Rito di accoglienza Giacomo Magnani – omelia don Giuseppe Zanichelli
Giacomo Emmanuele, per tanti mesi ti abbiamo atteso insieme alla tua famiglia, abbiamo vissuto di riflesso i sacrifici dei tuoi genitori, dei nonni, chiamati a dare una mano, di tuo fratello e delle tue sorelle che per tanto tempo hanno dovuto fare a meno della presenza ordinaria di mamma o papà, poi finalmente sei arrivato a casa.
Quando penso a te o si fa il tuo nome l’immagine che mi viene in mente subito è quella dei tuoi grandi occhi marroni, delle braccia spalancate e del tuo sorriso.
Le letture di oggi ci parlano di un mistero grande: quello dell’elezione.
“Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;”
Giacomo ti accogliamo come figlio di Dio, e tu dall’inizio dal giorno della tua nascita sei figlio di Dio, per il dono del Battesimo che subito hai ricevuto. Come ci dice la scrittura (cfr. Ger 1) già prima della tua nascita, Dio ti aveva consacrato. Ti aveva consacrato come un segno per noi. La tua gioia, il tuo aprire le braccia ci parlano e ci fanno sperare, ci invitano ad accoglierti come un dono del Signore.
“Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce”
Non potevi alzare la voce, ma ti sei fatto sentire, ti sei fatto voler bene, la tua presenza fragile, unita al tuo sorriso, disarmano, ci invitano subito a pensare alla preziosità dell’opera del Signore che ci parla nella fragilità, nella piccolezza e attraverso di queste, in modo che nessuno si possa sentire a disagio o escluso.
“non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.”
Ieri guardavo il cortile dell’oratorio per la tua festa Giacomo, tanti bimbi, tante famiglie, tanto bene, tanta grazia. Grazie a chi come voi genitori vive con generosità la propria vocazione di sposo e dona la vita, e questo vale anche per chi fatica ad averne di figli: è unito nella comunione, nell’offerta a Dio del dono della propria vita e allarga la sua maternità e paternità a tanti figli anche se non sono suoi. Del resto come potremmo mai dire che sono nostri?!
Poi il Vangelo, il gesto di Maria che può essere compreso solo da chi ha scelto di vivere la sproporzione dell’amore, uno spreco, un gesto eccessivo, inopportuno…. “Lasciatela fare” dice Gesù. Potremmo vedere nel gesto di Maria una sintesi di tutti quei gesti compiuti da chi ogni giorno si prende cura, offre senza stare a misurare e senza contare le ore di sonno, le rinunce; di chi sa investire nel dono, con generosità, semplicemente perché vede un bene e decide di farlo, semplicemente perché non si tira indietro.
Il modo più bello per accompagnare Gesù in questi giorni è quello di perdere l’equilibrio direbbe Papa Francesco, di vivere questa carità, di pensare che ciò che vive il fratello a fianco a me mi riguarda.
Giacomo ci ha riuniti, non lui per sé stesso, ma il mistero di predilezione che in lui risplende, che ci fa toccare con mano la presenza di Dio.
Grazie Signore per il dono della vita, grazie per il dono della vita di tanti piccoli segnati dalla sofferenza, ma segnati ancora di più dalla tua preferenza, dalla tua presenza. Grazie Signore.