Inaugurazione spazio espositivo don Pietro Margini
Don Luca Ferrari inaugura lo “Spazio don Pietro Margini”. Ci invita: ” qui, in questo luogo, vogliamo sperimentare nell’incontro con don Pietro ciò che un Padre offre ai suoi figli: una casa. Dopo tanti anni esiste ancora una famiglia che si riconosce generata dalla sua paternità sacerdotale, ecco perché abbiamo sentito l’esigenza di abitare uno spazio dove riconoscere la sua presenza paterna e materna.”
INAUGURAZIONE SPAZIO DON PIETRO MARGINI
Gazzaro, 5 gennaio 2019
Accanto al centro studi don Pietro Margini che ha trovato la sua sede, oggi nel giorno del suo compleanno (ne avrebbe 102) abbiamo la gioia di inaugurare un nuovo spazio:
Perché uno “Spazio don Pietro Margini”? Perché il nostro modo di incontrare e conoscere le persone è collocato nel tempo e nello spazio. Abbiamo già sperimentato, attraverso la conoscenza, lo studio e la meditazione dei suoi scritti come il tempo sembra quasi annullarsi. Certamente ognuno è uomo del suo tempo, assume gli accenti, i modi e le forme proprie dell’ambiente in cui si è formato e vive. Tuttavia, se tante parole che ascoltiamo scorrono senza lasciare in noi apparente traccia, altre ci interpellano, altre ancora ci illuminano e riscaldano a distanza di anni. Così ci è capitato con don Pietro: riascoltare oggi le sue parole è fare esperienza di un incontro, anche da parte di chi non lo ha conosciuto. L’attualità di queste è frutto dello Spirito.
Anche lo spazio ha un valore: c’è una grazia del tempo e una grazia del luogo. Sentiamo oggi ancor più che nel passato il bisogno di spazi in cui incontrarci ed incontrare. Ed incontrare persone che ci facciano sentire a casa, che ci introducano nel mistero della famiglia come grembo e come immagine del futuro a cui siamo chiamati in Dio. Gesù stesso parla del Regno come la Casa del Padre mio.
Qui, in questo luogo, vogliamo sperimentare nell’incontro con don Pietro, ciò che un padre offre ai suoi figli: una casa. Se, dopo tanti anni, esiste ancora una famiglia che si riconosce generata dalla sua paternità sacerdotale, ecco perché abbiamo sentito l’esigenza di abitare uno spazio dove riconoscere la sua presenza paterna e materna.
Ho pensato di farci aiutare abbondantemente in questa giornata da Bernardo di Chiaravalle, mistico dottore della Chiesa al quale don Pietro era particolarmente legato, riguardo al cuore sacerdotale:
“Non avrebbero tale fiducia se non conoscessero bene la loro madre. Imparino da questo quei prelati, i quali vogliono sempre incutere timore ai loro sudditi e raramente si preoccupano di cercare il loro utile. Imparate voi che giudicate la terra. Imparate che voi dovete essere madri, non padroni dei vostri sudditi; studiatevi di essere più amati che temuti; e se talora c’è bisogno di una certa severità, sia questa paterna, non tirannica. Mostratevi madri con la tenerezza, padri nella correzione.”
Come non riconoscere in questo brano che certamente don Pietro aveva meditato fin dalla giovinezza e proposto ai suoi figli: “vi ho amato con l’amore di un padre che faceva fatica a nascondere la tenerezza di una madre”
E prosegue ancora Bernardo: “Perché fate gravare il vostro giogo su coloro dei quali dovete piuttosto portare i pesi? Perché il bambino, morso dal serpente, rifugge dal ricorso al sacerdote, al quale doveva piuttosto correre come al seno della madre? Se siete spirituali, istruite i fedeli che sono in questa condizione in spirito di bontà, considerando ciascuno che anch’egli può essere tentato”.Queste parole ancor oggi ritornano spesso nel magistero di papa Francesco.
Per conoscere la grandezza del cuore di un pastore, e di don Pietro in particolare, più degli scritti o delle parole parlano le persone. L’auspicio è che questo luogo sia vissuto dai testimoni anzitutto. Diventi un luogo di incontro, dove fare esperienza di una presenza ancora tanto cara e operosa: “Voglio passare il mio Paradiso a fare del bene con voi”.
