Oggi io comincio – Omelia don Pietro Margini

Omelia XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Oggi io comincio

Ez 18, 25-28; Fil 2, 1-11; Mt 21, 28-32;

“Figlio, va’ oggi a lavorare” (Mt 21, 28). È il problema del nostro impegno spirituale. È il problema del sì, del sì pronunciato con coraggio, con sincerità e con continuità; un sì vero è un inizio, ma ogni giorno bisogna dire quel sì, ed è qui dove la nostra pigrizia vuol fermarsi. Dir sì tutti i giorni, tutti i giorni ubbidire e andare a lavorare in quella vigna, che è l’anima nostra, in quella vigna che è la santa Chiesa di Dio. Tutti i giorni. Alla nostra pigrizia ripugna, trova le scuse, si mimetizza, cerca vie traverse: proprio tutti i giorni? Sì! tutti i giorni, tutti i giorni della nostra vita. È una norma certa e forte quella che si dà. Tutti i giorni comincia. Non fidarti di quello che hai fatto, anche se hai fatto molto, ogni giorno devi dire: – Io incomincio. – Se hai già accumulato degli anni di perseveranza, non illuderti che ti bastino.

Anche oggi dici il tuo sì e senti che è doveroso e senti che è il vero amore che si esprime, perché l’amore non si stanca, perché l’amore non si esaurisce, perché l’amore non si accontenta, perché l’amore, che esce dal cuore di Dio e investe il nostro cuore, non è mai sazio. Ogni giorno bisogna cominciare, perché ogni giorno deve essere il giorno in cui a Dio esprimiamo il nostro amore, la nostra fedeltà, il nostro servizio. Che conterebbe aver fatto, se non si fa più? Cosa conterebbe avere amato, se poi adesso non si ama?

Ecco perché, sia personalmente, sia comunitariamente dobbiamo meditare su questa parola: – Oggi io comincio, comincio a darmi al Signore, comincio a dire sul serio, comincio a vivere intensamente nella mia fede, nella mia speranza, nel mio amore. – Ogni giorno, ogni giorno che passa è un giorno per l’eternità, è un giorno che semina per il tempo di oggi e per il tempo di domani. Sì, semina! E sta scritto: “Chi poco semina, poco raccoglie” e “Chi semina nella sua corruzione, mieterà della maledizione” (Cfr. Os 10, 12-13).

Ogni giorno ci sia il nostro vero volere, la nostra generosità come fosse il primo giorno che serviamo Dio e come fosse l’ultimo giorno e fosse l’ultimo giorno della vita, in cui noi possiamo esprimere amore, perché abbiamo i giorni contati!

È sempre così. Noi dobbiamo avere tanta stima del tempo, dobbiamo pensare che il tempo passa, che il tempo fugge, che restano le opere buone generate e vissute nell’amore. Impegniamoci allora, impegniamoci con umiltà, impegniamoci con fede, impegniamoci con generosità. Impegniamoci a curare la nostra anima, a renderla gradita a Dio, a renderla ricca di opere buone, a far sì che tutta la nostra vita sia permeata da quel lievito santo, che è l’amore e il timore di Dio. Impegniamoci. Ogni giorno ci sia il nostro vero volere, la nostra generosità come fosse il primo giorno che serviamo Dio e come fosse l’ultimo giorno e fosse l’ultimo giorno della vita, in cui noi possiamo esprimere amore, perché abbiamo i giorni contati! E il loro numero è nelle mani del Signore. Quando verrà il nostro ultimo giorno, sia il giorno ancora di un amore più sereno e più forte, finché ci addormenteremo alla vita terrena, per svegliarci alla vita della gloria.

Così ognuno di noi si proponga di vedere quanto invece si è fossilizzato: un tran tran miserevole, un tirar via sempre, così, con la preghiera sempre allo stesso stato, con le virtù sempre decadenti, con l’impegno sempre allo stesso punto. Guardiamoci nello specchio della verità di Dio e cerchiamo di far molto e, secondo il Salmo, “Quando il Signore dilata il nostro cuore, bisogna correre nella via dei suoi comandamenti” (Sal 118, 32) individualmente e comunitariamente. Perchè adesso che è cominciato l’anno sociale, dobbiamo anche come comunità evitare ogni sclerosi, ogni fossilizzazione, ogni stanchezza.

Tutta la vita della comunità si deve rinnovare, per correggere ciò che non abbiamo fatto di bene, per cambiare ciò che abbiamo fatto di storto, per far meglio quel poco che abbiamo potuto fare nella gloria e per l’amore del Signore. Impegnarci così, impegnarci con ardore. Tutti sono chiamati ad andare nella vigna, non ci sono solo alcuni che devono lavorare, tutti devono lavorare. A tutti la Parrocchia si rivolge, a tutti dice: – C’è un posto anche per te, ti vuoi impegnare? C’è un posto anche per te, vuoi servire con amore? C’è un posto anche per te, perché stai in disparte?- La chiamata non è la chiamata dell’uomo, è lo Spirito che suggerisce e segna nel cuore questa voce: – Datti generosamente, perché la Chiesa è un corpo e in questo corpo ogni membro ha la sua funzione.- La Chiesa è una comunità, tutti devono restare nella comunità, perché altrimenti vanno fuori dall’amore, vanno fuori dalla carità. “Le mie pecore ascoltano la mia voce – dice il Signore – io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10, 27). Restiamo in questa meditazione con molta profondità e con un senso grande di gioia

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