Don Luca Fornaciari è in Italia per qualche settimana!
Don Luca Fornaciari è in Italia per partecipare agli esercizi spirituali del Movimento Familiaris Consortio a Sacrofano. Fino al 20 settembre sarà a disposizione di parrocchie e associazioni per momenti di preghiera e di condivisione.
Queste le date delle Sante Messe che don Luca Fornaciari celebrerà nella nostra diocesi
- domenica 2 settembre S.Messa a Santa Maria di Novellara alle 11
- domenica 9 settembre S.Messa a San Martino in Rio alle 10 30
- domenica 16 settembre S.Messa alla Consolata di Sassuolo alle 10 30
“Maakara futuro in cantiere” è l’ intervista di Edoardo Tincani a don Luca Fornaciari, pubblicata su “La Libertà” del 29/08/2018.
Grazie a don Luca Fornaciari che in questa intervista trasmette anche a noi la gioia e le speranze del mandato missionario in Madagascar.
Don Luca, abbiamo parlato delle risorse del popolo malgascio, tra le quali brilla la fiducia nella Provvidenza di Dio. Se dalle luci passiamo alle ombre, quale problema ti sembra più evidente nel Paese?
La sofferenza delle persone! Chi visita questo Paese resta affascinato dai grandi paesaggi, selvaggi e rigogliosi durante tutto l’anno, dalla mitezza della popolazione, dall’accoglienza calorosa… eppure si rimane spiazzati di fronte alla grave povertà diffusa. Impossibile non domandarsi: perché questa situazione? Perché tanta sofferenza? Perché così poche infrastrutture al servizio della gente… strade, ospedali, dispensari, scuole?
Già, perché?
Non possiamo rispondere secondo la nostra abitudine, cioè cercando le cause e individuandone gli effetti. in Africa, e credo in particolare in Madagascar, la situazione è molto complessa e non può essere certo sintetizzata o descritta con poche battute.
D’accordo, ma ci sarà una radice più profonda sotto tanta sofferenza…
In Madagascar si avvertono un grande rispetto per il passato e una sincera riconoscenza per il presente, ma nei confronti del futuro… trovo ci sia quasi indifferenza. Ecco, il futuro! Ciò che manca realmente è la voglia di progredire, di andare avanti, di creare condizioni nuove e migliori per tutti; in tanti campi è come se fosse in atto una paralisi: dall’economia e dal commercio alla cultura.
Un popolo seduto sull’oggi?
“Le cose sono sempre andate così! Perché cambiare? Alla fine dobbiamo solo rendere grazie per quello che abbiamo e accontentarci! Misaotra amin’Andriamanitra! (grazie a Dio)”: questo breve pensiero, che presenta anche spunti interessanti dal punto di vista spirituale, mi è stato riportato da un professore malgascio cristiano, quindi da una persona colta, che ha a cuore il suo popolo, ma che nonostante ciò non riconosce la possibilità di tracciare nuovi cammini, di realizzare idee inedite, di impostare progetti, sia in campo ecclesiale che in campo sociale…
La missione cristiana non consiste forse nel portare speranza?
Credo che noi missionari, in nome di Cristo, abbiamo più di altri una grande responsabilità: aiutare la gente a prendere coscienza del proprio futuro, e in particolare nei prossimi tempi aiutarla a governare in modo positivo e sostenibile il possibile e auspicabile cambiamento. Allo stesso tempo, fare sì che i malgasci si rendano conto dei punti forti della loro cultura: questa giovinezza, questa freschezza, questa incrollabile riconoscenza verso Dio, verso gli antenati e la propria famiglia, così da testimoniarli nelle nostre comunità cristiane in Europa, che nonostante i doni di grazia sembrano sempre più stanche.
E per fare questo sono sufficienti alcuni giorni di esercizi spirituali o di vacanza?
In realtà potremmo fare molto di più per crescere assieme, per mettere da parte alcune spigolosità di carattere, per raccogliere l’eredità preziosa di chi ci ha preceduto. Con le prossime nomine avremo un nuovo responsabile dei volontari che avrà primariamente questo compito! In più, avremo presto – speriamo, ma non si possono fare previsioni certe – la nuova canonica e casa dei volontari; una struttura a due piani: sotto la casa dei volontari e la cappella, sopra la casa dei sacerdoti e degli ospiti: questo ci permetterà di condividere tanto, di vederci spesso, di essere accanto alla nostra Chiesa e alla nostra gente, tutti assieme e con entusiasmo. Non sarà certo semplice, ma è un passo importante per realizzare una comunione feconda, per noi e per gli altri.
La tua giornata tipo?
