Omelia commemorazione dei fedeli defunti.
Noi lo sappiamo: solo Cristo ha spiegato la morte!
Gb 19, 1.23-27; Rm 5, 5-11; Gv 6, 37-40
“Colui che viene a me non lo respingerò” (Gv 6, 37): sono le parole che motivano la grande nostra speranza. Tutti andremo a Lui, Lui ci ha detto, non ci respingerà! Tutti, con la morte, tutti noi che crediamo, noi che vogliamo vivere di Lui, andremo da Lui e Lui non ci respingerà. Il senso cristiano della morte quanto lo dobbiamo soppesare dentro di noi! La morte è una realtà: colpisce, colpisce quando meno ci si aspetta, arriva e dimostra la relatività delle cose di questa terra. Noi lo sappiamo: solo Cristo ha spiegato la morte! Per tutti gli altri è un mistero che non si sanno spiegare e tutto quello che possono fare è questo: cercare di non pensarci; parleranno meno che possono della morte, di uno che è morto diranno: “E’ partito, è andato, è scomparso, è estinto”.
Noi oggi commemoriamo i nostri defunti e sentiamo che non sono scomparsi: sono in Lui, sono nel suo amore, nella sua provvidenza, sono nella sua misericordia. Ecco perché vogliamo ricordarli, ecco perché vogliamo pregare per quelli che ancora sono nel Purgatorio. Sentiamo che non sono degli assenti, sono degli invisibili, sono legati ancora a noi con il loro affetto, con il loro sentimento nella comunione dei santi.
Sono legati a noi, legati perciò pregano per noi, intercedono per noi, perché il nostro cammino non finisca in fallimento, la nostra strada non finisca nel precipizio. Sono con noi le anime sante del Purgatorio, quanto sono legate a noi! Non è un’astrazione, tanto meno è una forma di superstizione. Sono legati a noi perché sono già potenti davanti a Dio, sono gli amici di Dio e se ancora devono terminare la purificazione dei loro peccati, delle loro contaminazioni contratte in questa terra, sono sempre gli amici di Dio e quindi hanno particolare valore nelle loro sofferenze.
“Noi li ricordiamo allora, li ricordiamo con affetto e ci affidiamo alle loro preghiere.”
Noi li ricordiamo allora, li ricordiamo con affetto e ci affidiamo alle loro preghiere.
E poi sentiamo che anche noi dobbiamo dare. Possono pregare per noi ma la pena del loro peccato devono scontarla e noi possiamo ricambiare la loro carità e, nel vincolo della carità, donare qualche cosa: le nostre preghiere, soprattutto la santa Messa, offrire Gesù, applicare i meriti infiniti di Gesù che nell’Eucarestia si mette nelle nostre mani. Durante la Messa, infatti, Gesù diventa nostro e noi possiamo offrirlo al Padre, offrirlo per tutta la Chiesa, per i peccatori di questa terra, per quelli che sono in Purgatorio.
La Chiesa ci dà inoltre la possibilità dell’indulgenza: guardiamo oggi di acquistarla, guardiamo di acquistare quella che si può lucrare in questi otto giorni. Sentiamo che è un nostro dovere perché sono fratelli, è un nostro interesse perché ci ricambiano abbondantemente, perché sono, come dicevo, davanti a Dio come amici.
È una nostra gioia collaborare a lenire le sofferenze del Purgatorio perché sono gravissime e perché si prolungano. Oh, questa gioia della comunione di tutti in Cristo, di un aiuto scambievole per cui gli uni agli altri siamo necessari! Oh, come trionfa abbondante la redenzione del Cristo attraverso tutti, anche attraverso noi! Cerchiamo allora che questo giorno dei morti non passi invano ma ci faccia sentire viva, forte la problematica dell’eternità. E prepariamoci bene perché quello che resta è quello che abbiamo fatto per il Signore.
La devozione più antica della nostra Parrocchia è la devozione alla Beata Vergine del Carmine, è l’invocazione alla Madonna per i defunti. Guardiamo di vivere questa tradizione e di sentire che, alle sue basi, c’è una grande verità teologica che dobbiamo frequentemente meditare e attuare attraverso i mezzi che il Signore mette a nostra disposizione.