Sono appena rientrato dalla serata di presentazione del libro CI VEDIAMO A CASA, scritto da Gigi de Palo (Presidente del Forum Nazionale Associazioni Familiari di cui faccio parte) e dalla moglie Anna Chiara Gambini. Abbiamo organizzato l’evento insieme al Forum Associazioni Familiari di Reggio Emilia e al gruppo di OL3, che promuove corsi di introduzione alla Dottrina Sociale della Chiesa in tutta la diocesi insieme alla Pastorale Sociale.
È stata una gran bella serata.
Mi arriva anche qualche messaggio di ringraziamento. Il Teatro della Parrocchia di Ospizio era pieno di famiglie e di diversi giovani, mentre i bambini e i ragazzi giocavano negli spazi dell’Oratorio insieme ad alcuni animatori e baby sitters.
Sono contento per diversi motivi.
C’è bisogno di far vedere la bellezza della famiglia. Se ascoltiamo i mezzi di comunicazione o guardiamo un po’ al di là della nostra ristretta cerchia, non si sa se la famiglia sia ancora viva, ma di certo ormai non ci crede più (quasi) nessuno. È vero ciò che ricordava Gigi durante l’incontro: noi ci siamo sposati perché abbiamo visto delle belle famiglie e abbiamo desiderato e creduto possibile vivere così. Abbiamo quindi un debito: nessuno di noi ha meritato questa grazia, che, appunto, abbiamo ricevuto in dono. Rischiamo spesso di chiuderci nelle nostre quotidianità e nei nostri piccoli o grandi affanni, mentre c’è un mondo (certo, a partire dai nostri figli) che ha bisogno della nostra testimonianza.
Il libro CI VEDIAMO A CASA nella sua semplicità parla di una esperienza vera, viva, senza sforzarsi di far vedere solo il lato migliore perché la vita vera è fatta anche di litigi, tensioni, difficoltà che l’avventura della famiglia chiede di superare insieme. Così la testimonianza di Gigi e Anna Chiara non è stata fatta di grandi ragionamenti o fondamenti teologici ma di esperienze quotidiane. Tanti di noi hanno probabilmente una storia analoga da raccontare.
Ricordo un passaggio degli esercizi spirituali di quest’anno dove, di fronte alla constatazione che le persone non pensano più non solo a sposarsi, non solo a convivere, ma nemmeno a legarsi e che siamo quindi all’analfabetismo del sentimento, si riportava il pensiero di non so quale autore o psicoterapeuta non cristiano che diceva che i sentimenti si formano con il racconto, la narrazione, la cultura. Bene. Abbiamo anche noi davvero tante storie da raccontare, tante esperienze da portare per far sentire il profumo della famiglia a chi crede che la famiglia non sia più un dono possibile.
Con il Forum Associazioni Familiari lavoriamo da tempo (per quanto possiamo… sempre troppo poco, certo…) su questo tema: non lamentiamoci di ciò che non va limitandoci a denunciarlo, non chiudiamoci solo su battaglie di strenua difesa degli ultimi baluardi…. facciamo vedere che esiste ancora una bellezza che merita di essere raccontata, facciamo una proposta di vita bella, alternativa, desiderabile.
Quello che abbiamo ascoltato da Gigi e Anna Chiara nella serata CI VEDIAMO A CASA mi è suonato quindi come una provocazione: e io? A chi sto raccontando la gioia che vivo e che ho ricevuto?
Secondo motivo di gioia della serata: oggi ho vissuto una esperienza di Chiesa. Sono diverse le realtà che si sono impegnate per la buona riuscita dell’evento. OL3 ha gestito l’incontro, moderato dal Direttore della Libertà Edoardo Tincani, leggendo alcuni pezzi del libro tra un intervento e l’altro degli autori. L’Azione Cattolica si è occupata del baby-sitteraggio e dell’animazione dei più piccoli durante l’incontro. Comunione e Liberazione si è preoccupata della preparazione della cena coinvolgendo MANI IN PASTA, laboratorio artigianale gastronomico della Cooperativa sociale Madre Teresa. Noi del Movimento Familiaris Consortio abbiamo preparato i tavoli e servito la cena nei locali della Terra di Mezzo con l’immancabilmente generoso aiuto del responsabile del circolo Giambi Tincani (grazie!). Una coppia di ciascuna di queste realtà è intervenuta per portare una esperienza e fare una domanda a Gigi e Anna Chiara. Il Vescovo Massimo ha partecipato e lasciato un messaggio conclusivo.
Trovarsi a parlare di famiglia, dono grande che Dio ha fatto all’uomo, tanto da volere che il Suo stesso Figlio nascesse e si formasse in questo grembo, e il farlo in un contesto in cui queste realtà vive della Chiesa locale lavorano insieme mi sembra un bell’affresco di Chiesa. Della Chiesa come la desideriamo noi, “chiamati nella Chiesa-Comunione per essere una sola famiglia”. Non è stata questa una esperienza di Chiesa-comunione e di famiglia?
Oggi nessuno sta più insieme e la divisione è la tentazione più ricorrente in qualunque ambito della società e purtroppo anche all’interno della Chiesa. Abbiamo ricevuto la chiamata a vivere la gioia del “mai troppo per Dio” che si declina nel “mai troppo per l’amico” e ci introduce al “mai troppo per il fratello”. Possiamo, anzi forse più di altri abbiamo la responsabilità, di essere un seme di comunione dentro la Chiesa.
Questa serata è stato un piccolo segno in questo senso o, per dirla alla Gigi de Palo…. “abbiamo solo voluto farvi sentire il profumo della torta….”
Un grande grazie!
Fabio Bertolani