Omelia XIII Domenica del tempo ordinario – anno B. Accompagnati dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990) viviamo con frutto questo tempo prezioso.
CANTIAMO AL SIGNORE
At 12,1-11; 2 Tim 4,6-8; Mt 16,13-19.
Gesù ha amato la Chiesa. L’ha amata fino all’effusione del sangue; l’ha amata, e per lei ha fatto un Regno.
Nella Scrittura l’amore di Cristo per la Chiesa è paragonato all’amore coniugale, al vero amore coniugale. Dice san Paolo: “L’ha voluta senza ruga e senza macchia; l’ha voluta santa” (Cfr. Ef 5,26- 27).
Celebriamo questo amore di Cristo nella luce e nella vera configurazione del matrimonio. Celebriamo questo amore e vogliamo entrare potentemente in questo amore. Vogliamo entrare, perché anche noi siamo Chiesa; vogliamo saper cogliere questo amore per renderlo forte motore della nostra esistenza cristiana. Anche noi ci sentiamo amati.
Gli sposi, oggi, si sentono amati, amati da Cristo. Anche noi dobbiamo sentirci amati da Lui, prediletti da Lui, con la gioia della corrispondenza, perchè non è un peso, tanto meno una schiavitù, è una gioia appartenere alla Chiesa, alla sua pienezza, perchè la Chiesa è Cristo diffuso, è Cristo che si china su ogni uomo e porta la benedizione della sua carità.
La vita cristiana diventa così una pienezza, la pienezza del Cristo perchè il cristiano non è chiamato ad essere mediocre; è chiamato ad essere santo, della vera santità. È chiamato! Si applica la frase della Scrittura: “La tua luce sia una luce da mezzogiorno” (Cfr. Sal 37,6). E Gesù ha detto: “Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra” (Cfr. Mt 5,13-14). Esultiamo di appartenere alla Chiesa e invochiamo coloro che hanno avuto una parte così importante, i santi Pietro e Paolo, e raccogliamoci in preghiera.
Auguriamo agli sposi di realizzare il mistero dell’appartenenza alla Chiesa.
Auguriamo agli sposi di sentire come la vita è una missione, è una responsabilità, una responsabilità non di poco, una responsabilità dell’evangelizzazione universale, della corrispondenza universale, dell’inserimento nel palpito di espansione di Gesù. Noi vogliamo essere sensibili, pronti nel verificare in pieno questa gioia: la gioia di sentirci tutti uniti così, la gioia di celebrare l’amore del Cristo, perchè gli sposi parlano di questo amore, perchè gli sposi ringraziano per questo amore, perchè gli sposi celebrano nella liturgia questo amore misericordioso e grande.
Ebbene noi, uniti a loro, auguriamo che sia sempre un amore grande, un amore forte, un amore di grandi proporzioni, che guidi la loro vita, che faccia della loro vita un inno al Signore. La loro vita non deve essere una cantilena, non deve essere una monotonia. La vita cristiana deve essere un canto e ogni giorno un canto nuovo.
Adoperiamo le parole del Salmo: “Cantate al Signore un canto nuovo”, un canto di preghiera, un canto di bontà, un canto di opere, un canto per l’avvenire della loro famiglia, della Chiesa e del trionfo della Chiesa.
Questo canto oggi deve essere intonato alto, forte, ma deve tradursi in ogni giornata, in ogni momento, in ogni circostanza, nella gioia umana e nel dolore, nella missione e nella responsabilità.
“Cantate al Signore un canto nuovo; lo canti tutta la terra” (Sal 96,1).