Maria ci racconta la salita e la preghiera di alcuni amici sul monte Pancherot, dove nel 2020 il Movimento Giovani ha posto una statua della Madonna, accompagnata da una lastra con le parole di affidamento a Maria di Umberto Roversi (responsabile del Movimento Giovani fino alla morte nel 2018)
“Sotto le Sue ali abbiamo trovato rifugio e i Suoi angeli ci hanno custodito in ogni passo”
Ci sono giorni in cui la “consapevolezza del giorno dopo” ti rende evidente chi è il protagonista: chi ti chiama, chi ti conduce per mano, chi tiene le fila ed infine ti accompagna, dove il tuo desiderio non osava neanche sperare e, così, ti capita di sentirti parte di un tutto, pensato prima di te eppure per te. Qualcosa di impalpabile ma così tangibile. Sono quei giorni che ti ricordi, uno per uno, e che si scalfiscono come stelle luminose nella nostra memoria, disegnando la costellazione della nostra vita. Potrei dire che la salita al Pancherot, domenica 2 ottobre, è stato per me uno di quei giorni. Mi sono sentita chiamata con alcuni amici in questo pellegrinaggio. Una preghiera ardente nel cuore, una richiesta importante, hanno accresciuto in noi il desiderio di raggiungere la vetta.
Sul Mont Pancherot che si erge nella verde Valtournenche valdostana, sopra il Lago di Cignana, in un anfiteatro naturale di particolare bellezza, nel 2020 il Movimento Giovani ha posto una statua della Madonna: alle sue spalle uno scenario alpino, noto come “Balconata del Cervino”. Sotto alla statua è stata fissata una lastra dorata con incise queste parole di affidamento a Maria del nostro caro amico Umberto Roversi nei suoi Pensieri Notturni: “Tenere caldo il cuore vicino al Signore e a Maria. Solo così tutti i nodi si sciolgono. Vi auguro di poter sempre più scoprire e vivere tra voi l’Amicizia in Cristo: quell’Amicizia strumento di conversione, quell’amicizia che fa risplendere tutti i misteri del Santo Rosario”. L’immagine diffusa in occasione dell’ordinazione e prima messa di don Francesco Ametta – che riproduce proprio questa Madonnina sul Mont Pancherot – ha reso maturo il tempo del pellegrinaggio.
Ma si sa, partire vuol dire sempre lasciare qualcosa, qualcuno. Affrontare una fatica. Mettersi in gioco in un sentiero ignoto se non per i racconti di chi c’è stato. Ed infine assumersi il rischio di raggiungere una vetta alpina in una giornata autunnale. E si sa anche questo: che certe imprese attirano amicizia. Chiamata nella chiamata. La settimana prima della data convenuta ci teniamo aggiornati sui siti affidabili della meteorologia, che preannunciano pioggia, neve persino in quote più basse del Pancherot: tutto ciò ci fa rimanere in quella vigile attesa dove il buonsenso ti porta a sfogliare frettolosamente il calendario per scegliere un’altra data ma la speranza punta con un brivido a quel 2 ottobre, festa degli angeli custodi.
C’è chi corre, chi fa avanti e indietro per sostenere, chi toglie la pietra di inciampo per chi segue dietro, chi sfida le proprie paure ingegnandosi con le risorse più appropriate: se possiamo cogliere la realtà di quanto descrive il noto scrittore D’Avenia “L’unico antidoto che abbiamo contro la morte è l’amore”, riconosco come l’unico antidoto contro la paura è l’amicizia.
E ci fidiamo, infine: perché gli amici ti sanno portare fuori di te, dove da solo non potresti andare. Come qualcuno ci ha detto: l’amico è la parte migliore di te. Mezzodì e ci troviamo tutti lì, insieme, ad ammirare dalla finestra di Cignana l’emblema della montagna: meraviglioso il Cervino, nella sua unicità, si staglia in un blu terso che riempie le narici di cielo. La cresta imponente delle Grandes Murailles si inchina con eleganza al bellissimo massiccio imbiancato del Monte Rosa.
Insieme, con gli amici di sempre, il sentiero si popola dei nostri passi, regalandoci la compagnia di una coppia di stambecchi che ci osserva imperturbabile e quasi incuriosita da questa danza scomposta verso il monte. C’è chi corre, chi fa avanti e indietro per sostenere, chi toglie la pietra di inciampo per chi segue dietro, chi sfida le proprie paure ingegnandosi con le risorse più appropriate: se possiamo cogliere la realtà di quanto descrive il noto scrittore D’Avenia “L’unico antidoto che abbiamo contro la morte è l’amore”, riconosco come l’unico antidoto contro la paura è l’amicizia.
La vetta ci attende: il monte è tutto per noi, per il nostro abbraccio orante. Sguardi complici di un desiderio intimo di affidamento si fanno preghiera. Una cattedrale di straordinaria bellezza ci ospita per celebrare insieme la messa: la volta celeste sopra il capo, lo specchio d’acqua limpida del Lago di Cignana sotto di noi, il Cervino e il massiccio del Monte Rosa e le cime di Balanselmo, i confini di questa Chiesa. La Madonna ci accoglie con la sua dolcezza, quasi a sussurrarci la gioia di esserci. Un’aquila spiega le sue piume sul nostro capo come a sollevare sulle sue ali la nostra preghiera, consegnandola alla brezza che scompiglia la veste di Don Gigi verso l’Infinito.
Siamo stati condotti fino a qui, gli angeli custodi hanno guidato i nostri passi, dispensandoci da ogni pietra di inciampo, per un piccolo anticipo di Paradiso. Come “servi inutili” abbiamo gustato la presenza dei nostri amici del cielo e della terra. Come una nidiata abbiamo pigolato la nostra fame e siamo stati saziati da quella Presenza. Come figli ci siamo ancorati alla roccia di un Padre che ci ha chiamato per nome e ci siamo lasciati amare.
Sono così profondamente grata alla protagonista di questa giornata, la divina Provvidenza.
Maria Pagano
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