Miracoli su miracoli – Omelia don Pietro Margini

Omelia XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Miracoli su miracoli

Is 55, 1-3; Rm 8, 35. 37-39; Mt 14, 13-21.

Fu un grande miracolo e una grande profezia, un miracolo della delicatezza di amore del Signore, una profezia di un miracolo ancora più grande, che manifesta pienamente della sua carità. E noi ci sentiamo in questa carità, in questo amore per cui il Signore ha voluto donarsi alla sua Chiesa e si è donato mediante il sacerdozio e, mediante la sua presenza, nel sacrificio dell’Eucarestia. 

Dobbiamo quindi avere il cuore sempre gonfio di riconoscenza, dobbiamo sentire di una conoscenza profonda, che non è solo la conoscenza della mente, ma è la scienza del cuore. Dobbiamo sentire come è meraviglioso il Signore, come rimanendo vicino a noi ha voluto donarsi in una maniera ineffabile.

Più uno ama e più desidera donarsi. Il Signore lo ha desiderato, lo ha detto: “Ho avuto un desiderio grande di fare questa Pasqua con voi” (Lc 22,15), lo ha dimostrato facendo miracoli su miracoli, in una meravigliosa sequenza, miracoli su miracoli perché ci amava, perché amava ognuno di noi, perché in ognuno di noi vedeva una magnifica ragione del suo amore.

Il Padre ci ha creato per amore, Gesù si è dato fino all’immolazione completa e ci ha dato lo Spirito Santo, che santifica la Chiesa e santifica ognuno di noi. Ecco quindi che la Trinità è tutta per noi, si è comunicata a noi in maniera ineffabile.

Il proposito nostro, che dev’essere un proposito di assoluta coerenza, è quello di ricevere e di capire l’Eucarestia, riceverla nel suo significato profondo di amore, di rinnovazione di sacrificio, di comunicazione di vita. Dobbiamo sempre rivedere il nostro atteggiamento. Il rischio è quello, purtroppo, di essere degli abituati, di non meravigliarci neanche più; lo stupore è solo di certe occasioni e dovrebbe essere una continuità.

Se Lui ha amato e si è dato, anche noi amiamo e doniamoci, anche noi con la generosità e l’impegno di tutto il nostro cuore, con pienezza, con umiltà, con serenità, con forza. Ecco allora che la nostra comunione oggi dev’essere una comunione fraterna di plauso per il Signore, di ringraziamento per il suo amore; la nostra fraternità dev’essere il modo per dire che abbiamo compreso e che vogliamo camminare e infervorarci di più con tanto ardore, con tanto entusiasmo, con tanta fede.

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