V Domenica di Pasqua omelia di don Pietro Margini, anno B

V Domenica di Pasqua, omelia. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990),nella preghiera e nella meditazione delle letture della V domenica di Pasqua per vivere con frutto questo tempo prezioso.

At 9, 26-31;1 Gv 3, 18-24; Gv 15, 1-8

È la vita meravigliosa che ci ha comunicato Gesù risorto il tema della nostra riflessione di oggi.

Dobbiamo riflettere su quanto preziosa è questa vita, su come questa vita è nata dalla morte del Cristo, dal suo sacrificio, dalla sua offerta, e su come questa vita sia la nostra gloria, sia la nostra ricchezza, sia la nostra speranza perché questa vita, che Gesù risorto ha diffuso, è vita di risurrezione e ci conduce alla gloria eterna.

Cerchiamo di ascoltare fino in fondo le parole di Gesù, soprattutto tre parole che sono ripetute con insistenza.

La prima: “Rimanete in me”; è la sua esortazione forte, vigorosa. Sette volte lo ripete in questo brano: “Rimanete in me”.

Le seconde parole: portare frutto. È una vita feconda, è una vita che si comunica. Questo invito si ripete sei volte.

E, poi, le altre parole: “In me”; anche queste, sottolineate fortemente, le ripete cinque volte. Oltre alla nostra vita fisica, oltre alla nostra vita spirituale, la nostra fede ci dice che vi è una vita soprannaturale, partecipazione alla vita stessa di Dio, che ci è stata comunicata da Gesù. È una vita talmente grande, è una vita talmente ricca che val la pena di sacrificare tutto per poterla avere e per poterla crescere. Gesù più volte lo sottolineerà quando parla del regno di Dio che è ricerca, del regno di Dio che esige da ognuno anche i sacrifici umanamente più cari.

È una vita che dobbiamo accrescere attraverso l’umiltà del sacrificio. Gesù dirà: è necessario potare; c’è una misteriosa provvidenza di Dio in quest’ordine: “Ogni tralcio che porta frutto – notiamo bene le parole: colui che ama Gesù si prepari alla prova! – ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto”. Ed è in quest’ordine che dobbiamo capire le altre due letture.

Se, in queste parole del vangelo, diciamo che dobbiamo vivere della vita di Gesù, nella seconda lettura san Giovanni ci esorta dicendo: devi approfondirti nella fede. La fede non è una semplice conoscenza, ma è una conoscenza nell’amore: “Questo è il suo comandamento: che crediamo e che amiamo”; che amiamo lui, il Padre, insieme col Cuore di Gesù, e che amiamo i fratelli.

Nella prima lettura abbiamo l’esempio di Paolo che testimonia coraggiosamente la sua fede. Bisogna vivere, bisogna credere, bisogna difendere coraggiosamente e testimoniare. Allora veramente, sull’esempio di Paolo, noi daremo frutto. Il frutto non è nelle parole, ma nelle opere; il frutto non è semplicemente nella devozione, ma è nell’amore ai fratelli, nella difesa coraggiosa della fede in mezzo a mille circostanze, nella trasformazione del nostro lavoro in un’opera soprannaturale.

Se abbiamo la vita di Gesù non possiamo più vivere una vita semplicemente di uomini, di uomini onesti. Si richiede molto di più da noi! Si richiede di vivere sull’esempio di Gesù in una comunione profonda con lui.

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