Omelia del 25° di ordinazione sacerdotale di Don Pietro Adani
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore.
Rendo grazie al tuo nome, per il tuo amore e la tua fedeltà.
Il dono più bello di questi anni è stato scoprire e fare esperienza dell’amore fedele del Signore. Anche oggi la liturgia mi prende per mano e mi aiuta a rendere grazie al Signore, al mio Dio fedele e paziente. Lui, il Signore Dio, mi si è fatto presente in tante persone che hanno reso evidente la sua fedeltà alla promessa: “Colui che chiama è fedele”. Sì, uno dei nomi di Dio che amo di più è questo: colui che chiama! Colui che chiamando ama. Chi ama, chiama! Ecco la vocazione, ecco la vita di noi insieme: i chiamati, perché amati per primi. Se non ami non puoi chiamare, puoi solo pretendere. E colui che ama chiama sempre, soprattutto nel buio del carcere: ci chiama alla libertà, ci rimette in libertà per avere con noi una profonda e autentica relazione. “Tutto concorre al bene dei fratelli” scrive l’apostolo, perché anche la notte del peccato è illuminata dalla potenza della grazia, dall’amore di Gesù che manda il suo Santo Spirito; ci rimette in libertà, ci attira a sè con vincoli d’amore. Ho scoperto la gelosia di Dio e la sua infinita misericordia e bontà, presente anche nel suo silenzio, nella monotonia del quotidiano come luoghi in cui mi ha chiamato a crescere o sperimentare la totale libertà e gratuità del suo amore.
Grazie Signore perché nella relazione con te si è sempre nella gioia degli inizi, di nuovi orizzonti per cui stupirsi, delle liberazioni che generi nel cuore e nelle menti dei fratelli. Come un “carceriere” ho visto guarigioni gratuite dell’amore di Dio e ne sono stato più volte evangelizzato, affascinato e liberato io stesso.
La gioia degli inizi riaffiora a volte come dono e lascia spazio alla quiete dell’abbandono in Lui, del non trattenere e trattenersi, dell’estendersi interiormente lasciando passare tutta la bellezza della Sua presenza e quando ci si consegna così, quando non cerchi più di trattenere ma di lasciarti portare, attraversare dall’amore di Dio consegnandoti nella verità, “così come sei adesso”, è pura estasi tra te e Lui solo. Frammenti di eternità, briciole di semi che ingravidano il cuore e la mente, portandoti a desiderare di essere solo Suo e per sempre.
In Dio, nella consapevolezza che Lui abita, ama la nostra piccolezza e miseria, nasce l’amore per i fratelli, per tutti gli uomini in ogni condizione di vita. Come dono gratuito fiorisce l’amicizia, la corrispondenza di cuori che si incontra nell’amare Dio e servire i fratelli; in questa comunione di cuori accorati e accordati a Lui tutto è possibile. Nel seno della Trinità ogni confine è superato, ogni distanza è annullata. La preghiera diventa respirare con Lui e di Lui; per questo è certezza, perché Lui è fedele e compirà tutto questo. E qui affiorano tanti ricordi belli con famiglie, giovani e amici sacerdoti. La missione è chiamata a fare del bene e fare del bene insieme è il dono più bello a cui il Signore ci chiama e continua a chiamarci insieme. “Passerò il mio paradiso a fare del bene con voi” scriveva don Pietro Margini.
In questo respirare in Dio nasce e germoglia il desiderio audace dell’obbedienza alla sua Chiesa, alla quale devo tutto! L’obbedienza come forma d’amore, come atto concreto di fede a Dio nelle mani degli uomini. L’obbedienza è risposta concreta d’amore all’Amato! L’obbedienza è risposta al cuore di Cristo che in ogni eucaristia chiede, ci chiama a partecipare alla salvezza del mondo. Questa obbedienza l’ho imparata dagli ammalati e dai loro famigliari, dalle loro battaglie e dalle loro consegne. A tanti di loro va sempre la mia preghiera grata e riconoscente perché mi hanno ammesso alla loro mensa, al loro dialogo profondo con Dio.
Sono nato in un paese (S. Ilario) in cui tutto mi è stato donato gratuitamente: la vita, l’amicizia, la fede, la gioia del servizio. La liturgia era il centro e irradiava gioia alla vita. Tutto per me era grazia! Nel cuore conservo sempre tanta gratitudine e riconoscenza per le tante persone che mi hanno introdotto alla vita buona, lieta e generosa del Vangelo. Mi consola sapere che il bene donato il Signore non lo scorda mai; dobbiamo solo continuare a camminare con fede e carità.
L’inizio dell’insegnamento di religione a scuola mi ha aperto gli occhi sulla realtà che per molti ragazzi non era così: non avevano incontrato quello che io gratuitamente avevo ricevuto, ma anche in loro c’era la ricerca, la sete di domanda sulla vita, su Dio. Questo contrasto mi ha messo in crisi, non lo trovavo giusto, mi rendeva inquieta la preghiera e, accompagnato nella direzione spirituale, non potevo ignorare ciò che vedevo e sentivo. Andare oltre i miei confini, le mie forze, le mie idee: il Signore mi ha educato pian piano a saper sconfinare da me stesso, a camminare nel deserto o verso mete non così chiare, a sapere lasciare con libertà. Le ragioni del cuore non sempre sono facili da discernere e spesso, almeno io, sono caduto, mi sono perso. Il passaggio da pellegrino a girovago è spesso sottile. Le ragioni del cuore hanno una loro dolce fortezza, che ti porta ad una vertigine in cui senti, sì, che lasci molto, ciò che ti è caro, per Lui, ma davanti a te non tutto è così chiaro. È come udire una voce debole e non vedere nessuno, ma la voce risuona dentro.
