Omelia V Domenica di Quaresima
Entrare nel cuore di Cristo
Ez 37, 12-14; Rm 8, 8-11; Gv 11, 1-45.
Con tutta l’anima, con tutto il cuore andiamo incontro a Gesù che è la vita, la pienezza della vita, perché è Dio ed è la pienezza dell’amore. Andiamo incontro a Gesù, consacrando questo tempo totalmente alla meditazione di questo amore infinito, perché troppo spesso la vita, che Lui ci ha portato, la stimiamo poco e non la accresciamo.
Tante volte siamo uno spettacolo squallido, dei cristiani che vivono una vita povera, rachitica, una vita assolutamente mediocre, dei cristiani che la perdono, che la perdono per un ignobile piacere, per una circostanza sciocca. Perdono la vita e vivono senza vita, cioè vivono solo una vita umana, una vita istintiva, non la vita che ci ha portato Lui, il nostro Salvatore.
Noi, oggi, dobbiamo capire un’istanza fondamentale della Pasqua, che è proprio questa: vivere con pienezza ciò che il Signore ci dona quotidianamente, vivere cioè nel Mistero Pasquale di Gesù, che comporta la nostra morte al peccato e la nostra continua ricchezza di risorti. Abbiamo bisogno perciò di vedere concretamente il rinnovamento della nostra vita, vedere cos’è che ci insidia, cos’è che ci frena e cos’è che ci minaccia.
Bisogna entrare nel Cuore di Cristo, nel Cuore che palpita per noi.
È proprio nella meditazione della Passione di Gesù che comprendiamo quanto siamo costati, quanto il Signore ha dato per noi, quanto il Signore ha espiato per noi. È nella meditazione assidua che arriviamo proprio a poter bussare ed entrare in questo Sacrario, un Sacrario che si chiama «Cuore di Cristo», perché troppi si fermano e non bussano nemmeno, perché troppi si fermano e hanno paura e hanno una trepidazione sciocca e superficiale.
Temono di entrare perché temono le conseguenze, temono che il Signore rubi loro ciò che ingordamente possiedono; temono e lasciano andare, temono e questo tesoro nascosto non lo acquistano. Bisogna entrare nel Cuore di Cristo, nel Cuore che palpita per noi.
Bisogna entrare nel Cuore del Cristo che, avete sentito, è scoppiato a piangere, piange sugli ingrati; piange su quelli che buttano via le loro energie e il loro tempo, piange su questi morti spirituali che non vogliono risorgere. Noi, per suo dono e per sua grazia, vogliamo veramente penetrare, partecipare, vivere della sua vita, della sua missione, vivere potentemente per noi e per dare agli altri.
Pensiamo, riflettiamo, sentiamoci come Lazzaro e ubbidiamo alla sua voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. Veniamo fuori, veniamo fuori da tutte le nostre sciocchezze, veniamo fuori e diamoci totalmente al Signore.