“Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.
Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini”.
(Natalia Ginzburg)
Venerdì Santo: il giorno che vorremmo saltare a piè pari per volare dritti a sabato notte. Eppure, il cammino di Gesù verso il Calvario è il cammino di ciascuno di noi: è un itinerario ricco di incontri. Simone di Cirene, a cui viene chiesto di aprire il cuore e di intrecciare il suo destino con quello di un estraneo; Veronica, che cerca insistentemente il volto dell’amico in mezzo alla folla…
Lasciamoci condurre su questo percorso insieme alla parrocchia di Roma, che una sera si è riunita nel parco di fronte alla Chiesa dei santi Pietro e Paolo per assistere alla Via Crucis.
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