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Manakara val bene una messa

Manakara val bene una messa

Mancano pochi minuti alle sei del mattino e qui a Manakara, sulla costa sud-est del Madagascar, nella grande chiesa della parrocchia del sud dedicata a Gesu’ Misericordioso,  piu’ di cento persone sono raccolte in preghiera prima della Santa Messa feriale. Molte donne, diversi bambini, pochi uomini. Il sole, sorto da mezz’ora, gia’ scalda come fosse mezzogiorno. Colpisce il clima di silenzio dei partecipanti alla messa: nessuno chiacchiera e anche i bambini, forse ancora insonnoliti, sono compostamente seduti sulle panche. La grande chiesa è stata inaugurata nel novembre 2017 anche grazie all’instancabile lavoro portato avanti da Don Giovanni Ruozi e manca di alcune finiture. Nessuna campana preannuncia l’inizio della messa, perché il campanile non c’è ancora. E’ un progetto che il giovane parroco don Luca Fornaciari coaudiuvato da Don Simone Franceschini intende realizzare entro quest’anno. Una campana posta in un angolo della sagrestia riporta impresso il nome della comunità che l’ha donata: Parrocchia di San Martino in Rio in diocesi di Reggio Emilia. Due gigantografie affisse alle colonne raffigurano il Ramosé Lucien Botovasoa, proclamato Beato lo scorso anno e molto amato dalla comunità perché nativo proprio di questa diocesi, e il seminarista Beato Rolando Rivi con talare e cappello. Alle pareti e sinistra e a destra dell’altare, due grandi immagini coloratissime di Gesu’ Misericordioso.

Il canto d’inizio, intonato da una ragazza, è cantato da tutta l’assemblea mentre entra il sacerdote preceduto da quattro chierichetti. Anche la partecipazione ai canti è di tutti, bimbi compresi. Non siamo piu’ abituati ad una partecipazione così corale alla Santa messa. Da noi, ormai, è diventato difficile anche rispondere insieme.

Le parole in malgascio pronunciate durante la celebrazione sono ovviamente incomprensibili, ma sono facili da intuire i momenti fondanti. Don Luca pronuncia una breve omelia in malgascio e sorprendono due cose: come abbia potuto imparare la lingua così in fretta poiché è qui da poco più di un anno e l’attenzione delle persone a quanto don Luca dice.

Durante la Consacrazione tutti sono rigorosamente in ginocchio, sebbene la fattura dei banchi non faciliti la posizione. Quando poi il celebrante si reca al Tabernacolo posto qualche metro a destra dell’altare, tutti lo seguono con lo sguardo e ancora si inginocchiano finchè la pisside non è posta sull’altare.

Non può sfuggire la particolare fattura del tabernacolo che appoggia su tre pietre. Non è l’unico costruito in tal modo: ve n’è uno anche lontano da qui nella cappella della Casa della Carità a Fianarantsoa. La testimonianza cristiana delle Case della Carità poggia, infatti su tre pietre: Parola di Dio, Eucarestia, Amore del Prossimo. Anche un vecchio proverbio malgascio ricorda: “ La pentola non bolle se non appoggia su tre pietre”. La Santa Messa termina dopo poco meno di un’ora e ognuno torna alle proprie occupazioni. In questo lembo di terra del Madagascar la miseria, pur evidente in gran parte della popolazione, non riesce a vincere la bellezza del paesaggio e la cordialità innata di questo popolo.

Anche se non si può dire Manakara val bene una Messa, sicuramente vale la pena di offrire un sacrificio per un bene così grande.

Mauro Garlassi

Manakara, Madagascar 21 Gennaio 2019

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