Omelia 7 Giugno 2020 Festa Santissima Trinità, commento per la Gazzetta di Reggio Emilia, don Benedetto Usai
Padre, fedele e misericordioso, che ci hai rivelato il mistero della tua vita donandoci il Figlio unigenito e lo Spirito di amore, sostieni la nostra fede e ispiraci sentimenti di pace e di speranza.
In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. (Benedetto 16, Festa della Santissima Trinità, 7-06-2009).
Siamo seduti su uno scoglio che si affaccia sul mare, fermi a guardare il sole che tramonta e senza proferir parola il nostro viso si illumina: che bello!!!
Passiamo a piedi di fianco ad un campo che quest’autunno avevamo visto arato e seminato ed ora biondeggia di spighe: che colori!!!
Dopo una lunga salita, sostiamo a contemplare una stella alpina che si nasconde ‘impaurita’ dietro ad una roccia sola: che meraviglia!!!
Siamo dotati di un cuore che sa stupirsi del bello, con il quale ritroviamo un’innata assonanza naturale che è cifra per ciascuno di una radicata nostalgia di comunione.
Non saremmo infatti in grado di eleggere niente o nessuno come bello, se non dentro ad un incontro che diventa l’appello ad una comunione; l’incontro, in quanto tale, ha sempre due protagonisti che lo abitano: uno che si presenta e l’altro che ascolta, uno che si mostra e l’altro che lo accoglie, c’è l’altro e ci sono io.
Lo stupore che ci invade diventa profondo quando maturiamo la coscienza che l’Altro ci precede sempre, come se ci cercasse da tempo, per eleggere noi come il compimento del tutto. Dio non ha bisogno di me per essere il Tutto, io ho bisogno di Lui per scoprire che in Lui ritrovo tutto, tutto me stesso e la pienezza dell’altro.
Pensiamo alla bellezza che un giovane padre assapora quando per la prima volta tiene in braccio la sua bimba appena nata. ‘Tutto è qui’ dice ‘la vedo e penso “ho visto tutto”, potrei girare il mondo per vedere chissà cosa ma è tutto qui, in quello scricciolo di vita biancastro, che poco importa all’umanità intera, ma che è fondamentale per l’umanità stessa, per quella che già esiste e per quella che verrà. Dio si è rivelato; misteriosamente la natura ha dato il suo frutto’; oppure una mamma, che condivide la fatica di un figlio e che nel Signore ritrova la sua Pace.
Così si esprime: ‘Luce è far vincere ciò che di bello c’è’. E’ vedere ciò che il Signore mi ha regalato, non ciò che mi ha tolto. Io so che sono luce per mio figlio, me lo ha detto tante volte. Non posso mai spegnermi, perché avrei paura di spegnere anche lui’.
Dio è la Bellezza che si fa prossimo perché Lui è l’Amore che si dona; ci cerca per dare luce e speranza al nostro cuore impaurito e nel silenzio ci convoca a gustare la pace della sua comunione. Dove assaporiamo il bello ci attende la comunione.
La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione con gli altri per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore. (Benedetto XVI, Festa della Santissima Trinità, 7-06-2009).