Una bella “lettera scritta” di don Pietro è rappresentata dalle persone che ci hanno preceduto nel segno della fede: molte di loro ci hanno generato all’esperienza di comunione che viviamo ancor oggi. Sono dunque nostri fratelli, padri e madri, giovani, adulti e anziani. Abbiamo voluto dedicare loro una importante finestra, che ci affaccia su quella “santità ordinaria”, letteralmente “della porta accanto”. Abbiamo vissuto tra santi! Papa Francesco, in un testo recentemente pubblicato, ha sollecitato a diffondere la loro conoscenza. Siamo grati al Signore che ce li ha dati: ci hanno mostrato il suo volto e ci aiutano a riconoscere la Chiesa per ciò che è e dev’essere, una vera famiglia di figli di Dio. Don Pietro ci ha donato molti di questi amici e, dopo di lui, altri ancora sono entrati nella sua e nostra storia.
Nell’ultima stanza del luogo che andiamo ad inaugurare, trova spazio la sala dedicata a ciò che l’opera nata da don Pietro ha generato dopo il suo saluto. Sarà questo il luogo in particolare dove la sua paternità continuerà in modo eloquente ad introdurci nel mistero di Dio e dell’uomo, interpretando il tema che ogni anno il Movimento vorrà affrontare. Potremo qui in particolare incontrarci ogni volta che lo desideriamo, perché sia davvero uno spazio vivo dove ritrovare la sua presenza.
Quest’anno in particolare accoglieremo l’immagine di Maria che don Pietro ha sempre portato con sé, nella sua camera. Si tratta della Madonna dell’Eucaristia che egli aveva nella sua camera. Così lo stesso don Pietro parlava di quell’immagine: “[…] Spieghiamo anche il santino pasquale: la “Madonna dell’Eucarestia”. Molto spesso le apparizioni di Gesù nell’Eucarestia sono avvenute con Gesù fanciullo, perché il rapporto è un rapporto di nascondimento, di piccolezza. L’Eucarestia ci porta Gesù nascosto, come Betlemme. C’è un intenso rapporto tra Betlemme e l’Eucarestia.
Perché la Madonna dell’Eucarestia? Perché è la Madonna con Gesù Bambino, con Gesù Bambino che mostra il cuore, cioè parla del miracolo dell’amore, dell’amore che si annienta. L’Incarnazione è un mistero di annientamento, perché è Dio che si fa creatura, è Dio che va vicino al niente, perché la creatura è un niente. Questo mistero di nascondimento è un mistero di amore che continua, come continua anche la missione della Madonna: è Lei che ci ha dato Gesù a Betlemme ed è Lei che continua a darcelo nell’Eucarestia. Ecco perché abbiamo fatto il santino della “Madonna dell’Eucarestia”. La statua[1], riprodotta nell’immagine, viene dalla celebre scuola di spiritualità, la scuola di San Sulpizio, di Parigi. Spiegarla agli altri: la Madonna che dà Gesù e aiuta il sacerdote.”
Un ringraziamento particolarissimo va a Gianni Spaggiari che ha pensato di collocare qui il dono prezioso che don Pietro stesso aveva voluto fargli di quell’immagine.
Concludo tornando alle parole di san Bernardo, pensando a Maria come madre della Chiesa e a don Pietro:
“Verso quel luogo, dunque, tutti ugualmente corrono. Chi? Le anime rese ferventi dallo Spirito. Corre la sposa, corrono le giovinette; ma colei che ama con più ardore corre più veloce, e arriva prima. Arrivando, non solo non riceve un rifiuto, ma neppure la si fa aspettare. Senza indugio le viene aperto, come a una della famiglia, come a una carissima, come a colei che è particolarmente diletta e singolarmente cara. E le giovinette? Seguono da lontano, poiché, essendo ancora inferme, non possono correre con devozione pari alla sposa, né imitare il fervore e il desiderio di lei: e perciò, arrivando più tardi, restano fuori. Ma la carità della sposa non la lascia stare tranquilla, né la rende insolente, come succede d’ordinario, per i suoi successi, in modo da dimenticarsi di esse, ma piuttosto le consola, esortandole alla pazienza, onde sopportino più facilmente sia il rifiuto alloro ingresso, sia l’assenza di lei. Infine, comunica loro la gioia che essa ha provato, perché anch’esse godano, persuase che non è a loro estranea qualsiasi grazia che venga conferita alla madre. La sposa, infatti, non si preoccupa di progredire in modo da trascurare le sue figlie, né crede che questi suoi progressi si debbano realizzare a loro danno. Per quanto, perciò, la differenza dei meriti sembri distanziarla da esse, certamente per la carità e l’amorosa sollecitudine essa rimane sempre con loro.”
[1]Tale statua era particolarmente cara a don Pietro che la conservava nella sua camera. Raffigurava la Vergine nell’atto di mostrare Gesù Bambino con il piccolo cuore ardente.
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