Omelia di Natale, messa della notte.
Oggi dobbiamo andare anche noi a Betlemme
Is 9,1-3. 5-6; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14.
Due sono le caratteristiche di questa notte: la luce e la gioia. Nell’introdurre il suo vangelo l’apostolo Giovanni parlava della “luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,5). Nella notte tenebrosa e cupa sorge una luce: è il Salvatore! È Dio! È Dio che ha avuto compassione degli uomini, è Dio che viene a salvarli. Il cuore sussulta. Gli occhi restano in ammirazione estatica. Il cuore palpita forte: il Salvatore!
Ecco, è la Luce vera, la luce che splende nelle tenebre, ma le tenebre non lo capiscono. Le tenebre siamo noi quando ci rifugiamo nel nostro cattivo mondo, quando creiamo un mondo cattivo, quando vogliamo fare prevalere il nostro egoismo, la nostra voglia di piacere indegno e rovinoso. Siamo noi! Bisogna che questa notte sentiamo il bisogno di andare verso la luce, di andare verso Dio, di riconciliarci con lui, di migliorare noi stessi, perché migliorando noi stessi miglioriamo gli altri, innalziamo il mondo. Bisogna che ci persuadiamo che dipende tutto anche da noi, che tutto può essere realizzato nella pace e nell’amore se noi diamo la nostra adesione più convinta, più perseverante, più entusiasta.
Troppe volte ci dobbiamo rimproverare un Cristianesimo di comodo, un Cristianesimo aggiustato in qualche maniera dalla nostra mente egoista, un Cristianesimo buttato là, senza quella generosa corrispondenza a questa luce che viene dall’alto. Diceva sempre nella sua prima lettera l’apostolo Giovanni: “Questo è l’insegnamento che abbiamo ricevuto, e questo è ciò che vi trasmettiamo: Dio è luce e in Lui non vi sono tenebre” (cfr. 1 Gv 1,5), non c’è un inganno, non c’è qualche cosa che lui ci nasconde. Lui si apre a noi, si comunica a noi, irradia su di noi.
Apriamo l’anima nostra a pensieri di pace. Apriamo l’anima nostra a pensieri di amore. Non pensiamo che l’amore lo devono esprimere gli altri, solo gli altri. Come quando diamo la colpa di tutte le cose agli altri. Pigliamoci anche noi le nostre colpe. Miglioriamo noi stessi.
Questo «anno della Riconciliazione» ci porti a uno sviluppo di amore, a uno sviluppo di dono, a una carica meravigliosa di cose buone e sante. Ogni giorno è Natale! Ogni giorno dobbiamo ricevere la luce. Ogni giorno dobbiamo fare il nostro cammino. Diceva Gesù: “Chi cammina dietro di me non cammina nelle tenebre. Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12).
Questo «anno della Riconciliazione» ci porti a uno sviluppo di amore, a uno sviluppo di dono, a una carica meravigliosa di cose buone e sante. Ogni giorno è Natale! Ogni giorno dobbiamo ricevere la luce. Ogni giorno dobbiamo fare il nostro cammino. Diceva Gesù: “Chi cammina dietro di me non cammina nelle tenebre. Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). Persuadiamoci proprio bene, irrobustiamoci nella fede, camminiamo nella sua grazia, viviamo nel suo amore, perseveriamo in quella che è la sua strada di misericordia.
Questa notte ognuno di noi deve realizzare non una consuetudine, non una tradizione; deve realizzare un incontro, un incontro di comunione profondo e grande col Signore. Oggi dobbiamo cominciare anche noi ad andare a Betlemme. Dobbiamo cioè cominciare a perseverare nel nostro cammino verso il Signore con decisione, persuadendoci delle nostre manchevolezze e volendo fare molto di più, molto di più con quell’ardore, molto di più con quello slancio che il Signore ci domanda!
