di Francesco Ametta
È già passato un mese, tornare in Italia senza la possibilità di incontrare le persone care e raccontare le tante grazie che il Signore mi ha donato in terra malgascia è faticoso, ma accolgo questo silenzio come tempo perché i semi sparsi possano germogliare nel cuore.
Sono arrivato ad Antananarivo la sera dell’undici febbraio, ad accogliermi c’erano don Simone e Chiara, in quei giorni in capitale insieme agli altri missionari per gli esercizi spirituali. Ho trascorso con loro alcuni giorni, il silenzio delle meditazioni mi ha dato l’occasione di entrare a contatto con il Madagascar in punta dei piedi, senza fretta. Ho avuto la possibilità di conoscere don Pietro Ganapini, suor Giacinta delle Case di carità, suor Luigina, in Madagascar da tanti anni. Finiti gli esercizi siamo partiti per Manakara, città del sud est in cui c’è la parrocchia affidata ai don e dove sono in missione Enrica all’ospedale psichiatrico di Ambokala e Giulia animatrice dell’oratorio parrocchiale.
Desidero condividere due momenti significativi, che credo permettano di comprendere la grande riconoscenza che ho verso il Signore per questo mese. Dopo alcuni giorni il mio arrivo a Manakara sono andato con don Simone a visitare la comunità di madame Blandine, serva della Chiesa, che accoglie ragazzi diversamente abili. Per arrivarci abbiamo camminato mezz’ora, a tratti a piedi nudi a causa dell’acqua che riempie le risaie. Arrivati abbiamo celebrato la S. Messa insieme alla comunità. Ci sono certe occasioni in cui il Signore mi ha dato la grazia di sentirlo particolarmente presente e questo è stato uno di quei momenti, sentirmi unito a quei giovani perché in comunione con Gesù.
Ho ringraziato il Signore parecchie volte dei doni nuovi e inaspettati, per i colori, la natura, il sole, i bimbi sorridenti che giocano per strada con le biglie o con le gomme delle bici facendole rotolare spingendole con un bastone, la natura selvaggia e tropicale, l’oceano, il suo profumo e il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia sconfinata, la terra rossa calpestata da piedi scalzi, il pellegrinaggio sul luogo del martirio del Beato Botovasoa, la vita comunitaria insieme a don Simo e don Luca, l’oratorio, i volontari e il dono che fanno di sé, le messe nei villaggi, le visite alle case nel periodo di Quaresima, l’accoglienza del popolo malgascio.
Un altro incontro molto bello è stata la visita nel villaggio di Mangatsiotra, comunità che vive sulla costa composta prevalentemente di pescatori. Siamo partiti la mattina presto con don Luca e alcuni parrocchiani, tra cui un bel gruppo di chierichetti. Arrivati in anticipo al villaggio abbiamo deciso di andare a vedere l’oceano fino all’orario della Messa e con i alcuni dei ragazzi siamo andati alla ricerca di conchiglie e coralli portati dal mare sulla riva. In questo villaggio la Messa domenicale viene celebrata una volta ogni sei settimane, è stato commovente e motivo di riflessione vedere con quale cura e gioia aspettassero l’Eucarestia numerosi e vestiti a festa.
Non credo di essere stato abbastanza tempo per poter dire di aver conosciuto il Madagascar e il suo popolo, o di poter trarre conclusioni e giudizi affrettati, è stato piuttosto uno spazio che ha fatto nascere in me tante domande che richiedono anzitutto di essere abitate. Ho ringraziato il Signore parecchie volte dei doni nuovi e inaspettati, per i colori, la natura, il sole, i bimbi sorridenti che giocano per strada con le biglie o con le gomme delle bici facendole rotolare spingendole con un bastone, la natura selvaggia e tropicale, l’oceano, il suo profumo e il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia sconfinata, la terra rossa calpestata da piedi scalzi, il pellegrinaggio sul luogo del martirio del Beato Botovasoa, la vita comunitaria insieme a don Simo e don Luca, l’oratorio, i volontari e il dono che fanno di sé, le messe nei villaggi, le visite alle case nel periodo di Quaresima, l’accoglienza del popolo malgascio.
Una delle più belle grazie che il Signore mi ha donato è aver visto e sentito molto vicino il Vangelo, è un regalo che il Madagascar ha voluto farmi. In tanti incontri mi è sembrato di vivere in prima persona i momenti che gli evangelisti descrivono nei loro scritti. Ho visto il Signore camminare sulla riva del lago e chiamare i pescatori mentre lavavano le reti, la vedova offrire tutto ciò che possedeva al tesoro del tempio, i bambini chiamati da Gesù perché vadano da lui, una madre che supplica il Signore di guarire suo figlio.
Nel diario di viaggio la parola che ho annotato più volte è bellezza. È ciò che mi ha lasciato il Madagascar, nonostante le tante fragilità e povertà ho conosciuto una terra, un popolo e una missione bella, affascinante, entusiasmante per la sua giovinezza.
Di tutto questo grazie Signore Gesù!