di Nicola Maiocco
12 gen 2022 ore 03.30
Il buzz insistito della sveglia mi conferma che stavolta pare essere quella buona. Si parte per davvero! Per il Madagascar, per la missione di Manakara, per … eh giá, per fare cosa?
Don Lele alla messa di saluto, ieri sera, ci ha chiesto di convertire i nostri desideri perchè sia Lui (non Lui il don, Lui Lui) a condurci in questi due mesi di servizio. Graditissimo il memo, ma credo che, sia per me sia per Mauro, altra diversa aspirazione proprio non si sia mai affacciata alla mente fin da quando, ormai un anno fa, abbiamo deciso di partire. Dunque si parte.
Tampone in regola (che ansia!!!) coincidenza a Parigi beccata al volo – é il caso di dire – con tanto di corsa mozzafiato tra controlli di sicurezza, terminal concepiti a mo’ di escape room, scale mobili ma anche no; ma alla fine siamo dentro. Ci aspettano ancora controlli all’arrivo, il recupero bagagli – sperando siano nel pancione del nostro Boeing – un altro tampone (che ansia!!!), due giorni quarantenati in hotel e finalmente – ce lo saremo ben guadagnato – l’abbraccio con don Luca.
13 gen 2022 ore 20.30
Primo giorno in terra malgascia – anche se per il vero solo sul pavimento dell’hotel, al massimo il terrazzino della camera. Prime scoperte: il caffè se la batte alla grande con tanti bar italiani; gli spaghetti cucinati al dente – evviva; le tante giovani ragazze addette ai servizi con un eterno sorriso e una infinita pazienza per chi, come me, non spiccica mezza parola di francese e figuriamoci di malgascio;
dal balcone della camera, se provi a buttare l’occhio sulla strada, intercetti, addossati al muretto, una mamma che sferruzza a maglia qualcosa da vendere ai passanti – e anche a me quando si accorge della mia presenza – mentre un bimbetto se la canta gironzolandole attorno; qualcuno invece offre pugnali o qualcosa di simile; la rete di distribuzione dell’elettricità é appoggiata a un sistema di cavi e pali di cui é complicato intuire l’originario disegno progettuale ma in ogni caso, perlomeno qui nella capitale, pare assolvere discretamente al proprio compito.
Il clima. Oggi é piacevolmente mite, e un gradevole venticello lo rende ancora più apprezzabile. Qui dovrebbe essere la stagione delle piogge, vedremo se anche qui il cambiamento climatico impone di rivedere certe classificazioni. Dimenticavo: il nostro bagaglio é rimasto in gran parte intrappolato nei meandri del Charles de Gaulle Aeroport Paris. Vabbé, caro Mauro, ci industrieremo nel frattempo in qualche modo; intanto prendiamoci un buon caffè.
14 gen 2022 ore 09.30
Sembra una scena da film polizieschi degli anni 50. Seduti al tavolino di legno e vetro che non ricorda l’ultima volta in cui è stato lucidato, tamburellando melodie improbabili coi nervosi polpastrelli, lo sguardo di tralice verso la reception e l’orecchio puntato a intendere i nostri nomi associati al fatale responso. Interminabili quarti dora si susseguono insopportabilmente lenti e niente che suggerisca se dare un senso posit … ooops! non s’ha nemmeno da pensarla quella parola là, alla snervante attesa. Poi, di colpo: “Mauro, Nicolé! Negatifs!” Alééé Vive la France.
Adesso sembra che tutto possa riprendere ritmo e colore. E infatti si materializzano d’emblée (non preoccupatevi, ho terminato con questo il mio personale vocabolario di termini francesi) Don Luca, la cara Anna Borghi e un giovane accompagnatore, Francois, uno dei nove ragazzi malgasci scelti per il Progetto Universitari di cui domani potremo parlare più a fondo da Moramanga. E ora possiamo davvero cominciare a dire: Madagascar! Col grosso Toyota ci rechiamo a Moramanga, dove saremo ospiti del vescovo Mons. Rosario Saro Vella.
La guida – certo di indubbia maestria – di don Luca ci aiuta a sperare che troveremo il modo di uscire dal ginepraio apparentemente inestricabile del traffico della capitale ma, d’altro canto, alimenta una serie infinita di domande su quali siano, e se esistano, regole univoche a presidio del sistema della circolazione stradale, animale, pedonale in questo fantasioso paese! A occhio, penso che non troveremo risposte.
L’accoglienza a Moramanga é calorosissima. Il vescovo e i suoi collaboratori: Padre Enrique, Padre Laurent e il rettore del seminario ci mettono subito a nostro agio e con l’aiuto delle apprezzate capacità culinarie delle suore malgasce la serata scorre piacevolmente. Mons. Rosario ci illustra con comprensibile entusiasmo, ancora ben vivo dopo 40 anni di missione in questa terra, come sia cresciuta e radicata la sua intuizione di investire risorse energie e fatiche nel campo della cultura e dell’istruzione dei giovani malgasci, in particolare attraverso la frequenza di percorsi universitari di alto livello che lo Stato non é assolutamente in grado di garantire compiutamente.
