Il nostro tesoro. Omelia di don Pietro Margini

Omelia XXX Domenica del Tempo Ordinario. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Ger 31, 7-9; Eb 5, 1-6; Mc 10, 46-52

Siamo tutti ciechi. Viene spontanea questa conclusione dopo aver letto questo racconto (cfr. Mc 10, 46-52). Siamo tutti ciechi e abbiamo bisogno di Cristo. Finché l’uomo non si persuade di non saper vedere, di non sapere interpretare le cose, finché non si persuade che Cristo è l’unico che ci salva indicandoci la strada, nessuno può essere nella via giusta. Abbiamo bisogno di Lui, abbiamo solo bisogno di Lui, di Lui che ci ha redenti, che ci ha condotti in Sion, secondo l’espressione della prima Lettura (cfr. Ger 31, 7-9), di Lui Sommo Sacerdote, sovrano che ci unisce a Dio come osserva la lettera agli Ebrei (cfr. Eb 5, 1-6),

Di lui noi abbiamo bisogno: “Io sono la luce del mondo – dice il Signore – Chi segue me avrà la luce della vita” (cfr. Gv 8, 12).

Ecco, allora ognuno di noi deve vedere quanto di questo è persuaso, quanto cioè ha lasciato penetrare nella sua anima la pienezza della fede, perché è nella fede che l’uomo acquista le giuste proporzioni. Dico: ognuno di noi e tutti noi insieme. Ognuno di noi. Troppe volte facciamo delle prospettive, facciamo dei calcoli così disgraziatamente umani, deteriori, che dopo fanno svariare la nostra giornata e la nostra vita e ci rendono inquieti senza un vero ricupero e una vera donazione. Ognuno di noi deve vedere quanto la fede è penetrata nella sua vita. La fede non è un distintivo che uno si possa mettere sull’abito, non è una consuetudine e non è una tradizione. La fede è un dono di Dio, che va vissuto in ogni ora, va apprezzato, va posto come il motore di tutte le nostre azioni. Dobbiamo sentire la fede e vivere la fede, apprezzare le cose secondo la fede. Dobbiamo insomma poter dire di vivere di fede, una fede viva, forte, che coinvolge tutto: il nostro modo di pensare, il nostro modo di sentire, le nostre scelte e i nostri rifiuti. La fede è la luce, è la luce che viene dall’alto, è la luce che rischiara il cammino e ci dona le forze e ci dona il sostegno e ci dona la vera e autentica liberazione e la vera gioia. Ecco perché non solo dobbiamo chiedere a noi stessi una generosa adesione alla Parola di Dio, dobbiamo chiedere una coerenza, uno spirito di fede che invade tutto, che dà le vere proporzioni al tutto. Dobbiamo essere anime di vera fede, di una fede perciò che valuta secondo Dio, che ci fa vedere le cose come le vede Dio, dal punto di vista di Dio.

E allora avverrà che rovesceremo la gerarchia dei valori: ciò che ponevamo per primo lo poniamo per ultimo. Capiremo allora che vale al sommo la nostra preghiera, che la preghiera è un tesoro, è il mezzo facilissimo che ci ha dato Dio per potere comunicare con Lui e avere tutte le sue mirabili grazie. Capiremo allora come le cose del mondo devono venire apprezzate in tanto in quanto ci conducono a Lui, che le cose in sé stesse hanno scarso valore e certe cose vanno decisamente rifiutate. Capiremo il valore della carità e sentiremo che è meglio dare che ricevere. Capiremo la nostra solidarietà con tutti gli uomini, particolarmente con chi soffre ed è nell’indigenza. Capiremo che la vita è bella, se è veramente un dono nuovo e santo ogni giorno. Capiremo allora che tutta la nostra esistenza deve essere a somiglianza della esistenza di Gesù, della vita di Gesù, dell’agire di Gesù.

Ecco, il cristiano segue il Signore perché la fede gli fa vedere come è lì la risoluzione di ogni problema, è lì, è in Lui, è con Lui. Poniamoci allora con molta umiltà insieme a Bartimeo nella nostra miseria e gridiamo al Signore: “Signore, che io veda!” Signore, che io abbia la fede! Che non sia così povero e così miserabile da credere di vedere, quando sono nelle tenebre. Signore, fa’ che io veda! Fa’ che la mia fede diventi forte, diventi gigante perché “la vittoria che vince il mondo”, come dice san Giovanni, “è la nostra fede” (cfr. 1Gv 5, 4)”.

È la fede il tesoro nostro.

È la fede il grande dono di Dio, che ci privilegia di fronte a tutti coloro che non l’hanno. È il dono di Dio. Il dono di Dio va apprezzato. Il dono di Dio va vissuto. Il dono di Dio va accresciuto. “Signore, donaci la fede! Fa’ che noi siamo una comunità di fede, che guarda solo a te e agisce solo in quanto tu lo desideri e lo vuoi, perché noi realizzeremo quando saremo all’unisono con te. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.

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