Mah.. per adesso è difficile rispondere a questa domanda perché lo studio ha strutturato le nostre giornate, e un conto è essere ad Ambositra, dove siamo stati fino a fine giugno in “semi-isolamento”, e un conto è essere qui a Manakara, dove cerchiamo di familiarizzare pian piano con la parrocchia e i suoi problemi. Abbiamo comunque fissa la Messa quotidiana alla mattina alle sei in punto – piuttosto partecipata e ben animata – e la preghiera personale. Il pranzo è un po’ ballerino mentre la cena è con la comunità che abita la “ferme” di AnalaBe e un paio di volte a settimana la cena è condivisa con gli altri volontari italiani di Manakara.
AnalaBe sarebbe…?
Ad AnalaBe ci sono i Servi della Chiesa – Luciano Lanzoni, Ignace e Dimby – e alcuni giovani che collaborano. È bello stare qui con loro finché la canonica non sarà ultimata; ci offrono tanti spunti di riflessione e di servizio importanti e che ci saranno utili nei prossimi anni! Inoltre abbiamo il nostro grande don Giovanni (purtroppo ancora per poco) e don Arsene, sacerdote fidei donum di Ambositra, che accompagnerà me e don Simone nel nostro primo anno a Manakara. Per fortuna… perché ne abbiamo davvero bisogno… per capire, organizzare, metterci in ascolto ed interpretare tante cose nuove.
Sul ruolino di marcia eravamo arrivati alla cena…
Sì… alla sera si va a letto tendenzialmente subito dopo cena, per essere già attivi la mattina presto, per poter utilizzare il maggior numero di ore di luce e perché… chi va in giro di notte non è molto raccomandabile… È un ritmo di vita al quale in Italia non eravamo per nulla abituati ma che in fondo non ci dispiace.
Meno frenesia che in Italia?
Beh… vedo comunque don Giovanni quanto corre, quanto si preoccupa, quanto tribola per essere dove c’è bisogno di lui: in particolare in parrocchia, ma anche nelle attività in città, in diocesi all’economato che gli è stato affidato, ad Antananarivo per questioni burocratiche! Da quando è arrivato il nuovo vescovo il suo impegno è raddoppiato perché occorre recuperare tanto tempo perso, e quindi riusciamo, purtroppo, ad averlo molto poco con noi. Da un certo punto di vista sembra sempre molto rilassato e sereno… tutto ciò è certamente un bel frutto dei suoi 11 anni di missione!
Abbiamo letto su La Libertà, anche grazie alla tua corrispondenza, che il mese di aprile 2018 è stato a dir poco eccezionale…
Prima l’arrivo della campana donata a Manakara dalla mia precedente e cara parrocchia di San Martino in Rio e da alcuni artigiani di Novellara, poi l’ingresso del vescovo Gaetano (Di Pierro, ndr), quindi la beatificazione del servo di Dio Lucien Botovasoa (laico malgascio ucciso in odio alla fede a Vohipeno, a pochi km da Manakara, nel 1948) e in ultimo gli esercizi spirituali e le vacanze assieme a Tulear. Un mese piuttosto intenso e un’occasione per acquisire forza, slancio e convinzione nella nostra missione. Evviva il vescovo Gaetano! Ringraziamo Dio e papa Francesco per avercelo inviato, e poi ringraziamo anche lui, che ha rinunciato alla guida della sua passata Diocesi per iniziare una nuova avventura in una Chiesa non facile.
Hai anche pubblicato su Youtube i commenti al Vangelo di Quaresima, iniziativa molto apprezzata. Pensi di ripetere l’esperimento?
Ma sì dai… voi de La Libertà cosa dite?! Ho ricevuto parecchi spunti e incoraggiamenti per continuare e migliorare. Mi sembra siano stati un’iniziativa interessante e utile per rimanere in contatto, far conoscere almeno un po’ il Madagascar e pregare assieme. Possiamo continuare, e presentarli in alcuni momenti dell’anno, ad esempio in occasione dell’ottobre missionario, poi, a seconda dell’accoglienza di questi ultimi, decideremo quando riproporli. In effetti mi è stato consigliato di accorciare i tempi e di andare all’essenziale, così ho cercato di accogliere queste obiezioni per i prossimi! Negli scorsi commenti ho chiesto di partecipare anche a don Pietro Ganapini, il nostro patriarca! Penso che approfitterò della sua saggezza e della sua esperienza anche in futuro. Poi la Casa della Carità, le opere dei Servi della Chiesa… Occorre avere un po’ di fantasia, coinvolgere persone nuove, pensare a luoghi adatti, pregarci sopra per proporre pensieri meditati e utili per la riflessione di tutti. Facciamoli conoscere, perché possono essere un bel modo per partecipare in parte alla missione, alla vita dei missionari e per condividere con amici, credenti e non credenti la nostra fede!
Edoardo Tincani / La Libertà
Settimanale della Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla