Omelia di don Pietro Margini (1917-1990), 1988
VENERDÌ II SETTIMANA TEMPO DI QUARESIMA (Gn 37,3-4. 12-13. 17-28; Mt 21,33-43. 45)
Sotto il velo della parabola è una storia, la mirabile storia dell’amore di Dio, del Padre, che manda a noi il suo Figlio. Lo manda perché noi lo sappiamo accogliere e in Lui produciamo frutti di bene.
Questa storia è avvenuta una volta, ma questa storia si ripete: non è forse il Padre che manda ancora a noi Gesù? Gesù viene nella Messa, Gesù viene nell’amore più totale. Viene per dare a noi le sue grazie, i frutti della sua immolazione sulla croce.
Viene a noi.
E il problema nostro sta qui: la nostra accoglienza, la nostra corrispondenza; il problema sta se crediamo davvero all’amore del Signore, se questo amore lo ammiriamo, se per questo amore siamo riconoscenti.
La Madonna sul Calvario ci ha insegnato come accogliere la sofferenza di Gesù e come partecipare al suo amore.
Vorrei che insistessimo particolarmente in questa meditazione: ogni Messa è un grande miracolo; l’amore di Dio, incredibilmente grande, l’amore di Dio sembra impazzito nella ricerca di chi? Di noi! Di noi poveri peccatori, di noi che, come i servi della parabola, rompiamo ogni limite e andiamo contro ogni dovere.
Oh, crediamo all’amore di Dio nella Messa!
Nella Messa dobbiamo fare sempre questa meditazione; nella Messa è come se ancora, davanti a noi, agonizzasse e morisse Gesù; nella Messa abbiamo la possibilità di compiere le cose più grandi perché Gesù si dona a noi e con Gesù possiamo chiedere tutto. Non ci spaventi la parola «tutto»; noi possiamo chiedere tutto al Padre! Possiamo chiedere ogni grazia per noi e per gli altri. Abbiamo Gesù, Gesù che viene per noi, che viene nella ricchezza della sua donazione.
Accogliamo Gesù per vivere di Lui e per accompagnarci al suo mistero di salvezza, a quel mistero per cui tutti noi siamo responsabili non solo della nostra, ma della salvezza di tutto il mondo.
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