Il risultato, a oggi, é certificato dalla realtà di due università cattoliche frequentate stabilmente da oltre 800 ragazzi che conseguono la laurea triennale, e in tanti casi anche Master specialistici, in diverse discipline: agronomia, gestione, informatica, economia, diritto.
Il sostegno che l’organizzazione può dare agli studenti malgasci é generalmente basata sul pagamento di una sostanziosa quota delle rette annuali, che nei casi particolari può anche essere totale e addirittura estesa alle necessità collaterali (strumentazione tecnica, libri etc).
ln quest’ottica di reciproca conoscenza e approfondimento dei principi che vogliono regolare il Progetto Universitari avviato da don Luca per i ragazzi della Diocesi di Manakara, abbiamo organizzato e tenuto un incontro in collegamento audio/video con l’Italia, in particolare con alcuni referenti del Movimento per il Madagascar.
1 5 gen 2022
Torniamo indietro ad Antananarivo. Air France ci ha promesso di riconsegnarci (incrociamo le dita) i nostri bagagli. Cerniamo nella Casa della Carità dove faccio conoscenza con la più comune bevanda malgascia. Che prima rifiuto con garbo, ma poi pian pianino anche fidandomi della nonchalanche con cui la gustano le suorine, e soprattutto Mauro, mi lascio convincere: acqua di fondo di cottura del riso, ribollita e filtrata. Ora, non é che abbia fatto la ola come dopo un Franciacorta Riserva, ma nemmeno inveito contro gli dei dell’Olimpo.
16 gen 2022
Bagaglio recuperato. Possiamo avviarci verso Sud. Prima tappa Antsirabé, cittá sede delle due università, dove incontriamo i responsabili e soprattutto i nove studenti del nostro Progetto, 5 maschi e 4 femmine, che hanno iniziato quest’anno appena i rispettivi corsi. Sono un po’ timidi ma la verve (vedete che sto già arricchendo il mio francese?) di don Luca li scioglie ben presto. Nei loro occhi leggo molta riconoscenza per i nostri sacerdoti, non c’è alcun dubbio che si vogliano molto bene. Si prestano volentieri a fare un piccolo video di presentazione.
Ci congediamo e andiamo a visitare anche una analoga esperienza di scuola religiosa intrapresa da Chemin Neuf, anche per capire le varie azioni strategiche che possono essere messe in campo in questo ambito dove, va sottolineato, non si può pensare, per mille motivi, di scopiazzare qui e là modelli anche virtuosi ma pensati, vissuti e cresciuti nelle nostre realtà occidentali. Sono convinto che occorra molta fantasia e libertà di pensiero per non rischiare di ragionare dentro schemi che qui non avrebbero lo stesso senso e significato.
17 gen 2022
Oggi si scende a Manakara. Di primo mattino un ultimo incontro. É la volta di Francisco e Claire, una coppia malgascia che ha avviato da tempo una struttura di accoglienza per i tanti orfani di questa terra. Grazie anche all’aiuto di una organizzazione di Reunion, ma anzitutto ad una preziosa disponibilità e sensibilità personale, assicurano cure istruzione e una dignitosa esistenza a una trentina di bimbi.
Francois ha avviato una vera e propria azienda agricola, che assicura gran parte del fabbisogno della struttura, producendo una molteplice varietà di ortaggi, frutta nonché allevando polli, maiali e qualche mucca. Madame Claire si occupa degli aspetti educativi e di vari laboratori: cucito, animazione e perfino una sala musica con una discreta strumentazione. Non sono pochi gli ex ospiti che oggi sono ritornati, forti delle competenze professionali nel frattempo acquisite anche grazie a questa formidabile coppia, per offrire a propria volta un aiuto, una disponibilità nei diversi percorsi educativi e formativi. Un aspetto che ha molto colpito e interessato don Luca, per i numerosi risvolti che potrebbero coinvolgere anche gli studenti del Progetto Universitari.
E adesso in picchiata (vabbè si fa per dire) verso Manakara. Ci vorranno in realtà più di dieci ore, ma una parte della fatica sarà compensata dalla vista costantemente sfolgorante che può offrire un percorso che si srotola nell’immenso altopiano centrale tra le risaie a perdita d’occhio, I I onnipresente terra rossa che contrasta i più incredibili verdi dei boschi e delle foreste vergini, i blu quasi indicibili di un cielo che anche oggi ci ha risparmiato la pioggia promessa.
ORE 20,30
Siamo a casa! Ci accoglie don Simone, quasi incredulo ormai, ma anch’io io per il vero. Ci concediamo il tempo di un buonissimo risotto allo zenzero e poi é solo ora di abbandonarsi a un letto mai tanto desiderato.