Sconfinare con Dio oltre te stesso, guardando a Lui e non a se stessi, mi ha portato ad intraprendere il cammino in seminario, ad aprirmi a nuovi confronti con sacerdoti e incontrare nuove comunità.
Ricordo, come fosse ieri, i primi tempi arrivato a Regina Pacis, i primissimi incontri, la gioia degli inizi e l’incoscienza della giovinezza. E’ vero che una comunità educa il sacerdote e con lui porta pazienza. Tante relazioni che per grazia di Dio sono vive e pian piano, nel tempo, lungo il cammino, il Signore ci porta ad imparare a confidare in Lui per mantenerle vere e libere.
Dentro questi anni, la gioia di scoprirsi sempre più coinvolto in una vocazione sacerdotale fraterna e amicale andava prendendo forma, e si poneva in una relazione profonda con le comunità di famiglie; ciò mi coglieva grato e commosso per come realmente il Signore è il Dio della moltiplicazione e non della sottrazione o addizione. Lui è amore e in amore si moltiplica.
Il ministero condiviso nella forma della vita comunitaria con gli amici della Comunità Sacerdotale è davvero stato un dono di moltiplicazione del buon Dio. Ho avuto la grazia di condividere la vita con tanti sacerdoti nel servizio qui, in UP, o nelle scuole o nel movGiovani. La pluralità di servizi e di incontri anche qui, in queste comunità, con laici di vocazioni differenti, con don Guglielmo e don Eleuterio, sono sempre stati sguardi nuovi sulla realtà che mi hanno aiutato a vedere meglio e ad ascoltare di più le persone.
Condividere il cammino dell’annuncio con una comunità di sacerdoti e laici insieme, ciascuno con il proprio dono, nella preghiera condivisa, ascoltare e ricercare la sua volontà di salvezza verso ogni uomo è festa di Cielo, è comunione piena nello Spirito Santo per conformarsi in tutto a Cristo, offrendo se stessi insieme in sacrificio di soave odore.
Nella preghiera dell’Eucaristia si impara a vivere come Gesù ci ha insegnato, a portare nel nostro cuore i suoi sentimenti. Il confine verso il mondo della missione si è aperto ed esteso, ha proprio varcato i confini da me mai immaginati. “Annunciare fino ai confini della terra” si è fatto compito davvero affascinante e sorprendente. Visitare i nostri missionari, incontrare vescovi e pastori dal cuore grande, in terre a me lontane geograficamente e per cultura, a volte fa proprio mancare il respiro e l’esperienza di sentirsi piccoli è evidente. Ma posso dire, attraverso l’incontro di missionari consacrati e laici, di avere ancora una volta ricevuto una moltiplicazione del dono di grazia che viene dallo Spirito Santo. Egli ci precede e accompagna in ogni vocazione, in ogni stato di vita, in ognuno di noi mediante il dono del battesimo.
In questi ultimi anni il Signore mi ha chiamato a vivere una nuova riflessione con sacerdoti e laici della Diocesi: collaboratori per la gioia della Chiesa. Pregare, confrontarsi, riflettere come oggi possa meglio la chiesa annunciare l’amore di Dio verso l’uomo seguendo l’esempio di Gesù. Assumere una nuova postura come chiesa che continua, sospinta dallo Spirito, ad interrogarsi e aprirsi per annunciare creativamente il vangelo di Cristo, speranza per ogni uomo. Anche qui il Signore della comunione mi ha condotto e arricchito di incontri, con riflessioni e profondi confronti con i collaboratori della Casa di Curia e con i vescovi Massimo prima, e Giacomo ora.
Sono grato al Signore per la sua bontà, per la sua misericordia con cui mi accoglie, perdona e sostiene.
Posso dire con le parole di papa Francesco che “il Signore custodisce la fiamma del suo amore in noi e tiene acceso il fuoco aspettandoci sulla riva del lago con già il pesce pronto, invitandoci a mangiare, a nutrirci fraternamente della comunione con Lui, insieme ai fratelli, vero riposo e ristoro dell’anima”.
Viviamo ogni Eucaristia con questa certezza e apertura, con fiducia nella sua chiamata che ci fa sconfinare, allarga i nostri orizzonti e apre le nostre idee. Così diceva don Margini parlando della celebrazione eucaristica:
“Mentre si offre a Dio il pane e il vino, offrite le vostre aspirazioni, i vostri dolori, le vostre generose prese di posizione, offrite tutto con amore, con tanto amore. L’educazione al dono vince le nostre pretese, i nostri nervosismi. L’egoismo ci porta a non vedere il dono, il valore dell’offerta.
Proponiamoci quindi prontezza e totalità, gioia.
La scrittura ci ricorda: “Io amo chi dona volentieri”.” DPM La messa
Anche noi insieme, come Maria, offriamoci con fede e generosità al Signore partecipando a questa Eucaristia, ed io prego che ognuno di voi abbia la gioia di sentirsi guidato dalla fiamma del Suo amore accesa nei vostri cuori.
Grazie ad ognuno di voi per l’esempio e la testimonianza che mi avete donato e per l’affetto con cui mi avete sostenuto.
Grazie al movimento, al movGiovani e alle comunità di famiglie che mi hanno educato ad una vera reciprocità tra le vocazioni e a rimanere lieti vicino a Gesù nella fedeltà alla propria vocazione.
Grazie ai miei genitori e alle famiglie dei miei fratelli che con discrezione e fedeltà mi sono stati vicini.
Grazie agli amici sacerdoti, in particolare quelli della comunità “Gesù Sacerdote”: senza la loro presenza e la loro amicizia libera e audace non sarebbe così ricca la mia vita dei doni di Dio.