Omelia VII GIORNO FRA L’OTTAVA DI NATALE
Quanto ci ha amato il Signore!
1 Gv 2,18-21; Gv 1,1-18.
“Per rendere testimonianza alla luce”. Era la missione di Giovanni Battista. È anche la missione di ogni cristiano che deve dare coi suoi mezzi, col suo tempo, con la grazia che riceve, vera e forte testimonianza. «Dare testimonianza a Gesù» cosa vuol dire? Seguire la sua strada, proclamare la sua verità, vivere come è vissuto Lui. Non è un discorso che possiamo prendere alla leggera.
Oggi pensiamo al tempo, come fugge il tempo, come abbiamo usato del tempo. Il tempo fugge perché è breve, ma l’amore a Dio non deve fuggire. L’amore di Dio deve essere sempre più forte nel nostro cuore e deve produrre sempre più frutti di bene. “Vi ho posto − ha detto Gesù − perché portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). Certo, se pensiamo a questo anno passato, ci viene subito spontaneo il vedere quanto è stato buono il Signore con noi, quante grazie ci ha dato. Ne potremmo contare tante, tutte no: sono più quelle che non sappiamo e non riusciamo a vedere. Quante grazie! Le grazie sono segno di amore.
Quanto ci ha amato il Signore! Quanto ha fatto per noi! Quanto ha fatto perché fossimo veramente degni del Battesimo che abbiamo ricevuto, perché imparassimo a pregare, imparassimo a riunirci tutti insieme vicino a Lui che resta nell’Eucarestia sacrificio nostro, cibo nostro, compagna nostra.