Omelia XXII Domenica del Tempo Ordinario
Offrirsi
Ger 20, 7-9;Rm 12, 1-2 Mt 16, 21-27;
“Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso” (Mt 16, 24). Cerchiamo di approfondire ciò che ci viene detto dal Signore. Rinnegare vuol dire dunque negare delle cose, non volere delle cose, ma non negare e non volere quelli che sono i valori. Dio ci ha creato e ci ha donato, Dio ci ha dato le aspirazioni profonde a una vita serena e forte. Non è la bellezza, non è la sapienza, non sono le qualità morali e fisiche quelle che noi dobbiamo negare, sono invece quelli che vengono chiamati disvalori, falsi valori, quei valori che il mondo mette tanto in risalto come l’apparenza, come il piacere immediato, istintivo. Noi, per essere cristiani, non solo non dobbiamo diventare meno uomini, ma il Cristianesimo valorizza completamente l’uomo e in Gesù ci sentiamo molto ricchi. Dice la Scrittura: “Voi siete diventati ricchi in Cristo Gesù” (2 Cor 8, 9). Sì, proprio così!
Il cristiano sa quello che deve negare e quello che deve accogliere. Pietro in quel momento per Gesù faceva la tentazione di Satana. Perché? Perché suggeriva di discostarsi dalla volontà di Dio. I valori vanno perseguiti nella vita, ma è un valore anche il dolore, anche la sofferenza, anche l’umiliazione, quando sono nella volontà di Dio, quando sono necessari per fare il proprio dovere, perché con facilità siamo tentati di scostarci dal dovere di ogni giorno, di essere pigri, svogliati, assorbiti da mille cose che non valgono.
Valorizzare noi stessi nel dovere, valorizzare noi stessi in questa volontà amabile e forte di Dio. è proprio in questo senso ciò che è detto nella seconda Lettura: “Per la misericordia di Dio offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rm 12, 1).
Perché sono pochi i veri cristiani e molti s’accontentano di una religiosità superficiale e vuota? Perché non sanno proseguire con energia quotidiana in questa ascensione, in questa magnifica acquisizione di valori. Ecco perché ancora soggiunge San Paolo: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo” (Rm 12, 2). È proprio così.
Noi tutti sappiamo quanto la pigrizia influisce sulla nostra vita. Abbiamo paura di fare, di fare con costanza, di fare con energia e abbiamo sempre delle scappatoie, dei modi per evadere, abbiamo sempre le scuse facili. E ci scusiamo perché non preghiamo bene, perché tralasciamo le preghiere e scusiamo le nostre impazienze o le nostre critiche al prossimo e scusiamo se la debolezza ci fa cadere in qualche peccato, perché diciamo: – Sono fatto così e la colpa non è tutta mia. –
Queste tentazioni si inseguono con troppa forza. Rinnegare se stessi allora, lo comprendiamo bene, vuol dire proseguire con passo spedito in quello che noi abbiamo promesso al Signore, in quello nel quale abbiamo messo il nostro amore e lo abbiamo offerto al Signore. “Sacrificio vivente, santo e gradito” (Rm 12 1). Desideriamo che tutta la nostra vita sia così un’offerta a Dio. Il Cristianesimo è la religione della bellezza, è la religione della sapienza, è la religione dell’amore, ma questa bellezza va perseguita: è conquista. Questa sapienza va raggiunta pienamente, questo amore va vissuto ed è questo che vogliamo proporre a nostro Signore.