Omelia Domenica di Pasqua – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia Domenica di Pasqua. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Rm 6, 3-11; Lc 24, 1-12

Omelia della notte

“È risuscitato” (Lc 24, 6) e l’annunzio si ripete di anno in anno, nei secoli. È la nostra grande gioia perché è la nostra grande certezza, perché è la nostra grande speranza, perché è la consolazione che noi diamo a tutti i nostri fratelli. È risuscitato!

Allora la nostra fede ci apre lo scenario di una gloria che non è semplicemente la gloria di un momento: è la gloria dell’eternità, la gloria di Cristo che chiama noi a partecipare, che chiama noi a vivere. Se noi rinunciamo alle speranze che ci suggerisce il mondo, illusorie e ingannevoli, noi sentiamo che la nostra vita ha un valore meraviglioso e grande: la nostra vita posta in Lui, unita a Lui, fervida del suo fervore, partecipe della sua vita divina.

Il Signore è risuscitato e noi sentiamo che i nostri dolori, che le nostre sofferenze, che lo scandire lento del tempo, della sofferenza, tutto questo è assorbito, è preso: tutto questo è trasformato, tutto questo è posto in una realtà che trascende questa esistenza.

In Cristo tutto si afferma, tutto si valorizza, tutto si eternizza, tutto.

Nell’uomo il bene non cade: a queste condizioni il bene è il vero vittorioso. Il male fa tanto chiasso, fa tanto rumore: il male fa veramente paura a quelli che perdono l’orientamento delle fede ma il male e gli schiavi del male sanno molto bene che hanno brevi momenti e poi non più.

Cristo ha vinto! Cristo ha vinto il male! Cristo ha vinto il peccato! Cristo ha vinto la morte! Cristo allora dà un senso profondo a tutto il nostro combattimento. Cristo dà la gioia di ogni vittoria, dà la gioia di ogni realizzazione.

Alziamo il nostro cuore a Cristo questa notte e sentiamo come l’augurio migliore che ci possiamo fare è l’augurio di vivere in profondità la nostra fede, di vivere questa fede come il nostro grande tesoro: come sono infelici quelli che non credono! Come sono tristi in fondo al loro cuore perché sono, si credono, in balia di un destino crudele! Come sono infelici! Di fronte alla morte, di fronte a un male terribile, di fronte a una serie di cose contrarie non hanno speranza.

Noi abbiamo speranza, noi che abbiamo ricevuto Cristo, che siamo certi della sua resurrezione. Quanto è bella, quanto è ricca, quanto è sicura la nostra fede! Oh, amiamo la nostra fede, amiamola fino in fondo! Senza la fede niente si capisce, senza la fede niente ha senso, senza la fede l’amore si trasforma in passione, l’altruismo proclamato si trasforma in egoismo. Senza la fede non vi è attesa, senza la fede non vi è pace.

Oh, preghiamo la pace per tutto il mondo! Preghiamola, augurando a tutti noi, a tutti gli uomini di buona volontà, questa pace che viene dal Signore Risorto.

“È risuscitato, non è qui” (Lc 24, 6). Il sepolcro vuoto è la certezza del nostro cristianesimo, è un sepolcro che si apre e ci fa vedere come il Cristo si è liberato dal nemico più implacabile, che è la morte, per liberare noi, per darci una sicurezza di vita.

Uniamoci a Cristo allora, cerchiamo di essere fervidi, cerchiamo di essere generosi, non siamo dei mezzi cristiani!

Viviamo la fede nella sua pienezza, nella sua radiosità, in tutto il fulgore della sua bellezza!

 

 

Omelia DEL GIORNO ore 11

At 10, 34. 37-43; Cor 5, 6-8; Gv 20, 1-9

“Correvano insieme, tutti e due” (Gv 20, 4). Gli apostoli corrono per essere coinvolti nella risurrezione di Gesù. “Correvano insieme, tutti e due”. Oh, potessimo anche noi correre ed essere presi radicalmente, in tutta la nostra vita, nella risurrezione di Cristo! Perché il cristiano, battezzato nella morte di Cristo, deve essere un uomo risorto, cioè deve essere ricco della vita che ha portato il Signore.

