Omelia Ascensione del Signore
Il segreto dell’alpinista
At 1, 1-11; Ef 4, 1-23; Mt 28, 16-20.
L’avvenimento dell’Ascensione, un avvenimento tra i più importanti della storia della nostra salvezza. Guardiamo con stupore, con ammirazione, con gioia il Signore che sale al cielo. Dice: “Alzate le mani, li benedisse. Ed era portato verso il cielo” (Lc 24, 50-51).
Oh, quelle mani che benedicono prima che sensibilmente vengano rapite! Oh, quelle mani in benedizione siano proprio il segno del suo amore, della sua tenerezza, della sua promessa! “Io vado a prepararvi un posto” (Gv 14,2). “Se io non vado lo Spirito non verrà a voi” (cfr. Gv 16,7). Come è disceso dal cielo per nostro amore, per nostro amore è salito al cielo. È là per intercedere per la nostra salvezza. È là per essere più vicino a tutti, per essere più efficace e più presente in tutta la Chiesa. È là e noi dobbiamo ringraziarlo.
E oggi è una festa di gioia proprio per questo: perché sentiamo che il nostro Mediatore e Intercessore è sempre presso il Padre per il nostro bene, per la nostra crescita e per il nostro distacco, perché la nostra crescita deve verificarsi nel nostro distacco dalle cose di questa terra, dalle cose materiali, dalle cose stupide che troppe volte cerchiamo e veneriamo. Quante volte lo diciamo: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”! (Mt 5,3). Beati cioè quelli che sanno valutare bene le cose, che sanno mettere prima le cose che valgono tanto, poi le altre cose.
Sicché il nostro proposito deve essere ben preciso e ben forte: noi dobbiamo mirare al cielo, perché la nostra patria è là, il nostro tesoro è là, là si trova la vera nostra pace. Dobbiamo vivere intensamente la vita di tutti i giorni, viverla come l’alpinista vive le scalate: l’alpinista mira in alto, vuole raggiungere la vetta, però non trascura nulla proprio per questo; è così per noi.
In questa festa dell’Ascensione ognuno di noi deve vedere come corrisponde a questo piano del Signore, a questo suo progetto per cui vuole che le cose di questo mondo siano una scala per salire in alto, non un vischio per rimanere ancorati. Vuole che le cose di questo mondo sappiano parlarci di Lui, della sua provvidenza, della sua tenerezza; vuole che le cose di questo mondo siano una meravigliosa donazione che dimostri tutta la sua grandezza.
Sicché il nostro proposito deve essere ben preciso e ben forte: noi dobbiamo mirare al cielo, perché la nostra patria è là, il nostro tesoro è là, là si trova la vera nostra pace. Dobbiamo vivere intensamente la vita di tutti i giorni, viverla come l’alpinista vive le scalate: l’alpinista mira in alto, vuole raggiungere la vetta, però non trascura nulla proprio per questo; è così per noi.
Dobbiamo santificare la nostra giornata, la nostra vita. le nostre occupazioni. Dobbiamo sentire viva la carità verso tutti, perché tutti siamo in cordata e tutti ci dobbiamo aiutare e tutti dobbiamo impegnarci e tutti siamo figli del Padre. Impegnarci vuol dire superare i nostri egoismi, i nostri momenti di impazienza e di orgoglio e procedere con forza perché tutto, ce lo insegna la Scrittura, le cose tristi e le cose liete, la vita e la morte sono per lui, sono strade per Lui, perché “dove sono io voglio che siate anche voi” (cfr. Gv 14, 3).
Pensate! Pensate in questo giorno dell’Ascensione: “Dove sono io, voglio− voglio! la sua parola è efficace − voglio che siate anche voi”.