OMELIA V DOMENICA DI QUARESIMA DI DON PIETRO MARGINI (1917-1990)
12/03/1978
Ez 37, 12-14; Rm 8, 8-11; Gv 11, 1-45
Il miracolo di Lazzaro ci richiama, in questa quinta domenica di Quaresima, al tema di Gesù vita.
Noi andiamo verso la Pasqua e la Pasqua è mistero di vita, è trionfo di risurrezione.
Noi dobbiamo comprendere, e la nostra comprensione deve essere profonda, che non è possibile aderire alla vita risorta di Gesù, se non mortifichiamo quello che in noi è di peccato, è conseguenza di peccato, è, ancor più, stato di peccato. Cioè, se non ci liberiamo progressivamente delle nostre manchevolezze, non ci può essere comunicazione profonda, non ci può essere senso del divino, non può essere trasformata la nostra vita, perché la nostra vita deve essere una sola cosa con Gesù, una sola cosa, e perciò ci deve essere una certa somiglianza. Non può fare un’unica cosa con Gesù mite e umile, chi è superbo ed egoista. Non può fare un’unica cosa con Gesù, che è purezza infinita, chi è dominato dai sensi. Non può fare un’unica cosa con Gesù pazientissimo, chi si lascia dominare da ogni forma di ira e di intemperanza. Ci si unisce a Gesù in una somiglianza morale, che viene sempre di più ad essere una trasformazione misericordiosa della sua opera; cioè, quando noi ci sforziamo di assomigliare a Gesù, Gesù sempre di più ci infonde il principio stesso della sua vita, ci infonde quel che è vigore di grazia. Non è che siano le nostre opere buone, che ottengono di per se stesse questa trasformazione radicale, non sono le nostre opere, è la misericordia di Dio che, vedendo la nostra buona volontà, opera in noi un miracolo più meraviglioso di quello che Gesù ha operato su Lazzaro.
Quando noi ci mettiamo a disposizione del Signore, il Signore agisce decisamente in noi, agisce, ci trasforma, ci rende simili al suo Figlio. E allora un’unica cosa diventa il cristiano con il Cristo, un’unica cosa, perché è veramente investito di Spirito Santo e diventa un’altra creatura, investito di Spirito Santo per la misericordia di Dio, non certamente per i nostri meriti.
Cosa dobbiamo fare allora in questo tempo di Passione, in questi giorni così sacri della vita cristiana? Dobbiamo modellarci su Cristo, guardando a lui. Modellarci su Cristo. Dovremmo sempre tenere davanti ai nostri occhi il Crocefisso e desiderare sempre di più di essere come lui nella volontà di Dio.
Perché correggerci dai nostri peccati? Perché vincere i nostri difetti? Cosa vuol dire, se non entrare nella volontà di Dio? Chi fa la volontà di Dio, ha le opere di Dio.
Quello che dobbiamo fare, leggendo il Crocefisso, deve essere proprio questo: fare meglio, fare in tutto la santa volontà di Dio. Ognuno di noi ogni giorno non deve avere altro intento e altra ambizione che fare questa volontà di Dio, farla con perfezione, farla con gioia, farla con grande, straordinario impegno.