IV Domenica di Pasqua, omelia. Accompagnati dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.
At 4,8-12; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18.
È scoprire fino in fondo la nostra realtà. È capire che siamo figli di Dio, perché il Signore ci ha riscattato dalla schiavitù del peccato e ci ha chiamati a una vita nuova. Il Signore ci ha chiamato perché ci ama. “Quale grande amore ci ha dato il Padre”, soggiunge l’apostolo Giovanni. Quale grande amore!
Il suo amore è questo: è la grande dignità che abbiamo, è il grande mistero della grazia scesa nei nostri cuori. Ed è ancora questa presenza invisibile ma così evidente di Gesù che, Buon Pastore, non ha abbandonato il suo gregge, ma è sempre in mezzo a noi. E sentiamo che cosa vuol dire essere in mezzo a noi: egli offre la sua vita per noi, egli offre il suo cuore a noi, egli ci difende.
La vita ha la sua grande sicurezza in questa presenza e in questa offerta. In questa presenza perché il Signore ci ama uno a uno. I nostri problemi, le nostre ansie, le nostre preoccupazioni non gli sono ignote. Noi diciamo giustamente che Gesù ci ama, che Gesù si interessa di ognuno di noi come se fossimo i soli al mondo e si dovesse preoccupare solo di noi. Il Signore ci ama e si offre per noi. La Messa è il suo continuo offrirsi, è il rinnovarsi continuo del suo sacrificio per la salvezza di tutto il mondo.
Ecco: la nostra relazione col Signore non può, non deve, essere una relazione anonima. Tu hai un nome: lui ti chiama per nome. Lui ha il suo nome e vuole che tu stabilisca con lui una relazione personale.
Per alcuni Gesù è troppo lontano, è una divinità che a loro sembra molto distante. No!
Questa domenica del Buon Pastore ci sottolinea come Gesù vuole con noi una vita profonda di comunicazione.
È in questo senso e con questa forza che dobbiamo costruire la nostra preghiera. La nostra preghiera per essere vera e giusta, deve essere una preghiera personale, cioè una relazione tu a tu, una relazione di amicizia, una relazione di amore, una relazione basata sulla fede, sulla sicurezza del suo amore, della sua bontà.
Il Signore ha sottolineato tante volte nelle sue esortazioni come la nostra preghiera deve essere confidente, pienamente confidente, totalmente confidente. Una preghiera fervida non può che essere così. E, allora, è ascoltata; e, allora, non si può nemmeno dubitare lontanamente che non venga accolta. Se ci ama tanto, se è vicino a ognuno di noi, siamo sicuri: ci darà quanto è bene per la nostra anima, quanto è bene per il nostro progresso spirituale.
Ecco, ritempriamoci nella confidenza; pensando a Gesù, quello che ci deve rallegrare di più è proprio questa sicurezza: lui ci vuole vicini a sé, lui ci vuole in uno slancio così grande di carità, lui ci ama con una tenerezza che addirittura è inimmaginabile. Oh, la tenerezza del Cuore di Gesù! Se noi la scoprissimo, se veramente la facessimo base di tutta la nostra vita cristiana!
Ecco, sia questo, mi pare, il motivo di riflessione che facciamo oggi per il nostro bene, per la nostra gioia, per l’affermarsi della nostra vita cristiana.