Omelia IV Domenica di Pasqua
L’unica Persona necessaria
At 2,14. 36-41; Gv 10, 1-10.
Lo sentiamo nella profondità del nostro cuore per un’intuizione che va oltre ogni ragionamento, Gesù è tutto per noi e lo chiamiamo come Lui ha voluto essere chiamato: il Buon Pastore, il Buon Pastore che ha cura, il Buon Pastore che guida; il Buon Pastore che è sicurezza. Sentiamo come Gesù è Signore, è nostro Salvatore, ma sentiamo che la sua mirabile tenerezza va non solo a tutto il gregge ma ad ognuno, perché dice Gesù: “Il Buon Pastore chiama le pecore una per una, sa il nome, sa le possibilità, sa che cosa domanda”.
Gesù è per noi veramente “la porta”. Non si può vivere nel regno di Dio se non attraverso la sua tenerezza, la sua sapienza, la sua provvidenza. Ci vuole con Lui e ci vuole in tutte le circostanze della vita, quando c’è una sofferenza, quando c’è una gioia, quando c’è un impegno; ci vuole con Lui, ci vuole e ci capisce, ci capisce nelle nostre debolezze, ci capisce nelle nostre stanchezze, ci capisce, ci guida, ci indirizza.
Quale pensiero di gioia è questo per ognuno di noi! Gesù è tutto per ogni anima: ascolta, parla, guida, esige! Quanta, quanta sapienza! Ha moltiplicato il suo amore in maniera mirabile. E’ Lui al quale noi dobbiamo sempre tendere come ad un centro, il centro di tutte le nostre aspirazioni, dei nostri desideri, delle nostre sollecitudini. Mettere Gesù nella vita, mettere sempre di più Gesù nella vita. Non è che basti dare a Lui ogni tanto un ossequio, non basta.
Gli uomini si occupano, si ingarbugliano fino ad esaurirsi, si preoccupano di tutte le cose e dimenticano che Gesù è veramente l’unica Persona centrale, necessaria, l’unica Persona alla quale tutto deve tendere
Non ci vuole formalizzati, vuole che corrispondiamo con l’amore al suo amore, con la docilità nostra alla sua azione potente e misericordiosa; vuole insomma che la nostra condotta sia quella propria di un figlio, sia propria di chi sa di essere cercato, prediletto, sa di essere singolarmente benedetto. “La porta delle pecore” vuol dire che è tutto, che è tutto nella maniera più completa, che la vita senza di Lui non ha senso.
Gli uomini si occupano, si ingarbugliano fino ad esaurirsi, si preoccupano di tutte le cose e dimenticano che Gesù è veramente l’unica Persona centrale, necessaria, l’unica Persona alla quale tutto deve tendere, tutto: tutto deve prendere da Lui, tutto deve essere per Lui. E’ la prima lettera dell’alfabeto e l’ultima lettera dell’alfabeto, dice la Scrittura. È proprio così.
Dobbiamo impegnarci perciò a vivere in questo amore, dobbiamo impegnarci a realizzare questa grazia, dobbiamo dire di sì in tutte le circostanze: dire di sì e lasciarci guidare, dire di sì e accettare la sua provvidenza anche quando il sentiero ci sembra difficile e scosceso, dire di sì, lasciarci guidare, perché abbiamo tanta fiducia in Lui, che non ci lascerà mai. E nell’Eucaristia realizzare particolarmente la nostra relazione di confidenza e di abbandono.