32° anniversario della morte di Mons. Pietro Margini
Olgiata, 8 gennaio 2022
Ho vissuto i miei primi vent’anni con la presenza viva di don Pietro e la mia gratitudine verso di lui si estende alle tante persone che si sono lasciati raggiungere dalla grazia di Dio, apportatrice di doni, e sull’esempio di don Pietro e con don Pietro hanno vissuto in una amicizia che si apriva alla prossimità verso gli altri. Un essere attenti l’uno all’altro in una vita di comunione che apriva all’apostolato, al servizio, all’annuncio dell’opera di Dio in mezzo agli uomini.
“Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!”
Se penso a don Pietro non posso pensarlo che insieme ai suoi amici era un tutt’uno sacerdoti, sposi e consacrati uniti per servire il Signore negli uomini presenti. Erano i suoi collaboratori nella gioia. Fare memoria di lui è fare sempre memoria di una comunità, della chiesa.
L’amicizia in noi ragazzi e giovani nasceva come un desiderio naturale a cui tendere perché era bello vedere come si volevano bene ed era ed è bello volersi bene.
La nostra amicizia nasceva dall’incontro tra noi che abbiamo sperimentato nel servizio, nel metterci in una posizione di prossimità nei confronti degli altri. Nella preghiera condivisa sperimentare la reale, forte e calda presenza di Cristo. L’amicizia ci ha introdotto nell’esperienza bella, più bella della vita dove tutto era non solo bello ma possibile e questo sguardo sulla vita, sull’altro ci rendeva presente Cristo come fosse realmente qui tra noi. Nella preghiera, soprattutto nell’eucaristia coglievamo il culmine e la forza del nostro essere presenti l’uno alla vita dell’altro come se fosse una unica vita. La vita dell’altro ancora più bella perché ti rendeva più facile vivere la speranza della propria vita come bella e adeguata perché amata. Perché l’altro era lo sguarda misericordioso e amante della verità, di Dio amante della vita, della mia vita. L’amicizia generava in noi amici questa forza persuasiva di bellezza di ognuno di noi e nell’amicizia ognuno portava volentieri la vita dell’altro, le sue gioie e le sue prove come proprie. Era facile cogliere che dentro tutto, le invidie o le inimicizie o le incomprensioni c’era un amore più grande che purificava e rendeva possibile l’impossibile e desiderabile attrattivo la conversione del cuore di ognuno.
Oggi a più di trent’anni anche attraverso le inevitabili incomprensioni, ferite, divisioni mi pare più chiaro il senso del richiamo nel suo testamento all’unità:
“La mia raccomandazione, il mio precetto è di rimanere strettamente uniti in una carità fervida che supera ogni divisione e ogni contrasto”
Non è tanto un richiamo allo sforzo personale, ad un dovere di appartenenza o apparenza ma la via per scoprire l’unico legame necessario e forte nella vita di ognuno di noi: Gesù. È solo in Lui che si può rimanere uniti, anche se si maturano e percorrono strade differenti. È solo con la sua grazia che possiamo sperimentare su di noi la sua infinita misericordia e lasciarci abitare dall’amore infinito del Padre che ancora oggi e sempre cammina in mezzo a noi:
“Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri.”
La vita di ognuno di noi prende una luce nuova quando sperimenta la forza e la pazienza dell’amore misericordioso del Padre che ci conduce dolcemente nel cammino della vita.
La vita di amicizia che Gesù ha scelto di vivere con i suoi apostoli trova la maturità nella condivisione profonda del cuore e ci genera nella vita di comunione della santissima Trinità.
“Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.” (Gv. 15,15)
Ecco il segreto, il cuore dell’amicizia, di ogni relazione cristiana: condividere la conoscenza, l’esperienza che ho del Padre nata dall’ascolto e dagli incontri che avvengono nella vita. Meditare nel proprio cuore gli avvenimenti della vita come faceva Maria porta a condividere sogni e speranze della vita e genera nuove relazioni tra le persone che le condividono.
Credo che uno degli insegnamenti più importanti che ha compiuto don Pietro sia questa educazione del cuore ad aprirsi e consegnarsi in una confidenza matura e responsabile per discernere e scegliere la via per rispondere all’amore del Padre, consapevoli di essere stati amati per primi da Lui.
Con il salmo della liturgia di oggi possiamo cantare:
“Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda.”
Ognuno di noi come dice l’apostolo Paolo è un salvato!
“Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.”
Noi Cristiani non siamo orfani ma eredi!
Anche noi stasera ringraziamo per l’eredità ricevuta da Dio nella vita di don Pietro e insieme siamo chiamati a saperla trafficare con energia e riconoscenza per portare frutti di vita e di vita eterna.
Commentando il salmo 37 don Pietro diceva:
“Abbiamo tanto bisogno di santi che lavorano nel silenzio e che si impegnano nel servizio.
Crescendo nell’amore e diffondendo l’amore tendiamo alla santità. Prima di riformare gli altri riformiamo noi stessi e facciamoci fedeli alla Chiesa e docili alle sue direttive.”
Potremmo dire, per concludere, che ognuno di noi nel dono della sua vocazione è chiamato ad indicare Cristo presente e Signore della storia. Come Giovanni Battista anche don Pietro ha indicato a molti la via, una via per riconoscere Gesù e seguirlo in letizia di cuore.
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».” (Gv. 13, 34-35)
E di questo che noi stasera rendiamo grazie a Dio.