Il Signore ci aspetta. Omelia di don Pietro Margini

OMELIA II DOMENICA DI QUARESIMA DI DON PIETRO MARGINI (1917-1990)
19/02/1978

Gn 12, 1-4; 2 Tm 2, 8-10; Mt 17, 1-9

“Il suo volto brillò come il sole”: un momento di paradiso, la Trasfigurazione.

Perché ci è presentata proprio nel cuore della Quaresima? Non è la Quaresima un tempo di austerità e di penitenza? Proprio per questo ci è presentata, perché noi capiamo bene la verità centrale della nostra fede: è necessario che tutti noi partecipiamo alla sofferenza e alla croce di Gesù, per partecipare allo splendore della sua gloria.

Noi con facilità ci perdiamo d’animo e questo susseguirsi di cose nel tempo ci fa dimenticare l’eternità, ci fa dimenticare che siamo in una prova. Il significato della nostra esistenza sta proprio che è una prova, perché breve è il nostro tempo ma, se saremo fedeli, sarà eterno il nostro gioire. Presto passano questi nostri giorni, questi giorni, e il linguaggio non è mio, ricordate che è nella Scrittura, presto passano questi giorni del nostro pellegrinaggio, e poi … e poi c’è l’apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù. Egli, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità.

Anche per noi si verifica ciò che si è verificato per Abramo. E’ necessario che partiamo dalla nostra terra, per arrivare a quella terra, a quella terra benedetta dove, con il Signore Gesù e la sua Madre benedetta, saremo la gioia di Dio, avremo la gioia di Dio, non avremo più nessuna cosa che ci turba.

Il cristiano deve tenere sempre davanti il paradiso, sempre, sempre! Quel giorno che dimentica il paradiso, è un giorno di smarrimento, è come un viaggiatore che dimentichi la meta del suo viaggio e perciò non cammina più in direzione.

Noi abbiamo un compito su questa terra, abbiamo una responsabilità ed è giusto che noi la compiamo fino in fondo. Non è per disprezzare gli impegni della terra, è per sentirne tutta la relatività, per sentire che, pur impegnandoci fino in fondo per il bene della terra, non è il bene della terra quello che può saziare il nostro cuore e quello dove ci possiamo fermare. Noi dobbiamo anelare a cose sempre più grandi, sempre più belle, perché è nella misura del seme la proporzione della messe.

Lavoriamo, lavoriamo per il buon Dio, lavoriamo e impegniamoci nell’amare i nostri fratelli, impegniamoci in ogni sorta di opere buone. Purifichiamo il nostro cuore da tutti gli sbagliati attaccamenti, cerchiamo di costruire più che possiamo, perché il tempo è breve e il tempo diventa misura di eternità. Un giorno perduto è un giorno perduto per l’eternità. Abbiamo pochi giorni, pochi! E dobbiamo impegnarci molto, perché questi giorni ci sono dati per un premio che è infinito. Lavoriamo! “Soffri anche tu insieme con me”, dice san Paolo nella lettera che abbiamo letto, “Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo. Soffri anche tu”.

Perché soffri poco? Perché ti impegni poco? Perché accumuli poco? Perché ti disperdi in sciocchezze, che a niente servono? Perché la tua preghiera è così stanca e languida, così distratta e superficiale? Perché la tua carità verso il prossimo è così imperfetta, è così misera? Perché ti lasci andare a tante impazienze, a tante forme di egoismo? Perché ti lasci andare a tante mormorazioni e a tanti giudizi che sono, lo sai, condannati dal Signore? Perché non domini di più il tuo corpo, la tua sensualità? Perché non sai essere più austero e vivere bene la tua Quaresima? Perché sei così pigro e indisciplinato alla grazia di Dio?

Ecco, pensa, pensa che devi salire con gli apostoli la montagna. Pensa che con gli apostoli devi andare in alto e lì vedrai che miracolo di trasfigurazione! “Signore, come è bello per noi restare qui”, così noi diremo.

Ecco perché non ci dobbiamo stancare, anche se la salita è faticosa, ecco perché dobbiamo accelerare i passi.

Il Signore ci aspetta e nella gloria del suo volto sarà tutta la nostra gioia.

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