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Ricordo e suffragio per la morte del Papa Emerito Benedetto XVI

Con profonda e cordiale riconoscenza

ci uniamo alla comunità cristiana per il dono di Benedetto XVI. Il Signore lo ha chiamato a sé, dopo averlo donato alla Chiesa e a tutti noi, credenti e non credenti in Gesù. La fede solida e serena nel Risorto, ricevuta e maturata in famiglia, lo ha sempre accompagnato in tutta la sua lunga esistenza. Questa certezza non gli ha impedito di illuminare con cristallina intelligenza le domande che muovono l’uomo contemporaneo ad un approccio critico ed incerto che si spinge fino alla negazione di Dio con tonalità e misure sconosciute alle precedenti generazioni.

L’onestà intellettuale e la grande sensibilità, propria di un animo buono e gentile, lo hanno reso motivo di speranza grande per tutti coloro che cercano Dio con cuore sincero e in Lui possono trovare il senso vero e pieno della vita.

Colpisce la costante rettitudine di una parola che testimonia affidabilmente la verità e la dignità dell’uomo. Una caratteristica, questa, sempre più rara e preziosa. La coscienza della sporcizia presente anche nella Chiesa non gli ha impedito di riconoscere e difendere con vigore la radice profonda della sua santità.

Non esitiamo a paragonare il suo Magistero a quello dei Padri della Chiesa, a cui l’uomo contemporaneo guarda come ad una pietra su cui costruire e plasmare la propria fede. Oggi molti, e tra questi particolarmente tanti giovani, sono grati per la luce viva che ha saputo riflettere con la vita e la testimonianza. Stupisce che una persona tanto riservata e con un animo così delicato sia stata cercata ed ascoltata da molte generazioni di giovani: la sua non è stata la potenza di una personalità istrionica, ma la forza di una proposta convincente e credibile, quella di un vero uomo di Dio.

Perciò il Signore lo ha chiamato a guidare la Chiesa Cattolica in anni agitati da sfide e da scandali interni che l’hanno purificata nel fuoco della Carità di Cristo.

Una parola, pronunciata con il suo inconfondibile accento, continua a risuonare in noi dalla sua voce: “Gioia”. È quanto invochiamo per l’amato pontefice nel giorno in cui si spalanca l’orizzonte della verità tutta intera nella Salvezza. E la invochiamo per noi, perché possiamo contribuire con la nostra umile e fedele testimonianza, al cammino della Chiesa e dell’umanità.

Da papa Benedetto possiamo attingere come ad una sorgente di acqua viva che zampilla e non è destinata ad imputridire, come avviene per tante riflessioni condizionate da un eccesso di mondanità e contingenze.

A lui dobbiamo particolare gratitudine per aver indagato il mistero di comunione nella Chiesa, ad immagine della Trinità divina. Ha creduto e vissuto la dimensione comunitaria nella forma percepita e testimoniata dell’amicizia intima e sincera, offrendo una profondità di sguardo propria di un animo contemplativo. È dalla mistica che nasce, cresce e si sviluppa la Chiesa.

La sua vastissima cultura gli ha consentito una presentazione organica ed aperta della fede cristiana, così come si è espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica di cui è stato animatore e garante, utile a confermare i fratelli secondo la promessa del Signore fatta a Pietro.

Ricordo con immutata gratitudine l’emozione con cui ho ascoltato, anche in presenza, le parole rivolte alle famiglie cristiane: penso ad esempio al Congresso Eucaristico di Ancona nel 2011 e all’Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano nel 2012. Ha saputo offrire le ragioni sicure della speranza, pur non ignorando la radicale contestazione e le potenti forze disgregatrici che affliggono o travolgono tanti giovani e meno giovani che guardano alla famiglia come luogo affidabile per nascere, crescere, vivere e morire. Esse attingono al progetto eterno di Dio sulla donna, sull’uomo e sul mondo, manifestato fin dall’atto creatore. Queste si realizzano nei Sacramenti nei quali si compie il mistero della redenzione dentro la storia concreta di ciascuno nella propria condizione di vita.

Ringraziamo infine per la sicurezza offerta da papa Benedetto ad ogni vergine e sacerdote, che si è sentito da lui compreso e confermato nel dono speciale ricevuto da Gesù mediante la vocazione di speciale consacrazione, in tempi nei quali il mondo sembrava aver smarrito ogni traccia del divino presente nel dono del celibato e nel ministero sacerdotale vissuto nello splendore umile ed efficace della Santa Liturgia.

Una parola, pronunciata con il suo inconfondibile accento, continua a risuonare in noi dalla sua voce: “Gioia”. È quanto invochiamo per l’amato pontefice nel giorno in cui si spalanca l’orizzonte della verità tutta intera nella Salvezza. E la invochiamo per noi, perché possiamo contribuire con la nostra umile e fedele testimonianza, al cammino della Chiesa e dell’umanità.

Con amicizia.

Don Luca Ferrari

Ricordo e suffragio per la morte del Papa Emerito Benedetto XVI

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