Omelia 20 agosto 2019, XX Domenica del Tempo Ordinario

Omelia 20 Domenica del Tempo Ordinario, 18-08-2019

È possibile che Gesù abbia pronunciato queste parole per avvilirci? No, ma per svegliarci. ‘È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti’. (Rm 13,11). Le parole che pronuncia, sono come uno squarcio profondo dentro al nostro torpore, che spesso diventa una indifferenza mortale. Cerchiamo di stare bene, neppure Dio vuole il contrario, anzi è un suo desiderio per ciascuno. Troppo spesso però, facciamo dipendere la nostra felicità, da questa condizione di quiete. Stiamo bene con noi stessi, questo ci basta, non abbiamo più bisogno di niente. Se mai abbiamo passato una estate senza pensieri, ora che ormai è finita, ripartiamo a spron battuto come sempre. Cosa rimane? Il ricordo di quei momenti, che speriamo di poter rivivere anche l’anno prossimo. Al nostro cuore questo non basta, non siamo dei contenitori dove buttare dentro tutto e il contrario di tutto, senza rimanerne invischiati. Gesù lo sa’, perché ci conosce bene, sopratutto ci ama molto. È angosciato al pensiero di dovere affrontare la croce, perché dovrà caricarsi del nostro nulla, ed offrirlo al Padre perché lo colmi della sua Vita. C’è un vita nuova che ci aspetta, che è stata preparata per noi, e di cui spesso non siamo interessati perché siamo annebbiati da noi stessi. Impariamo ad essere sinceri con noi stessi, non accontentiamoci di una vita scialba, se non siamo felici diciamocelo. La strada che Gesù ci invita a percorrere, non è una discesa veloce a perdifiato, ma una salita lenta e tortuosa che a volte toglie il fiato. Nella prima non mi accorgo neppure del cammino, nella seconda non c’è passo dove non lasci indietro qualcosa di pesante per arrivare in cima: la mia autosufficienza, uno sguardo miope e falso sulla vita, la paura di vedere il Sole. Devo stare male per essere felice? No, ho solo bisogno di imparare ad affidarmi, e lasciare che sia Lui a a dare corpo alla mia vita. ‘Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento’.

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