Crescere nell’ amicizia, ragazzi con una passione comune!
Ho scritto le righe che seguono per raccontarvi l’esperienza stupenda che abbiamo vissuto come Movimento Ragazzi proprio nei giorni della nascita al Cielo di Umberto Roversi, che fin dall’inizio ha voluto e accompagnato con tutto il cuore questo cammino di amicizia e formazione per ragazzi.
Sabato 14 aprile siamo partiti alla volta di Soave con un pullman di trenta ragazzi. Il cuore dell’esperienza era far confluire nello stesso posto i cammini di amicizia del Movraga avviati nelle parrocchie di Reggio Emilia e Verona e partire insieme per una biciclettata che dalla provincia di Mantova ci avrebbe condotto sulle rive del lago di Garda. Don Giuseppe Zanichelli ci aveva preannunciato qualche settimana prima che da Montorio sarebbero scesi un’ottantina di ragazzi, oltre ad alcune famiglie accompagnatrici, catechisti ed educatori. Eppure quando abbiamo visto la reale entità del gruppo abbiamo sbarrato gli occhi: c’era gente ovunque, persone che urlavano, automobili cariche di biciclette, furgoni, zaini e valigie a non finire, caschetti colorati e decine e decine di giovani che si rincorrevano sull’asfalto. Le aspettative erano alte, così come il livello di responsabilità, ma noi non vedevamo l’ora di partire.
Sono stati due giorni intensi, durante i quali ragazzi di tutte le età hanno pedalato per quasi quaranta chilometri, hanno approfondito la loro amicizia e pregato insieme. L’immagine più vivida che ho impressa nella memoria è quella di questa coda interminabile di giovanissimi ciclisti, talmente lunga che ad una curva noi “chiudifila” potevamo vedere gli “aprifila” salutarci dalla parte opposta del Mincio.
Per ricompensare i ragazzi della fatica affrontata abbiamo invaso prima una pizzeria di Valeggio, poi un bar per la colazione e infine un camping a Peschiera. Non sono mancati momenti di svago tra una tappa e l’altra, chiacchierate notturne in amicizia e momenti di preghiera. Siamo stati spalleggiati da un vero e proprio team di volontari: infermieri, ciclisti esperti, educatori di supporto, fisioterapisti, autisti… decine di persone che noi dello Staff non ringrazieremo mai abbastanza.
Vorrei concludere con le parole del don nell’omelia di domenica: “Noi come Chiesa siamo il corpo di Gesù: vuol dire che dobbiamo diventare le sue mani, visto che le sue sono ferite.” Ho ripensato a tutte le mani che avevo visto in quei due giorni: mani sporche di morchia che sistemavano una catena, mani che aiutavano un amico, mani in preghiera che tracciavano il segno della croce, mani impazzite intorno ad un pallone, mani innamorate unite a quelle di una fidanzata…Un fiume di mani che sono convinto abbia rimpiazzato come si deve quelle di Dio.
Jacopo Azzimondi