Omelia III Domenica di Quaresima, 15 Marzo 2020, don Benedetto Usai
‘Suscita in noi la sete del Cristo, che si è offerto a noi come sorgente di acqua viva.’
In una mattina di questa settimana, durante la liturgia delle lodi, ci siamo rivolti al Signore, assieme a tutta la Chiesa, con questa invocazione: < Suscita in noi la sete del Cristo, che si è offerto a noi come sorgente di acqua viva. >
Suscita, cioè alimenta con la tua grazia, il desiderio di Cristo perché la nostra umanità ferita dal peccato si fermi in Lui e ricominci a vivere. Come quando un naufrago, dopo essere stato sballottato dalle onde nel mare in tempesta, viene rigettato con violenza sulla terra ferma: si sveglia, prende coscienza di se’, e ringrazia di essere vivo. Poi…ricomincia a vivere.
La donna samaritana, prima dell’incontro con Gesù, vive la stessa impotenza. ‘Dammi da bere’ è il pertugio che Gesù sceglie per incontrarla, per fare luce nella sua vita ferita, perché diventi luce per tutti quelli che incontrerà.
‘Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo’.
La bellezza del Signore sta’ nella sua pedagogia di carità, che si rivela efficace solo se gli consegniamo la verità della nostra vita, per essere da Lui dissodata in vista di una semina nuova. Non temiamo di dirci chi siamo, di riconoscere le nostre miserie e di presentargliele inermi.
‘Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi’. Siamo peccatori, bisognosi di Misericordia, i più amati.
Abbiamo mai vissuto questo incontro di salvezza? Gesù si ferma, parla con lei, si interessa della sua vita; la conosce già, abbraccia le sue pene e non la giudica; si annuncia, non si impone, suscita la sua libertà. ‘Le dice Gesù: “Sono io, che parlo con te”. In quel momento giunsero i suoi discepoli’.
In questi giorni di prova e di benedizione, facciamo memoria del momento preciso in cui Gesù si è affiancato a noi e ci ha chiesto da bere.