Comunità in dialogo. La profezia dei misteri della luce

Il racconto degli amici della piccola comunità di famiglie “Eucarestia” svela come la scelta di uno dei misteri della luce sia stata profetica

 

All’interno dei Misteri della Luce e particolarmente dell’ultimo, “L’istituzione dell’Eucarestia”, ci inseriamo per una nostra breve testimonianza.

Siamo molto grati per quest’opportunità che ci è stata data perché ci ha permesso di ripercorrere con riconoscenza tutte le grazie e i doni che il Signore ha elargito nella nostra vita di Comunità, nel contesto della nostra amicizia e della comune vocazione alla Comunione.

Siamo la ‘Comunità dell’Eucarestia’, nata nel 1981, quindi ben trentasette anni fa. La nostra comunità è una delle più numerose, essendo costituita da otto coppie, sette delle quali residenti a Sant’Ilario e una residente a Cavriago, a una quindicina di chilometri da qui. Quando ci siamo presentati, abbiamo donato come ricordo agli amici l’immagine di un ostensorio elevato per l’adorazione dei fedeli; vi accenniamo a questo particolare perché si rivelerà come un segno per il nostro cammino.

Sin dall’inizio, Don Pietro ci ha invitato ad approfondire questo grande mistero del Corpo e del Sangue del Signore, del Suo sacrificio nella Liturgia e della sua costante Presenza Reale in tutti i tabernacoli del mondo. Ci ha suggerito lo studio comunitario di testi fondamentali perché sviluppassimo la nostra sensibilità eucaristica e approfondissimo questo grande Sacramento. Sono stati momenti importantissimi per la nostra crescita.

Abbiamo cercato di sostenere questo cammino anche con momenti di preghiera e pellegrinaggi nei luoghi dei miracoli eucaristici e con vacanze comunitarie dove la celebrazione eucaristica fosse il centro.

La nostra comunità ha poi proseguito nel tempo cercando di stare alla luce di questo Mistero: fidanzamenti, matrimoni, sacramenti dei figli, questo filo d’oro è sempre stato presente, il Signore ci teneva legati a sé.

Ora cercheremo brevemente di condividere con voi come il Signore ha operato nelle nostre vite proprio attraverso il dono dell’Eucarestia.

Abbiamo scoperto, pian piano, l’azione educativa di Cristo che si vuole incarnare nelle nostre vite perché si fa cibo: ci invita al dono, ci educa all’amore, ci interpella continuamente e ci chiede di imitarlo con i nostri amici, con tutti. Non ci lascia tranquilli, vuole che sempre ci chiediamo quanto siamo stati “eucaristici”. Educa la nostra umanità.

La nostra vita comunitaria ha incontrato e incontra le sue difficoltà, le incomprensioni, dovute ai nostri difetti, alle nostre fragilità, al nostro orgoglio. Eppure ciascuno di noi ha sempre potuto cogliere negli amici il desiderio della Comunione, a volte espresso con forza, a volte sottinteso o manifestato con gesti concreti. Un anelito che abbiamo sempre sentito necessario alla nostra vita.

Ci sono state e ci sono prove per ciascuna delle nostre famiglie, davvero di ogni forma e dimensione; prove che umanamente ci avrebbero potuto annientare e allontanare gli uni dagli altri, eppure in quei momenti la Comunità ha sperimentato una comunione profonda, una forza nuova, un’intimità che era chiaramente segno del Suo Amore, del Suo desiderio di tenerci vicini a sé e uniti.

Le differenze di sensibilità – accentuate a volte dalla nostra numerosità – si possono superare perché ciascuno ha scelto di volersi aggrappare a Gesù Eucarestia, di voler mettere la sua fragile fede nel Signore, perché solo Lui può salvarci e sanarci. Ciascuno si impegna a mettere la Comunione prima di ogni nostra difficoltà o differenza.

Ci diciamo spesso che è davvero un miracolo del Suo Amore se siamo ancora tutti insieme. Lo abbiamo visto, in particolare, quando la fatica delle relazioni ha minacciato la nostra amicizia e ha tentato di dividerci, quando la diversità delle nostre storie familiari faceva emergere situazioni davvero tanto lontane tra loro. Possiamo davvero dire che il dono del Signore è più forte delle nostre diversità e dei nostri tradimenti. Guardando al nostro quotidiano riconosciamo che il Signore ci ha sempre chiesto di tornare all’essenziale della nostra chiamata.

Siamo una Comunità che ha sempre svolto e svolge tutt’ora compiti di servizio nella Chiesa, sia per la nostra Parrocchia che per il nostro Movimento. Il Mistero Eucaristico ci ha suggerito un impegno di testimonianza, ci spinge a tenere il nostro posto – pur con la nostra umanità difettosa – perché sia visibile il Signore nelle nostre vite ed il suo desiderio di essere dono per tutti.

Con questo spirito abbiamo accolto recentemente la proposta del nostro Parroco di aprire e gestire la Cappella dell’Adorazione Eucaristica Perpetua. Fin dall’inizio di questa ‘avventura’, siamo stati timorosi, dubbiosi, un po’ spaventati per tutto ciò che comportava; ma poi ci siamo presi il tempo – circa due anni – per capire, perché in realtà nessuno di noi voleva tirarsi indietro. Si sono susseguite, da allora, una serie di situazioni molto lontane dalla nostra capacità di programmare e che ci sono parse, fin da subito, quel filo d’oro che il Signore voleva mantenere nelle nostre vite. A volte sembrava che tutto si arenasse, che non ci fossero le condizioni e le persone disponibili; in certi momenti abbiamo pensato che non saremmo riusciti, ma il Signore ci ha fatto capire che l’opera è Sua, non nostra, che Lui la voleva e noi dovevamo solo fargli spazio. Se guardiamo oggi, a quasi due anni dall’apertura della Cappella dell’Adorazione, possiamo dire che è una realtà segnata da indiscutibili segni di un progetto divino. Le nostre diverse posizioni in merito a questo servizio sono state un motivo per stare con i piedi per terra, non sentirci bravi o importanti, ma lasciar fare al Signore che vuole raggiungere tutti. Siamo tutti impegnati nell’Adorazione, alcuni di noi anche nell’organizzazione e, secondo la disponibilità di ciascuno, tutti la sosteniamo.

Vediamo, in questo luogo di preghiera, rendersi concreto l’invito di Papa Francesco di aprire la Chiesa a tutti, così come realizzato in parte il desiderio del nostro Don Pietro che, negli ultimi anni della sua vita terrena, ci chiedeva di arrivare anche ai più lontani. Nella cappella si alternano, infatti, persone di parrocchie diverse e paesi diversi.

L’immagine con cui ci siamo presentati trentasette anni fa ora ha davvero un sapore profetico e, soprattutto, ci invita ad essere infinitamente riconoscenti al Signore che attraverso il suo dono eucaristico ci fa vivere in una magnifica realtà di Comunione, ci tiene stretti a Lui e non ci lascia soli, ci chiede di vivere un apostolato eucaristico più maturo e ci dà la certezza di essere sempre custoditi.

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