Omelia Mons. Camisasca – Cerimonia di apertura del Processo di Canonizzazione di mons. Pietro Margini, fase diocesana

Omelia nella XII domenica del Tempo Ordinario. Celebrazione in occasione dell’apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del servo di Dio Mons. Pietro Margini e Cerimonia di costituzione del Tribunale

Borzano di Albinea, 21 giugno 2020

Cari fratelli e sorelle,

nelle letture di questa domenica risuona, potente, l’invito a non avere paura, a confidare nel Signore. Non abbiate paura degli uomini, che non hanno il potere di uccidere l’anima (cf. Mt 10,26.28), dice Gesù ai suoi discepoli nel Vangelo di Matteo. E il profeta Geremia, oppresso dai nemici, così si confida: Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei nemici non potranno prevalere (cf. Ger 20,11).

La fede ci libera dalla paura, perché chi crede sa di non essere mai solo: ciascuno di noi infatti è membro di un popolo più grande – e oggi percepiamo molto bene questa importante verità – un popolo che ci accompagna e ci sostiene, correggendoci e perdonandoci. La nostra appartenenza alla Chiesa inoltre ci introduce al rapporto personale con Dio, e in questo rapporto scopriamo di essere amati incondizionatamente e voluti da sempre: è questo ciò che ci libera dalla paura.

Nel dialogo con il Padre, personale e comunitario, possiamo imparare a dare il nome giusto alle cose e a riconoscere ciò che veramente conta. Che cosa è veramente importante nella nostra vita? Non il corpo, ma l’anima, ci dice Gesù. Dobbiamo comprendere a fondo e con precisione queste espressioni. Il Signore non vuole che noi viviamo in modo spiritualistico, denigrando il corpo e le cose materiali. Al contrario! Egli infatti è il Dio che si è fatto carne, che ha assunto volontariamente e liberamente un corpo umano (cf. Gv 1,14). Ma allo stesso tempo dobbiamo sempre ricordare che passa la scena di questo mondo (cf. 1Cor 7,31): il nostro corpo è destinato a perire perché non viviamo ancora la vita piena e definitiva. Ed ecco che il Signore ci dice: concentratevi sull’anima, e cioè sul vostro rapporto personale con Dio. Questo rapporto è l’unico che può crescere e svilupparsi infinitamente, è l’unico che non perisce, che non può esserci tolto nemmeno dalla più atroce violenza, è l’unico che vince le barriere della morte! E dal di dentro di questo rapporto, tutti gli altri rapporti possono essere a loro volta salvati. Ogni cosa che amiamo può essere salvata per l’eternità, nella misura in cui la offriamo a Dio e viviamo il rapporto con essa a partire dal nostro dialogo con il Signore. Questo è il tratto forse più sintetico e sicuramente più bello della santità cristiana: la certezza che nulla va perduto, perché tutto è custodito all’interno del rapporto con il Signore Gesù.

Ma c’è un’altra caratteristica della santità del cristiano che emerge con forza dalle letture di questa domenica: non solo la capacità di positività dentro le circostanze avverse, la liberazione dalla paura, ma anche la sopportazione virtuosa delle ostilità in vista di un bene maggiore. Nel Salmo abbiamo pregato con queste parole: Per te io sopporto l’insulto, perché mi divora lo zelo per la tua casa. Gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me (cf. Sal 69,8.10). Quale libertà, quale disponibilità e quanto amore nel cuore del salmista! Egli è pronto a soffrire per il suo Dio perché è divorato dallo zelo della sua casa, e cioè perché i desideri della sua vita sono gli stessi desideri del cuore di Dio. La maturità della fede e l’inizio della santità vera sono visibili proprio in questo punto cruciale: siamo noi disposti a metterci in gioco totalmente e senza condizioni per il progetto di Dio? A dare la nostra vita per la sua gloria umana nel mondo? A dare la nostra vita, in una parola, per la missione? “Egli [Dio] infatti affida alla nostra debolezza l’annuncio profetico della sua parola” (cf. Preghiera di Colletta, XII Domenica del Tempo Ordinario).

Cari fratelli e sorelle,

con questa liturgia domenicale apro solennemente ed ufficialmente l’inchiesta della nostra Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Mons. Pietro Margini. Al termine della Santa Messa presiederò un atto canonico di grande importanza: istituirò il Tribunale Diocesano che avrà il compito, nei prossimi tempi, di raccogliere tutta la documentazione e le testimonianze reperibili su don Pietro, e di dare una prima importante valutazione sull’opera che il Signore ha realizzato in lui e attraverso di lui.

Questo infatti significa essere santi: affermare con tutto se stessi il primato di Dio e lasciarlo agire nella propria vita. Compiere le opere del Padre mio (cf. Gv 10,37), per usare le parole di Gesù. E la prima opera di Dio in noi è la fede, dono immeritato e gratuito, deposto nel nostro cuore come un seme nel terreno, che noi dobbiamo custodire, alimentare, curare, far crescere e condividere, affinché porti un frutto sempre più grande e più bello.

Don Pietro è stato un uomo dal “cuore generoso e autenticamente cristiano” (cf. M. Camisasca, Editto del 19 dicembre 2018). Dal suo fecondo ministero sacerdotale sono nate molte realtà significative, penso soprattutto alle tante comunità di famiglie e alla comunità dei sacerdoti. La nostra Chiesa Diocesana, al cospetto della Chiesa universale, in obbedienza e in dialogo con la Santa Sede e con il Papa, si impegna ora a verificare se don Pietro può essere indicato come esempio e modello alla Chiesa e al mondo.

L’atto di oggi è “l’apertura di un’inchiesta”: si tratta quindi di un passo ancora molto iniziale. Ma a ciascuno di voi è affidato uno strumento molto potente per accompagnare e favorire il lavoro del Tribunale: la “preghiera per ottenere grazie e per la beatificazione del Servo di Dio mons. Pietro Margini”, da me personalmente approvata nel dicembre 2017 e che trovate nella prima pagina del libretto della celebrazione odierna. Non abbiate paura di chiedere ciò di cui avete veramente bisogno a Dio per intercessione di don Pietro. Affidate al Signore la vostra vita, la vita dei vostri carie e tutte le vostre preoccupazioni, chiedendo a lui di operare miracoli di fede e di carità, di guarigione dei corpi e delle anime, attraverso la mediazione di questo nostro caro sacerdote diocesano, la cui memoria è ancora viva in molti che lo hanno conosciuto e il cui carisma ha raggiunto moltissimi giovani anche in questi ultimi trent’anni successivi alla sua morte.

A Maria, Madre nostra e Madre della Chiesa, in questo giorno di festa affidiamo la nostra Chiesa diocesana e la missione del movimento “Familiaris Consortio”. Amen.

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