Tempo di Avvento: a caccia di frammenti d’oro!
Nel tennis, dopo due game, gli atleti sospendono il gioco per un minuto e mezzo e cambiano il campo.
Nel trekking, pause ragionate, né troppo brevi né troppo lunghe, ci ridanno il fiato giusto per arrivare in vetta.
In palestra, le ripetizioni di esercizi con gli attrezzi sono più efficaci se alternate con brevi pause, anche solo di un minuto: questo tempo favorisce la ripresa dell’apparato neuromuscolare.
E noi funzioniamo così.
Il nostro corpo, la nostra mente, tutti i giorni alle prese con “cose da fare” riconoscono che boccata d’aria possa essere quella parentesi di silenzio (persino di meditazione), così difficile da ritagliarsi ma così determinante per rinvigorire la nostra volontà.
Così è capitato a Sassuolo, qualche giorno fa: alcune famiglie del movimento Familiaris Consortio hanno organizzato (nel solco di una tradizione oramai quasi decennale) un momento di ritiro in preparazione all’Avvento, rivolto a tutti, grandi e piccini.
Parlare di Avvento vuol dire parlare di “attesa” e quindi di anni, giorni, ore … parlare di “tempo”, infine. Il “tempo” ci interroga con i suoi “difetti”, quando è rubato, quando è rimpianto, quando è dimenticato.
Location, gli spazi dell’istituto San Giuseppe, struttura nella quale nel corso dei secoli – in un’esperienza che sempre si rinnova – tanti hanno cercato chi una parola, chi un tozzo di pane ed altrettanti hanno trovato speranza. Dalla fine del XIX secolo, diventando la “Piccola casa delle fanciulle abbandonate”, il San Giuseppe raccoglie per i sassolesi – e non solo – tanta devozione e preghiera, sotto lo sguardo di San Francesco.
In un clima reso vivace dai nostri bambini e ragazzi coinvolti a loro volta con i loro educatori a riflettere sul tempo di Avvento, don Andrea Pattuelli ci ha provocato con questa domanda “E’ vero che c’è qualcuno che ci ruba il tempo?”
Parlare di Avvento vuol dire parlare di “attesa” e quindi di anni, giorni, ore … parlare di “tempo”, infine. Il “tempo” ci interroga con i suoi “difetti”, quando è rubato, quando è rimpianto, quando è dimenticato.
Accompagnati da una certa letteratura – qualche verso strappato a Shakespeare ed Anna Achmatova – e da quanti hanno fatto la storia – come Paolo Borsellino, l’attenzione è stata posta sulla nostra quotidianità: abitare il nostro tempo con la speranza di chi sa “attendere l’attesa”, con la gioia di chi sa riconoscere che il nostro Dio non è un problema da risolvere ma un mistero da scoprire. È l’assenza che accresce il desiderio di conoscere questo nostro Dio, che svela e rivela il Suo volto. E nella ricerca del senso più profondo della nostra vita, cogliamo l’umanità di questo nostro Dio: “Sono gli «scherzi d’amore» che Dio fa a svelarci e rivelarci il Suo volto” (San Pio da Pietralcina).
Consegnarci in questo tempo di Avvento nelle braccia di chi amiamo, custodendo uno sguardo attento a riconoscere i tanti frammenti d’oro di quella corona regale di cui la nostra vita è cosparsa. La corona di Cristo Re che a breve ci chiamerà a contemplarlo piccino, in quel mistero di dono gratuito che si fa carne nel nostro tempo.
Accantonando ogni forma di “privatizzazione” dei rapporti, è questo il “tempo della cura” per quelle persone che vivono di fianco a noi e che come noi hanno una vita “contata”.
Con il cuore grato per questo pomeriggio dove il silenzio si è fatto parola, non possiamo che accogliere l’invito che ci ha rivolto don Andrea, in occasione della messa. Consegnarci in questo tempo di Avvento nelle braccia di chi amiamo, custodendo uno sguardo attento a riconoscere i tanti frammenti d’oro di quella corona regale di cui la nostra vita è cosparsa. La corona di Cristo Re che a breve ci chiamerà a contemplarlo piccino, in quel mistero di dono gratuito che si fa carne nel nostro tempo.
Maria Pagano
Se desideri ascoltare le riflessioni proposte da don Andrea, contatta info@familiarisconsortio.org per ricevere gli audio!
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