la sua persona. Fin dai primi anni di sacerdozio una malattia lo ha segnato nella deambulazione; eppure, alcuni raccontano come bastasse vederlo camminare per sentirsi più buoni, più felici. Il suo stesso viso, la voce, seppur flebile e roca negli ultimi tempi, testimoniavano di essere accesi.

il tratto umano del sacerdote fosse davvero bello, potrei dire luminoso; e come questo si riflettesse su tutta la sua persona. (…) alcuni raccontano come bastasse vederlo camminare per sentirsi più buoni, più felici. Il suo stesso viso, la voce, seppur flebile e roca negli ultimi tempi, testimoniavano di essere accesi.

Don Pietro è stato un uomo che ha lasciato lavorare la grazia di Dio dentro di sé, nelle ore notturne di studio e di preghiera, e a servizio della gente, con grande pazienza, fiducia e compassione; si è fatto parola che disseta e genera, comunitariamente vivendo.

“Tutti i modelli di santità che la storia conosce sono riconducibili a tre tipi che hanno in sé un immenso valore: 1) l’effusione del sangue, come prova suprema di amicizia; 2) la carità eroica, come vincolo in cui si edifica la Chiesa, e come diaconia che si apre a tutte le necessità dei fratelli; 3) la vita verginale, come prodigio dello Spirito nella debolezza della natura umana” (Semeraro, I santi pellegrini di speranza, 2024).

Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente; sono esse luci di speranza. “Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano la luce traendola dalla sua” (Spe salvi, n. 49).

Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente; sono esse luci di speranza. “Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano la luce traendola dalla sua” (Spe salvi, n. 49).

don Andrea Pattuelli

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