Omelia XIV Domenica del Tempo Ordinario – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia XIV Domenica del Tempo Ordinario. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

 

Is 66, 10-14; Gal 6, 14-18; Lc 10, 1-12. 17-20

 

Raccogliamo come motivo grande di meditazione quello che dice l’apostolo: “La mia gloria è nella croce del Signore Gesù” (Gal 6, 14). Dico: dobbiamo raccogliere questa parola perché esprime una sintesi di tutta la nostra fede, una sintesi di tutto quello che noi professiamo.

Perché la croce del Signore è il centro e la sorgente di tutta la nostra vita? Perché tutte le opere di Dio hanno finalizzato sulla croce, tutte le opere di Dio!

Dio guardava alla croce perché Dio amava l’umanità e voleva, attraverso la croce, riconciliarla a sé: perché gli uomini fossero salvati dalla sua misericordia. Tutta la storia che ci presenta la Bibbia, tutta quella che chiamiamo “la storia della salvezza”, è indirizzata alla croce, alla comprensione della croce, tutta! Da Abele che ha prefigurato col suo sacrificio innocente il sacrificio di Gesù, all’ agnello pasquale che gli Ebrei immolavano tutti gli anni.

Dio non può non essere un missionario: “missionario” viene da missione e la Chiesa è essenzialmente missionaria. La Chiesa ha il compito stesso di Gesù. Gesù è stato l’inviato del Padre. Ricordiate le sue parole: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Gv 17, 18).

Ma in che cosa consiste questa missione? Si può confondere con un giro di propaganda, con una diffusione di tipo umano? Certamente no! La missione è qualcosa che si innesta nella stessa opera dell’Incarnazione: possedere la vita per essere capaci di diffondere la vita!

È qui che dobbiamo porre la nostra riflessione, è qui. Un cristiano è missionario in tanto in quanto è un santo, cioè in tanto in quanto è unito al suo Dio perché è solo Lui che redime e che salva e gli uomini sono solo uno strumento. Solo Lui salva e salva associando alla sua opera coloro che sono suoi discepoli; e tanto più li associa quanto più sono uniti a Lui e posseggono la vita, quella vita che nella prima lettura Isaia descrive con tanta ricchezza di immagini: “Sfavillate di gioia, succhierete al suo petto, vi sazierete delle sue consolazioni” (Is 66, 10-11).

Ecco allora, il cristiano è colui che entra in comunione, insieme alla Chiesa, con la vita stessa trinitaria, è colui che possiede la pienezza della grazia. Un cristiano sfavilla di gioia perché possiede il tesoro più grande, la meraviglia delle opere di Dio che è questa comunicazione vivente e continua. “Venite e vedete le opere di Dio, mirabile nel suo agire sugli uomini” dice il salmo 65. E san Paolo nella seconda lettura sottolinea come questo si verifica. Un cristiano è unito a Cristo attraverso il mistero della croce: “Io porto le stigmate del Signore Gesù nel mio corpo” (Gal 6, 17), le stigmate! Un cristiano possiede la vita quando si unisce al mistero pasquale, quando vive in stretta unione la storia della salvezza unendo i propri sacrifici e le proprie croci alla croce di Gesù perché Dio ha riconciliato il mondo in Cristo, nel Cristo crocefisso e risorto!

Ecco è lì la base della nostra missione, la forza della nostra missione, il senso della nostra testimonianza! Un cristiano non è un propagandista, un cristiano manifesta Cristo al mondo: unito alla vita trinitaria per mezzo di Cristo offre ai fratelli questo tesoro, vive insieme ai fratelli il mistero dell’amore di Dio.

Ecco allora che in questo tempo estivo ci proporremo di essere veramente missionari, dovunque andiamo, in qualunque ambiente ci veniamo a trovare: essere missionari di Cristo vivendo una vita di molta intensità con Lui!

In Gesù la nostra gloria e in Gesù vorremo continuamente fortificarci con la perseveranza della preghiera, con l’insistenza delle opere buone. Vacanze estive non devono essere le licenze estive, i peccati estivi: non vorranno essere, le vacanze estive, un tempo inutile di dissipazione e di accomodamento allo stile del mondo! Possedere Cristo, in Lui tutto: in Lui il nostro riposo, la nostra pace, in Lui la nostra serena testimonianza.

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