Omelia XXXIV Domenica Tempo Ordinario.
La sua regalità è proprio simboleggiata ed espressa e conquistata nella croce
Col 1, 12-20; Lc 23, 35-43
Oh, la festa del nostro Re! Quanto ci deve riempire il cuore di speranza e di letizia! Guardiamolo il nostro Re, lì sulla croce: la porpora è il suo sangue, gli omaggi sono gli insulti che gli rendono i suoi crocifissori. Lo sfidano! Gli dicono: salva, salva te stesso. La sua regalità è così grande, è in una magnificenza così forte che trascende tutte le piccole cose in cui gli uomini pongono la loro speranza. Egli è il Re dei secoli, il Signore dei Signori “perché piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza, perché per mezzo di Lui Dio riconcilia a sé tutte le cose”.
La sua regalità è proprio simboleggiata ed espressa e conquistata nella croce. Questa terra è terra di lotta, è terra di sofferenza, è terra di prova e per arrivare al trionfo bisogna passare per la croce, bisogna essere con Lui e mortificare noi stessi ed essere ben umili e sottomessi al volere di Dio. La sua regalità non è la regalità degli altri re, non è una regalità umana: è la regalità dell’amore, del vero amore che trionfa, dell’amore che si sacrifica, dell’amore che si offre, dell’amore che si dona. La sua regalità è la regalità di chi vuole conquistare le anime con la carità, con la mitezza “imparate da me che sono mite e umile di cuore”.
Non è quindi questa festa una festa di esteriorità, non è una festa di parole e di atteggiamenti: è una festa di riflessione, è una festa che ci deve portare a meditare sulla potenza del suo amore, sull’invito del suo amore. Lui ci invita! “Quando – aveva detto – quando sarò innalzato attirerò tutti a me”. Innalzato dove? Sul patibolo! Innalzato dove? In mezzo a due ladri! Innalzato: spoglio di tutto; innalzato: coperto di piaghe; innalzato con il tormento in ogni suo membro, con la sete spasimante. “Quando sarò innalzato”! Ecco, nella sua povertà, nel suo sacrificio, nella sua umiliazione troviamo il senso profondo di tutta la sua azione di redentore, troviamo il vero invito a ognuno di noi.
“Abbiamo dunque molta fiducia, molta fiducia nel potere della sua grazia.”
La vita presente deve essere una strada che ci conduce alla vita eterna e se vogliamo trionfare con Lui dobbiamo soffrire con Lui, lottare con Lui, mortificarci con Lui, vincere le nostre passioni, vincere il nostro egoismo, vincere il nostro orgoglio! Noi che vogliamo apparire migliori degli altri, noi che crediamo di avere sempre ragione, noi che crediamo di potere ostentare qualche cosa che non hanno gli altri. Ecco la lezione che ci arriva da Gesù: la via del Paradiso è una via di umiltà.
Il tuo trionfo lo avrai con Gesù ma con Gesù non vanno che gli umili, che i caritatevoli, che i generosi; non vanno se non coloro che nella giornata che passa sanno trovare il motivo che resta, la ragione che rimane. Non vanno che questi! Non vuole che questi! “Oggi sarai meco in Paradiso” ha detto al ladrone, al ladro che non aveva che da presentare il suo pentimento, non aveva che da presentare il riconoscimento del fallimento della sua vita. Il Signore accoglie, vuole, il Signore domanda ad ognuno di noi questo senso di vera conquista di noi stessi, nella generosità di ogni giorno. Perché dobbiamo essere buoni, molto buoni, perché il nostro apostolato, la nostra testimonianza di cristiani è nel servizio e nell’umiltà. Non è nel volere essere al di sopra degli altri!
Avete sentito san Paolo: “Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”. Proprio questo senso grande di ringraziamento: è il Signore che trionfa in noi e se qualche bene è in noi lo dobbiamo a Lui, solo Lui è degno di lode, solo Lui è degno di amore, solo Lui che “ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel suo regno di amore”. Abbiamo dunque molta fiducia, molta fiducia nel potere della sua grazia.
E da parte nostra sentiamo che la partecipazione alla sua regalità sta nello sforzo di ogni giorno per essere buoni, per essere umili, per essere generosi, per fare sempre meglio quello che è il nostro dovere. Perché regna la pace dove regna il Signore, regna la pace nel nostro cuore e per mezzo del cristiano si diffonde nel mondo. Ma del vero cristiano, di colui che forma una sola cosa con Cristo! “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui”. Poniamo tutto il nostro cuore, poniamo tutte le forze dell’anima nostra al suo servizio, al servizio della sua croce: amiamo la croce, benediciamo la croce, guardiamo sempre alla croce.