Senti? È per te! – Omelia don Pietro Margini

Omelia Domenica della Divina Misericordia

Senti? È per te!

At 2, 42-47; 1 Pt 1, 3-9; Gv 20, 19-31.           

Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio»”. Dev’essere questa la nostra continua risposta di veri credenti, deve essere la risposta delle nostre labbra, deve essere la risposta della nostra vita perché lo stupore immenso, che prese Tommaso, deve prendere anche noi; la speranza e la gioia di Tommaso dev’essere ancora la nostra. Non si può pensare ad un cristiano abituato, abituato al mistero, allo sfolgorio delle verità, al prorompere continuo dell’amore divino. Noi dobbiamo, con tutto il cuore, vedere la presenza del Signore Risorto: dobbiamo vederla, dobbiamo sentirla, dobbiamo incarnarla in noi, perché il Signore è presente con la sua Parola.

Così, come parlò a Tommaso, parla a noi: “Non essere più incredulo ma credente”; senti? È per te! “Non essere più incredulo”, non misurare Dio con la tua misura, non confrontare le opere di Dio con le opere dell’uomo. Sii “credente”.

La sua Parola è una Parola forte, una Parola viva, è una Parola efficace, ci dà la fede e il cristiano deve vivere di fede e la fede è proprio di ogni giorno, di ogni circostanza, anche la più buia, la più sconcertante. Credi, credi forte, credi di più, credi con tutta l’anima tua, credi. La tua professione di fede sente allora questa presenza forte e magnifica: la presenza di Cristo che è sempre nostro Salvatore, che è sempre nostro conforto, che è sempre nostra speranza, la sua presenza che è presenza di amico, che è presenza di confidente, di chi capisce, di chi conosce, di chi ha dato il sangue, tutto il sangue per noi.

Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio»”. Dev’essere questa la nostra continua risposta di veri credenti, deve essere la risposta delle nostre labbra, deve essere la risposta della nostra vita perché lo stupore immenso, che prese Tommaso, deve prendere anche noi; la speranza e la gioia di Tommaso dev’essere ancora la nostra. Non si può pensare ad un cristiano abituato, abituato al mistero, allo sfolgorio delle verità, al prorompere continuo dell’amore divino.

Abbiamo appena passata la Pasqua: lo abbiamo contemplato, abbiamo contemplato le meraviglie del suo amore, del suo dolore, inchiodato su due pali per noi, non aveva bisogno Lui, per noi, per ognuno di noi. Ecco, leggere l’amore di Dio nella vita, leggerlo e passare oltre, passare oltre a tutte le apparenze, passare oltre, leggere, leggere.

Come siamo tardi! Come troppe volte dobbiamo definirci analfabeti! Non sappiamo leggere! Non sappiamo leggere quei caratteri che sono di una evidenza totale. Leggi: senti vicino a te il Signore, leggi e spera, leggi e ama, leggi e spronati ad uscire dalla tua mediocrità, dalla tua ottusità. Esci e dà al Signore il tuo cuore e dallo tutto e dallo sempre e in questa speranza vivi e in questa speranza opera e in questa speranza fruttifica.

Ecco, è questa la parola che giunge a noi, è questo il senso che dobbiamo dare alla nostra risposta: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”.

Condividi: