Cristo è la nostra gioia. Omelia di don Pietro Margini

Omelia XXXIII Domenica del Tempo Ordinario. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Dn 12,1-3; Eb 10,11-14. 18; Mc 13, 24-32.

Dobbiamo meditare su quel giorno, il giorno del rendiconto, il giorno nel quale l’umanità e ogni singola anima dovrà rispondere al giudice supremo.
Dobbiamo meditare molto, perchè viene il Signore e viene nella sua giustizia e nella sua sapienza. Gesù, lo dobbiamo amare o lo dobbiamo temere?
La risposta è facile: dobbiamo amarlo e dobbiamo temere di offenderlo, dobbiamo temere di disgustarlo, dobbiamo temere di non avere quello che Lui domanda.
Troppo spesso dimentichiamo la realtà: il tempo ci è dato giorno per giorno perchè compiamo le opere buone, perchè facciamo quella che è la volontà del Padre Celeste. La vita non è data per un piacere di quaggiù; la vita è data per un piacere di lassù e l’ipotesi di perdere per sempre la vita eterna ci deve rendere vigilanti, pronti, non terrorizzati ma sicuri che il Redentore, che ha sparso il sangue per noi, non ci lascerà senza il suo aiuto e ci userà pienamente misericordia.

Ecco, il Signore ce lo ha detto: “Siate pronti, state sempre pronti. Non perdetevi nelle cose di quaggiù” (cfr Lc 12, 22. 35). Vuol dire: non angustiatevi delle cose di quaggiù; le cose di quaggiù sono sempre relative; le cose di quaggiù sono mezzi per raggiungere le cose di lassù.

Della morte non dobbiamo avere paura se ogni giorno compiamo il nostro dovere. La morte è un incontro: ad un cenno del Padre la nostra anima si separerà dal corpo e il volto del Signore, del nostro Redentore, non diventerà un volto corrucciato. Quello che è importante è che sentiamo come la vita deve essere prova; la vita deve essere servizio, un servizio generoso, umile, veramente impegnato. La vita deve essere una salita e non dobbiamo temere. Non dobbiamopretendere, pretendere di avere una strada facile mentre tutti l’hanno difficile.
Dobbiamo saper superare le tentazioni, le pericolosità del cammino; dobbiamo cercare di essere veramente attenti e l’ispirazione dello Spirito Santo è quella che ci guida.

In questa fine dell’anno liturgico, proponiamoci allora di essere molto, molto vigilanti; proponiamoci di pregare come se fosse l’ultima volta che possiamo pregare quaggiù; proponiamoci di compiere in ogni giornata il nostro dovere come se fosse il primo e se come fosse l’ultimo giorno.

Dobbiamo udire la voce che ci chiama, che si fa sentire fino in fondo al nostro cuore: “Ama e poi fa’ quello che vuoi; ama e donati al Signore; ama e nel tuo amore comprendi tutti, tutti: quelli che si chiamano «i vicini» e quelli che si chiamano «i lontani». Tutti, perchè devi avere il cuore come Cristo e Cristo accoglie tutti, e Cristo aiuta tutti!”. Cristo Signore è il nostro modello, è la nostra gioia.

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