“HO VISTO DIO IN QUELL’UOMO” GABRIELE RICORDA DON PIETRO

Inaugurazione spazio espositivo don Pietro Margini

Gabriele Beltrami, il nipote di don Pietro Margini, traccia un ritratto di don Pietro così come i famigliari lo hanno conosciuto nell’intimità della loro casa come uomo di Dio. La speranza che condivide per questo luogo è che possa essere un’occasione per incontrare Dio attraverso don Pietro.

“HO VISTO DIO IN QUELL’UOMO”.

Questa frase ci richiama il santo Curato e precisamente quando un avvocato anticlericale va ad Ars sperando di ridere a spese di “quell’ignorante del parroco”. Ma torna a casa convertito. Agli amici che gli chiedono: “Ma dunque che cos’hai visto ad Ars?”, risponde: “Ho visto Dio in quell’uomo!”

Penso che il senso di questo luogo, di questa iniziativa vada oltre la stima, l’ammirazione, l’affetto per don Pietro, il senso vero e più profondo è quello di cercare e trovare Dio attraverso quest’uomo. Questa persona è così attrattiva, così affascinante, così convincente perché ci fa sentire vicini a Dio, perché attraverso lui siamo più ben disposti verso Dio e verso le cose di Dio, ne cogliamo più facilmente la bellezza, l’importanza, l’essenzialità.

Mi è stato chiesto di accennare a quella che è stata l’esperienza di famiglia con don Pietro come luogo d’incontro con lui, alla vita in canonica fuori dai momenti di attività pubblica, per così dire, dagli impegni così numerosi e pressanti.

Ebbene quella frase ha cominciato a ronzarmi in testa e tornando con la memoria a quegli anni, il significato di quella affermazione, quel senso lo trovo davvero il più appropriato, il più consono, il più reale.

Don Pietro sì aveva aspetti di umanità spontanea, di familiarità come tanti, di gesti assolutamente comuni. Ne cito alcuni:
  • scherzava e giocava con noi nipoti quando eravamo bambini, ricordo le corse nel corridoio della canonica con lui che cercava di prenderci ostacolandoci il passaggio
  • chiacchierava e rideva amabilmente nel dopo pranzo e nel dopo cena venendo in cucina dove si mangiava noi suoi famigliari dopo aver parlato durante i pasti con i suoi curati
  • in occasione delle festività poi ci si tratteneva più a lungo tutti insieme chiacchierando di qualunque cosa
  • accudiva con molta cura, precisione e competenza le piante nel giardino della canonica, sua grande passione, facendosi aiutare e coinvolgendo qualcuno di noi
  • poi vi erano altre occasioni a seconda del tempo dell’anno: i primi anni quando ancora l’organizzazione parrocchiale era agli inizi e quindi era coinvolto di più mio padre come a Natale per il presepio in chiesa, il carnevale dei bambini, il giovedì santo con la preparazione in chiesa per gli apostoli, i campeggi estivi, gli esercizi ecco erano tutte occasioni condivise in famiglia, se ne parlava, “come facciamo don Pietro?” e da lui venivano le dritte, i commenti, le correzioni.
  • Intanto in tutte queste cose sempre, ma sempre, usciva il suo gusto per il bello, per le cose nobili, fatte bene, fatte a regola d’arte, non si accontentava del fare per fare, del ‘buttar sù’, e poi, comunque, sempre manteneva quel senso di cordiale austerità che ti rimandava a Dio, mai abbassava il livello di quel rispetto, di quella dignità che compete ad un sacerdote, sempre con la sua talare in ordine portata con naturalezza ma anche con profondo rispetto di quello che esprimeva: l’uomo di Dio
Scorrendo nella memoria i tanti momenti vissuti in semplicità, le occasioni di rilassatezza, le chiacchiere, i momenti di difficoltà, i discorsi da cui trarre un insegnamento, sempre ricordo questo richiamo a Dio, Dio era il centro dei suoi interessi, Dio il suo habitat, Dio l’amico, Dio il rifugio a cui tornare.

Stava un po’ con noi ma poi si ritirava nel suo studio di fianco alla sua camera e là tornava in Dio, a colloquio con Lui, in Sua compagnia.

Davvero per don Pietro si è realizzato l’invito : “parlare in continuazione di Dio con tutti o parlare con Dio”.
Con don Pietro avevamo familiarità, confidenza, spontaneità ma il senso, per così dire, di sacralità non veniva mai meno.

Poi con i miei genitori, mia madre in particolare, aveva una confidenza e naturalezza tutta speciale che non poteva essere replicata con noi suoi nipoti da bambini, da adolescenti, da ragazzi.

Ecco dunque dal semplice incontro in famiglia, qualunque esso fosse, la sua persona era un continuo richiamo a Dio, un costante comunicare Dio, un far trasparire sempre il suo Signore.

“Ho visto Dio in quell’uomo” e allora penso che quella vita di famiglia, quella quotidianità, in piccolo, in una modesta esperienza, sia il modo con cui Dio ama relazionarsi con l’uomo, di fare famiglia con lui, il modo con cui Dio si fa incontrare, conoscere, amare dall’uomo e credo, e spero, che questo luogo sia un’occasione preziosa per trovare Dio attraverso don Pietro!

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