Che vita ha portato?

La sua vita, la vita divina, quella che noi abbiamo chiamato “grazia”. Ha portato la vita divina: morto per i nostri peccati è risorto per renderci ricchi di tutti i frutti di tanta redenzione.

Ecco, è giorno di festa oggi, è giorno della più grande festa e ci scambiamo gli auguri. Vorrei che li sentissimo così, li sentissimo come un impegno a fare entrare nella nostra vita in pienezza il Cristo, in pienezza, partecipando alla sua vita divina, alla sua verità divina, partecipando in una maniera intima, fervida a tutta la grande, meravigliosa ricchezza che Lui ci ha donato!

“Togliete via il lievito” ci ha detto l’apostolo, “togliete via il lievito vecchio” (1 Cor 5, 7) che non serve più: il lievito vecchio fa di uno una creatura stanca, priva di energie, una creatura che non sa sentire e non sa camminare.

Noi lo sappiamo quanto è vero, quanto purtroppo suona a nostra condanna: diciamo un cristianesimo che è diventato qualche cosa di formale, qualche cosa di esteriore, qualche cosa di ammuffito, qualche cosa che resta solo in una linea di tradizione; un cristianesimo penoso perché ha dei contorni esterni che non corrispondono a una vitalità, a un dinamismo, a una crescita interiore.

“Togliete via il lievito vecchio”, “Cristo, nostra Pasqua, è immolato” (1 Cor 5, 7). Cristo, è Lui che opera in noi il passaggio, è Lui che ci aiuta ad essere migliori, è Lui che ci insegna ad amare! Gli uomini non sanno amare e, quando parlano di pace, conservano nel loro cuore la cupidigia e l’odio. Gli uomini non sanno amare, non sanno sacrificarsi, non sanno essere dei fratelli buoni. Gli uomini, lasciati a loro stessi, vanno di catastrofe in catastrofe. Solo Cristo Signore ci dà la forza, solo Cristo Signore ci libera veramente, solo Cristo Signore ha avuto il coraggio di immolarsi per tutti gli uomini, di volere bene a tutti.

Abbiamo accolto nel Venerdì Santo la sua Parola che ha sempre tanta potenza: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). Ecco la bontà che ci ha insegnato, ecco la generosità che ci ha predicato, ecco la novità di vita che dobbiamo attuare. E ritorniamo sempre lì: “Amerai il Dio tuo con tutto il tuo cuore, amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10, 26). Per essere cristiani autentici bisogna vivere questo unico amore che si proietta verso l’alto e si proietta verso tutti gli orizzonti.

“Tu amerai, tu amerai!”

Vogliamo allora celebrare questo giorno di Cristo Gesù, vogliamo celebrarlo con tutta la nostra anima tesa al bene, tesa ad amare veramente. Diventiamo più buoni, tutti i giorni un po’ di più: diventiamo più buoni nella nostra famiglia, nelle nostre relazioni, nel sapere fare del bene, nel sapere donare agli altri, nel sapere perdonare, nel vincere il nostro egoismo!

Ecco, è qui la Pasqua, è qui la certezza che Cristo è risorto dà un senso grandissimo alla nostra vita!

Noi chiediamo perdono a Cristo di avere sciupato tante sue magnifiche donazioni. Noi gli chiediamo perdono e vogliamo essere migliori, fare di più, fare di meglio. “Cristo è davvero risorto. Tu, re vittorioso, portaci la tua salvezza” (Sequenza). Sì la sua salvezza che è la salvezza della potenza e dell’amore per cui noi cristiani abbiamo il dovere di attuare e il dovere di testimoniare a tutti e per tutti.

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