Attraversiamo tante porte, alcune ogni giorno, altre ogni tanto, altre ancora magari sogniamo di farlo ma non si apriranno mai per noi. Ogni venticinque anni per il Giubileo, e straordinariamente anche in qualche altra occasione, si apre per noi la “Porta Santa”. Giustamente, si cerca di dare a tutti la possibilità di vivere questo passaggio: l’ingresso a una vita rinnovata in Cristo. Per questo si moltiplicano le “porte sante” e i “luoghi giubilari” dove è possibile fare esperienza della misericordia e dell’amore di Dio che tutto rinnova. Potremmo anche chiederci se troppi luoghi non corrano il rischio di svilire il valore del segno, ma è meglio cogliere la provocazione e lasciarci interrogare su quali soglie varchiamo spesso con abitudine e quasi senza accorgercene, quando invece hanno la forza di richiamarci la verità più grande della nostra vita.
Non solo per il Giubileo: sempre quando entriamo in una chiesa, quando andiamo a casa di una famiglia amica o di amici della nostra comunità, quando rientriamo in casa nostra, può e deve risvegliarsi in noi la consapevolezza della nostra identità e appartenenza.
È lì che possiamo vivere nella concretezza della nostra carne il nostro essere e vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo. Lì veniamo fatti e plasmati nell’amore ad essere figli del Padre. Nelle nostre case si concretizzano e prendono forma la nostra chiamata particolare all’amicizia come mistero di comunione a servizio della Chiesa, e la nostra chiamata personale ad essere sacramento dell’amore di Dio, sia per gli sposi che per i sacerdoti e le consacrate. Visitare e ritrovarsi a casa degli amici, aprire la propria casa agli altri, è dare spazio alla presenza del Signore che si prende cura, parla al cuore, corregge, guarisce, rialza e dona speranza. È lasciarsi fare dall’amore di Dio che negli amici assume un volto e uno sguardo, una voce e una forza concreta.
Analogamente alla liturgia e all’Eucaristia, le case degli amici diventano luogo di grazia da cui ripartire, e “porta santa” da riattraversare per essere testimoni e portare in ogni ambito di vita e di lavoro la grazia e la speranza ricevuti in dono.
Don Giuseppe Iotti
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