E così ci facciamo gli auguri di «Buon Natale» ma non come fanno gli auguri coloro che non credono o coloro che con superficialità dicono delle cose che non sentono. Facciamoci l’augurio di essere convertiti a Dio, pronti a fare il bene, a farlo tutto, a farlo con perseveranza e con umiltà. A fare il bene attorno a noi, con quelli che vivono con noi, con quelli che relazionano con noi. Migliorare. Migliorare sempre per arrivare a inginocchiarci davanti al Bambino Gesù e ricevere da lui la promessa: “Chi crede in me anche se morto vivrà” (cfr. Gv 11,26). Vogliamo vivere nella sua luce, vogliamo vivere nella sua grazia, vogliamo vivere nella sua missione.
Omelia di Natale, messa del giorno.
Senza Gesù non c’è una risposta a nessun perché
Is 52, 7-10; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18.
È la parola degli angeli che dobbiamo meditare e portare nella nostra vita: “Vi annuncio una grande gioia. Vi è nato il Salvatore” (Lc 2,10-11), perché è solo in Lui che gli uomini possono avere la salvezza. Ma cosa vuol dire «salvarsi»? Vuol dire che la vita presente deve avere un valore e deve avere un valore per se stessa e deve avere un valore in proiezione dell’eternità altrimenti, se non abbiamo Gesù, non abbiamo nessuna salvezza! Tornano le parole di un celebre scrittore: si nasce – diceva − si nasce senza un perché, si trascina l’esistenza in qualche maniera e si muore per caso. Tutto lì l’uomo? Tutto lì il valore dell’uomo, la grandezza dell’uomo?
Come abbiamo bisogno di capire questa parola così semplice e così ripetuta: «Salvatore»! Lui, Gesù, è il Figlio di Dio, è la misericordia di Dio che si è resa visibile. È tutto! Senza Gesù non c’è una risposta a nessun perché. E saremmo dei fanciulli, dei fanciulli svagati e irriflessivi se non ci pensassimo fino in fondo. Noi cristiani dobbiamo accrescere grandemente la nostra fede, perché senza una grande fede non possiamo né salvarci, né aiutare i nostri fratelli a salvarsi. Saremmo solo degli sbandati e degli illusi.
È la parola degli angeli che dobbiamo meditare e portare nella nostra vita: “Vi annuncio una grande gioia. Vi è nato il Salvatore” (Lc 2,10-11), perché è solo in Lui che gli uomini possono avere la salvezza. Ma cosa vuol dire «salvarsi»?
Abbiamo bisogno di capire che il Natale ci porta questa grazia: è il memoriale della nascita di Gesù, ci porta cioè la grazia di capire quanto è preziosa la sua nascita, la sua venuta, quanto è preziosa la sua presenza tra di noi. Noi abbiamo bisogno di portare a Lui tutta la nostra esistenza, di portare i nostri dolori e le nostre gioie, il nostro lavoro e il nostro travaglio, le nostre preoccupazioni di oggi e di domani. Abbiamo bisogno di portare a Lui tutto perché Lui benedica tutto, perché Lui innalzi tutto, perché Lui dia alla nostra vita un senso ben preciso e ben alto. Bisogna che portiamo a Gesù. Auguriamoci che questo Natale porti al nostro cuore un soffio di questa speranza viva e grande: la speranza in Gesù. Per questo mettersi in Lui, vivere di Lui, applicare un Cristianesimo autentico e forte.
Abbiamo bisogno di vivificare le nostre giornate perché non incupiscano nella mediocrità, nel vuoto, nel non senso. Bisogna che portiamo a Lui tutti, tutta la nostra società. Desideriamo che tutto il mondo possa accoglierlo e sperare in Lui. Tutto il mondo!
Noi siamo chiamati a fare come hanno fatto gli angeli, ad indicare dove è il Salvatore, dove è, e che Cuore ha, e che potenza ha, e che amore ha! Ecco, riconciliamoci con Lui per essere con Lui una sola cosa.
Scambiamoci i nostri auguri. Sì, auguriamoci di essere veramente il sale della terra, di essere esempio di bene con la nostra vita, col nostro esempio, con le nostre esecuzioni fedeli del dovere, un esempio che è una forza grande che seminiamo nella nostra società. Viviamo di Dio, agiamo in nome di Dio. Cerchiamo di progredire sempre in una generosità senza confini.