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Quale uomo nell’età bio-tech?: confronto tra esperti nella casa di formazione “Ecce Mater”

Domenica 6 maggio la Casa di Formazione Ecce Mater ha ospitato un confronto tra amici dal tema: quale uomo nell’età bio-tech? La giornata è nata dalla combinazione di tre ingredienti: un interesse comune, degli amici che si interrogano, un ambiente che supporta. Dai dialoghi degli ultimi mesi, lo studio insieme e la vita comunitaria si è posta la domanda: cosa impatterà di più la vita dell’uomo? Le scoperte biologiche e tecnologiche condizionano, già ora, il nostro essere uomini. Chiacchierando con alcuni amici, ci si è resi conto che molti tra noi (universitari, giovani lavoratori) hanno le competenze per abbozzare l’orizzonte di fondo in cui ci si sta muovendo. Ecco l’idea di metterle in rete per spiegare cosa sta accadendo e impiegare, così, mente e cuore a servizio della realtà. Il pomeriggio era organizzato in tre moduli: tecnologia, biologia e le “reazioni” di filosofia, diritto e teologia. Ogni relatore curava 15’ di intervento.

Il primo modulo verteva sulla tecnologia. L’ingegnere informatico Stefano Volponi ha descritto l’A.I. (Intelligenza artificiale) come qualsiasi tecnica che permetta ai computer di imitare il comportamento umano, esplorando anche il machine learning e deep learning fino a descrivere le reti neurali. Esposto l’esperimento di Turing e quello di Searle (stanza cinese) ha evidenziato come l’elaborazione sintattica di un messaggio, non implichi necessariamente la sua comprensione semantica. L’ingegnere elettronico Filippo Manghi guardando agli algoritmi, modelli matematici e strumenti statistici ha esposto le applicazioni dell’A.I. in particolare nel settore medicale (HAR – human active recognition), sportivo, astronomico (planet hunting) e naturalmente militare. L’ingegnere dell’automazione Paolo Goldoni ha raccontato la sua esperienza di industria 4.0 in una nota impresa del comparto ceramico: si pensi che la linea di smalteria grazie all’interconnessione e alla sensoristica porta a una maggiore accuratezza del sistema, efficienza produttiva, taglio degli sprechi (ma anche alla riduzione degli operatori).

Il secondo modulo si occupava della biologia. Lorenzo Mentil, biologo presso l’Università di Roma 3, arrivando dalla Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo (Olgiata – Cerquetta), si è cimentato sulla definizione di specie (semi-specie, specie sorelle e super-specie), mostrando quanto sia vasta la biodiversità e quanto l’approccio molecolare abbia permesso una maggiore accuratezza nella tassonomia. Per la prima volta nella storia, l’uomo pare oggi capace non solo di selezionare naturalmente caratteristiche di una specie, ma di agire direttamente sul genoma. Francesca Catellani, biologia molecolare, ha chiarito le tecniche di ingegneria genetica che sono utilizzate nel gene editing con un focus sulla Crispr- Cas9, descritta come il “chirurgo del DNA” e la sua capacità di modificare geni o di eliminare parti specifiche del genoma. Infine ha raccontato la sua esperienza diretta in laboratorio sul gene RUNX2 nei carcinomi mammari e della tiroide.

Dopo una fotografia sullo stato dell’arte nella scienza – e dopo un vivace coffee break – si chiedeva ad alcuni professori di dar voce alla loro disciplina. Secondo il prof. Gian Pietro Soliani, docente di etica filosofica e filosofia dell’essere presso lo STI – Studio Teologico Interdiocesano, l’A.I. pone la questione sulla conoscenza; in particolare possono esserci infiniti indeterminati, ma la trascendentalità del pensiero è propria dell’uomo. La vera domanda sta nell’individuare la singolarità umana: è l’ambito della auto-coscienza? In tutto questo occorre mettere in guardia da una crescente tentazione gnostica, cioè il rifiuto del limite. Infine ha sottolineato che un mondo senza lavoro è disumano, pertanto occorrerà pensare alle iterazioni uomo-macchina, rivedere le mansioni, ma non si può espungere il lavoro dall’agenda umana.

Il prof. Massimo Donini, ordinario di diritto penale presso l’Università di Modena e Reggio, constata che de facto siamo tutti “macchine potenziate”, perché basta un qualsiasi telefono per accedere a una mole enorme di dati. Tuttavia ciò non rende più agevole il passaggio dall’essere al dover essere, dal momento positivo a quello deliberativo. Inoltre la specializzazione della conoscenza dà sempre più la parola agli esperti, ai tecnici: cresce il ruolo dell’oligarchia a discapito della democrazia. A fronte del rischio delle nuove tecnologie si hanno sempre più regole cautelari scritte, protocolli e soft law con posizioni di garanzie determinate a priori e la diminuzione del ruolo del singolo. Basta vedere che dopo qualsiasi catastrofe qualcuno è messo sotto processo, quasi che il fortuito non esista più. Ecco che a fronte di questi scenari, pur tra stranieri morali, sono necessarie mediazioni responsabili del futuro delle nuove generazioni; l’esperienza insegna che scoperta l’energia atomica se ne fa anche una bomba, al tempo stesso l’Ulisse di Dante è imperitura ammonizione.

Il prof. Daniele Moretto, preside dello STI e docente di cristologia e antropologia teologica, ha esordito la riflessione citando il Vangelo del giorno: “non vi chiamo più servi, ma amici” (Gv 15,15). L’uomo sempre più riceve le chiavi della materia e della vita ed è, quindi, sempre più spronato ad essere responsabile e maturo. La conoscenza è potere, un potere esponenziale e il Signore Gesù ci abilita a gestirla: le innovazioni e le scoperte sono occasione di bene se compiute con amore. La scienza pone delle questioni e tanto più emerge la potenza della macchina e della genetica, tanto più la singolarità dell’uomo può essere illuminata. La scienza indaga il misurabile e quantitativo, ma occorre aprisi anche al qualitativo.

La giornata si è conclusa con un dibattito e una light dinner affacciati sulla pianura. Si ringraziano i tanti partecipanti e il loro vivo interesse per le questioni. Si è convinti che il confronto multidisciplinare tra persone con conoscenze diverse sia una chiamata che oggi il Signore Gesù fa non solo ai giovani in formazione verso il sacerdozio, ma a tutti coloro che vogliono abitare e prendersi cura della realtà, impiegando mente e cuore al servizio del bene.

Matteo Tolomelli

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