Omelia Commemorazione di tutti i fedeli defunti
Trasformare i cimiteri
Gb 19, 1. 23-27; Rm 5, 5-11; Gv 6, 37-40.
È un giorno di ricordi: i nostri morti. È un giorno però che non si deve fermare al ricordo, è un giorno in cui dobbiamo con vivacità ricordare un punto importante della nostra fede, quello che noi chiamiamo il Corpo Mistico. È un punto che ci consola e, nello stesso tempo, ci sprona a fare il nostro dovere. Dice dunque la nostra fede che tutti quelli che sono in Cristo formano una sola famiglia, la famiglia che in parte è in cielo, in parte sulla terra e in parte è in Purgatorio.
Ci dice allora che ci sono dei defunti che possono avere bisogno di noi, dei defunti che aspettano la nostra solidarietà e di cui anche noi abbiamo bisogno. Le anime del Purgatorio sono anime già sicure della sicurezza di Dio, devono solo purificarsi per andare in Paradiso fra gli Angeli, ma la loro purificazione è dolorosa, è laboriosa perché il Purgatorio deve cambiare tutto quello che non è adatto, deve cambiare la mentalità e il pensiero, deve realizzare una sete grandiosa di Dio. Sono anime sante quelle del Purgatorio e pregano per noi, sono anime che tanto più pregheranno per noi, quanto maggiormente noi comprendiamo la loro sofferenza e poniamo il nostro suffragio.
Noi che abbiamo fede ricordiamo come Gesù è risorto perché la nostra vita sia completamente sicura; è risorto perché la nostra morte sia principio di vita eterna. Ecco perché dobbiamo sentire la nostra responsabilità. Queste anime gridano a noi: “Aiutateci, voi lo potete con la preghiera, con l’indulgenza, con la Santa Messa. Voi lo potete: perché non ci aiutate?”.
È una grande gioia la nostra, perché non ci fermiamo a un culto esteriore delle tombe, non sopravvalutiamo il fiore messo o il cero acceso. Noi diciamo che sono atti di affetto ma che, se non sono tradotti nella preghiera, nell’offerta delle opere buone, nella Santa Messa, sono cose per i morti inutili, superflue, perché né i morti possono avere i fiori, né i morti possono giovarsi dei ceri.
Abbiamo bisogno di trasformare i nostri cimiteri in luoghi di preghiera, in luoghi di fede. Chi non ha la fede è di fronte ad un enigma insondabile sulla destinazione, sulla condizione dei defunti. Noi che abbiamo fede ricordiamo come Gesù è risorto perché la nostra vita sia completamente sicura; è risorto perché la nostra morte sia principio di vita eterna. Ecco perché dobbiamo sentire la nostra responsabilità. Queste anime gridano a noi: “Aiutateci, voi lo potete con la preghiera, con l’indulgenza, con la Santa Messa. Voi lo potete: perché non ci aiutate?”.
La nostra responsabilità dev’essere sentita e tradotta, è una responsabilità grave, è una responsabilità che misura la nostra bontà e il nostro altruismo. Viviamo nel Corpo Mistico: sappiamo ricevere, sappiamo dare.