Omelia 19 Marzo 2020, II Domenica di Pasqua, Domenica della Divina Misericordia
‘Pace a voi’
È come il riverbero della corda di uno strumento musicale, che pizzicata con leggerezza, rilascia nell’aria un suono dolce e prolungato che va pian piano a spegnersi. Una parola che è un augurio di bene, ma non solo, è la vita che cerchiamo, è Gesù risorto che ha ripreso a parlare dopo aver effuso il suo spirito dall’alto della sua croce. ‘O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di Te ha sete l’anima mia’ (sal 62,2); come san Tommaso, che vuole vedere e vuole toccare, facendosi eco per tutta l’umanità. Spesso siamo stati severi con lui, accusandolo in cuor nostro di ingratitudine, sopratutto nei confronti degli apostoli. Gesù al contrario, premia con larghezza la sua presunta poca fede, donando a ciascuno di raccogliere se stesso in quell’incontro di salvezza che non finisce più.
Quand’e’ che anch’io sono san Tommaso? Quando guardo le mani ferite di Gesù, e appoggio, con ancora troppo pudore, il mio palmo sul suo fianco? Ogni volta che mi fermo a contemplare le mie ferite, le mie infedeltà, le mie sofferenze, le mie sconfitte, le mie umiliazioni, le mie incomprensioni, senza ritrosia o scandalo, ma con la Compassione e la Misericordia di Cristo Risorto. Dove c’è la morte, la mia morte, Gesù attende di incontrarci. È Lui stesso che mi prende in disparte, mi fa sedere e mi dice: ‘Guarda, questo sei tu, questo sono Io…e sono Risorto’. Non c’è più distinzione tra me e Gesù, Lui è uno con me, la sua Vita è anche la mia. La sua Misericordia, è la vita nuova dell’uomo vecchio, il bisogno che invoca di essere soddisfatto, abbracciato e consolato.