Omelia II Domenica Tempo Ordinario
La sicurezza della vita?
Is 49, 3. 5-6; 1 Cor 1, 1-3; Gv 1, 29-34.
La Liturgia sottolinea un nostro problema fondamentale: il conoscere veramente chi è Gesù perché è la vita eterna il conoscerlo, è la sicurezza dello scegliere nella vita. E c’è ancora Giovanni Battista che ce lo indica: “Ecco l’agnello di Dio”.
Per conoscere Gesù bisogna conoscere la sua immolazione, il suo sacrificio, la precisa posizione che Lui ha scelto: non era venuto per vivere, era venuto per morire, non era venuto per avere gioia ma per avere sofferenza nel martirio. Conoscere Gesù è conoscere allora il suo amore, perché per amore lo ha fatto e per amore ha dato tutto se stesso, lo ha dato per tutto il mondo, lo ha dato per ognuno di noi. San Paolo lo sottolinea: “Si è dato e si è immolato per me, perché mi ama” (cfr Gal 2,20). Stupendo amore! Miracolo di amore continuo!
Ancora nell’Eucaristia avviene il memoriale del suo sacrificio: ogni giorno, per tutta la terra, è l’Agnello di Dio che dona sé stesso, è l’Agnello di Dio che ci cerca ed è disposto a fare ogni cosa per noi. Miracolo che può fare solo un amore infinito! Amore che non cessa di parlare ad ognuno di noi, di parlare perché noi, invece, siamo pigri, siamo smemorati, siamo fiacchi e la mediocrità purtroppo è diventata il modo di vivere di tanti!
Siamo allora coscienti e siamo ben responsabili di fronte a questo infinito amore, a questo sacrificio offerto perennemente per noi! Bisogna che noi capiamo così Gesù e ci diamo così a Gesù e la smettiamo con le nostre false ipocrisie, con le nostre false posizioni, con un garbuglio di cose fatte per nasconderci, per non impegnarci, per vivere una vita non conforme alla sua.
Ogni giorno, per tutta la terra, è l’Agnello di Dio che dona sé stesso, è l’Agnello di Dio che ci cerca ed è disposto a fare ogni cosa per noi. Miracolo che può fare solo un amore infinito! Amore che non cessa di parlare ad ognuno di noi
Ecco, lo dobbiamo proprio proporre oggi di non dire mai tutte le Messe: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”, “Signore, io non sono degno”, di non dirlo mai senza che ci sia un grande palpito del nostro cuore, senza che ci sia uno slancio fervoroso, senza che noi facciamo delle acrobazie per esonerarci del dare e del dare come vuole Lui, perché la scienza del dare è una scienza che dobbiamo conquistare; è una scienza che è fondamentale per un cristiano ed è ricca di tante conseguenze, conseguenze di partecipazione alla sua Redenzione.
Ci redimiamo con il nostro sforzo, con l’offerta dei nostri sacrifici e redimiamo gli altri, per essere così con Gesù un prolungamento di Gesù, perché dobbiamo impegnarci nella carità verso i vicini e verso i lontani. Questo ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani ci dice che parte dobbiamo avere, perché tutti coloro che credono in Gesù siano uniti e partano per la salvezza del mondo intero.
Oh sì, oggi, con decisione, con fede, con umiltà, poniamo la nostra preghiera e rendiamoci degni di essere i discepoli dell’Agnello immolato, di essere i discepoli di Cristo che ha voluto dare la sua vita per tutti, che ha voluto che ogni giorno, sull’altare, si spargesse il suo sangue e noi comunicassimo con Lui per essere come Lui, per essere così un prolungamento della sua misericordia.