Omelia Domenica di Pasqua, 12 Aprile 2020
Commento per la Gazzetta di Reggio
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
Ecco l’uomo! La morte e la vita, il dolore e la gioia, la miseria e la ricchezza, l’impotenza e la forza. Questa è la nostra vita, un andirivieni disordinato e instabile che attraversa la nostra esistenza e che spesso cerchiamo di fermare con le nostre forze deboli e finite, che provano a lottare e a combattere; a volte otteniamo qualche successo, altre volte soccombiamo alla forza dirompente che ci assale e poi… poi ci arrendiamo.
Non vorremmo, perché è una sconfitta umiliante, una lancia piantata nel petto che ci rende esamini e senza forze, disperati.
E così piangiamo, urliamo la nostra debolezza e increduli ci diciamo: ‘No, non può finire così’! Ecco Dio, proprio lì dove la morte si fa sentire più forte, la vita trionfa in un sussurro impercettibile a chi non ascolta.
Proprio come Pilato che, di fronte a Gesù già flagellato, alla domanda che gli rivolge: «Di dove sei tu?» non ottiene risposta e, rassegnato, lo consegna alla folla “affinchè” fosse crocifisso’.
Che occasione di grazia ha perduto? Forse, ma non possiamo saperlo, pur inimicandosi tutta Roma e la folla ormai delirante che lo avrebbe ucciso al posto di Gesù, avrebbe cambiato alla radice la sua vita così come la moglie gli aveva intimato: ‘Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: ‘Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua’ (Mt 27,19).
La Vita non costringe, non disturba la rumorosa apparenza di chi ha bisogno di essere notato, non si fa largo tra la folla esaltata: la Vita prende casa in un cuore docile, si impone ma senza chiasso, sboccia e fiorisce in un terreno dissodato e pronto ad accogliere la luce del sole.
Un caro amico, Marco, malato di distrofia di Duchenne, conosciuto in un campeggio dell’Unitalsi dove tanti giovani ancora oggi offrono tempo e cuore ad un nutrito gruppo di famiglie di ragazzi con disabilità, nei giorni scorsi mi ha confidato: ‘Mi sono convinto che, soprattutto le cose belle bisogna dirle. Grazie a voi, che siete stati strumento di Dio, la mia vita è migliorata molto perché ho avuto il miracolo della guarigione del cuore. Dall’essere molto arrabbiato con il Signore sono passato all’esserGli molto grato per la mia condizione’.
Come non essere altrettanto grati al Signore per il dono della sua Morte e della sua Risurrezione? Chi saremmo noi senza questo miracolo? A quale speranza ci ostineremmo ancora ad aggrapparci? Non siamo testardi, cinici, indifferenti, poichè la Sua Morte e la Sua Risurrezione sono rivolte a noi, non ci sono altri destinatari; è come una missiva che ci arriva inaspettata senza averla chiesta.
Il Papa, Domenica scorsa, parlando ai giovani di tutto il mondo ha detto: ‘Cari amici, guardate ai veri eroi che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno se stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita.
Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete!
Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. Dire sì all’amore, senza se e senza ma.
Come ha fatto Gesù per noi. (omelia Papa Francesco, Domenica delle Palme, 5-04-2020). Diciamo sì a Dio, diciamo sì alla Vita e rimaniamo in ascolto di quel sussurro.