di Nicola Maiocco
La realtà che ti viene incontro qui in Madagascar, in ogni momento della giornata, è tale da costringerti a resettare continuamente qualsiasi circuito mentale alla base dei tuoi pensieri e dei tuoi ragionamenti … occidentali. Un cambio di prospettiva totale, un capovolgimento ineluttabile dell’ordine delle cose, forse anche preventivamente messo in conto, ma ugualmente spiazzante e disorientante quando lo sperimenti nella concretezza del tuo quotidiano.
Devo però subito ammettere che il passare dei giorni, anche queste pochissime settimane nel mio caso, allena in maniera incredibilmente veloce a modellare la percezione della vita in relazione al nuovo contesto in cui si colloca. E se da una parte capisci che i tanti pugni allo stomaco che quasi ti hanno messo al tappeto al primo impatto non sono certo diventati, per incanto, amichevoli buffetti, dall’altra cominci presto ad assorbirli meglio, magari cercando di elaborarli attraverso filtri nuovi, forse mai utilizzati.
Immagino che di questa straordinaria forza vitale siano portatori oggi i nostri sacerdoti qui nella missione di Manakara, attraverso un impegno bellissimo di evangelizzazione che percorre vie e modalità anche originali e non scontate. Credo che di questa grande ricchezza possiamo ringraziare il Signore, insieme ai tanti malgasci che quotidianamente esprimono una genuina, autentica riconoscenza per Don Luca e Don Simone e, soprattutto, per la Chiesa
Non mi sfugge, però, il rischio che questo allenamento possa rappresentare una sorta di naturale difesa immunitaria della coscienza, della ragione e della volontà. E se ben poco potrà essere il danno che il correre questo rischio può derivare per l’assuefazione di un singolo, occasionale viaggiatore, di ben altri guasti facilmente immaginabili saremo capaci come collettività, come comunità, come popolo.
Diventa dunque necessaria, fondamentale, vitale per un popolo e per una nazione, siano essi il Madagascar ma anche i tanti altri Sud del mondo, una funzione di testimonianza e di memoria, di comunione e di fratellanza, di collaborazione e di sostegno.
Immagino che di questa straordinaria forza vitale siano portatori oggi i nostri sacerdoti qui nella missione di Manakara, attraverso un impegno bellissimo di evangelizzazione che percorre vie e modalità anche originali e non scontate.
Credo che di questa grande ricchezza possiamo ringraziare il Signore, insieme ai tanti malgasci che quotidianamente esprimono una genuina, autentica riconoscenza per Don Luca e Don Simone e, soprattutto, per la Chiesa.