OMELIA I DOMENICA DI QUARESIMA DI DON PIETRO MARGINI (1917-1990)
12/02/1978
Gn 2, 7-9; 3, 1-7; Rm 5, 12-19; Mt 4, 1-11
La Liturgia oggi ci presenta il terribile dramma dell’umanità, dell’umanità che ha creduto al tentatore ed è caduta e, a causa del peccato di un solo uomo, è entrata nel mondo, col peccato, la morte e la morte ha raggiunto tutti gli uomini. Un dramma di tentazione, cui l’uomo soggiace.
E poi l’altra pagina meravigliosa di come Gesù ci presenta il vincere contro la tentazione, per cui siamo posti così: o seguire Adamo o seguire Gesù.
Vi sono alcuni che preferirebbero porsi in disparte, non vorrebbero il dramma, vorrebbero che la vita fosse una cosa piana e facile, qualche cosa tra il quieto e il sonnacchioso. Non è così, o si perde con Adamo, o si vince con Cristo. Ogni uomo è soggetto alla tentazione e la vita è una prova, una prova che ha come risultato, lo vediamo, la morte o la vita in Cristo, la morte e la miseria di Adamo, la vittoria della risurrezione in Cristo.
La Quaresima allora ci sensibilizza e ci dice: affronta la vita com’è, affronta la vita che è una prova, non si può declinare dalla lotta, o perdi o vinci.
Ti è necessario valutare bene quello che fai, perché quello che fai diventa giorno per giorno decisivo, diventa una cosa che tu demolisci o una cosa di costruzione mirabile.
Capire allora il senso dell’esistenza è riuscire a orientare tutta la nostra vita, a orientarla giustamente, perché Adamo ha perduto illuso, illuso di diventare come Dio, illuso di accrescere la sua felicità.
E anche a noi si presenta sempre la stessa illusione: essere liberi, essere autonomi, essere più felici, essere così padroni di tutto. È un’illusione, che anche a noi si presenta sotto tante diverse forme, ma il peccato entra attraverso l’illusione, il peccato si mimetizza secondo il nostro ambiente e secondo le nostre disposizioni; ma il peccato, che si presenta con una faccia, con una maschera di gioia, essenzialmente è morte, è rovina, è disastro! Ogni qual volta camminiamo con il peccato, camminiamo verso l’infelicità. Ogni volta invece che superiamo la nostra miseria istintiva, che superiamo questa sete di piaceri sensibili e ci convertiamo a Cristo, adottiamo lui, ci rivestiamo di lui, andiamo verso la felicità sicuramente, pienamente andiamo verso la felicità.
E allora vincere le nostre tentazioni, vincerle come ce ne ha dato esempio Gesù, aderendo alla Parola di Dio. Gesù risponde a satana, richiamandosi a quella Parola così, contenuta nella Bibbia, così come indicava la volontà di Dio del suo messianesimo, un messianesimo di sofferenza, un messianesimo di tribolazione, non un messianesimo facile, un messianesimo di trionfi, di prodigi, di cose che avrebbero meravigliato e basta.
Il Signore oppone alla tentazione la sua incrollabile adesione alla volontà del Padre. E per noi vincere la tentazione sta esattamente qui, sta nel richiamarci alla vera realtà, che è la realtà che Dio ci manifesta ogni giorno attraverso la Parola della Scrittura, la realtà del nostro essere figli di Dio e di volerci attuare come figli di Dio e di volere, così, coinvolgere tutti in questa esperienza meravigliosa di fede, che conduce alla resurrezione.
Il nostro proposito allora sarà rivedere con esattezza le nostre posizioni: se molte volte siamo presi dall’illusione, se molte volte scendiamo a patti con le tentazioni, non crediamo del tutto alla Parola di Dio, se con facilità ci adagiamo a compromessi, se cerchiamo qualche cosa che rallegri le nostre giornate di una luce che non è la luce di Cristo, di una cosa che sembra bella e attraente, ma in realtà è solo egoismo, è solo superbia, è solo sensualità.
Aderiamo allora al Signore con rinnovata volontà.
La Quaresima è un seguirlo da vicino, per essere trasfigurati in lui nella gloria della sua esperienza di Figlio di Dio fatto Signore, di Lui Figlio di Dio, che nella risurrezione è proclamato il vittorioso, colui che ha saputo soggiogare tutto e condurre tutto al Padre.